lunedì 28 dicembre 2009
SORVOLI AEREI e SICUREZZA: melius abundare quam deficere
Un vecchio comunicato stampa - giugno 2009 - "piomba" sul Messaggero Veneto il giorno 27 dicembre: il problema è ancora attuale, e, nel merito, l'Amministrazione comunale è ancora pericolosamente latitante
mercoledì 23 dicembre 2009
martedì 22 dicembre 2009
Let is snow! Let is snow! Let is snow!
foto (F.B.) - Domenica 20.12.2009
Emergenza neve: «Piano lacunoso» |
TURRIACO. «Invece di inutili dispute paracampanilistiche tra municipalità sarebbe forse più utile pensare a servizi alla collettività veramente efficaci ed efficienti. Invece spesso si assiste al contrario. Un caso su tutti? L’assenza di un piano neve su base mandamentale, o quanto meno intermunicipale». |
domenica 20 dicembre 2009
Let is snow! Let is snow! Let is snow!
sabato 19 dicembre 2009
I soliti campanili? Tra polemiche e provocazioni:prove pratiche de "IL NULLA".
Rassegna stampa sulla "BISIACHEIDE 2009" tratta da IL PICCOLO.
- IL SEGRETARIO LOCALE CONDIVIDE LA PROPOSTA DEL SANCANZIANESE MININ
De Faveri al circolo Brandl: «Non vedo difficoltà storico-culturali»
TURRIACO Fusione tra San Canzian e Turriaco? La proposta del segretario del Pd di San Canzian, Stefano Minin, non ha trovato molti consensi tra i turriachesi. E se l’iniziativa di Minin risponde a logiche economiche (i tagli agli enti pubblici dovuti alla crisi economica), la risposta dei residenti di Turriaco è basata più che altro su rivalità campanilistiche o diversità storico-culturali. A sostegno della proposta di Minin arriva ora Carla De Faveri, segretario del circolo Pd di Turriaco, secondo la quale, usando i termini dello studio interdisciplinare di Oscar Dell’Oro, la fusione si configura “fra esigenza razionale e resistenza irrazionale”
«Il rilancio del dibattito sulla opportunità di pervenire ad una fusione comunale tra piccole realtà della Bisiacaria - afferma De Faveri - trova la sua origine nella sempre maggiore criticità attraversata proprio dalle amministrazioni locali di più piccola entità, costantemente alle prese con difficoltà di tipo economico dovute a una politica di tagli, acutizzata dalla recessione economica che, se da un lato limita ulteriormente le entrate, dall’altro accresce la domanda di servizi di qualità. Nel processo di efficientamento della pubblica amministrazione i comuni del Monfalconese hanno seguito in questi anni vari percorsi: dalla stagione dei consorzi che ha permesso la realizzazione di servizi fondamentali, al progetto di città mandamento che, evidentemente, non ha dato i frutti sperati». Anche per Carla De Faveri, la proposta di fusione deriva dalla difficoltà che hanno gli amministratori nel contenere la spesa pubblica e la razionalizzazione delle risorse.
«È evidente - sottolinea il segretario Pd di Turriaco - che un passaggio di questo genere deve essere opportunamente valutato e condiviso dai cittadini e che, soprattutto, non va assolutamente recepito quale affossamento dello spirito democratico locale, bensì come strumento per dar vita, con la gradualità necessaria, ad un ente che disponga dei mezzi economici e delle risorse umane idonei a corrispondere ai bisogni della popolazione. Naturalmente il senso di appartenenza a una comunità, che nel caso di Turriaco compirà nel 2010 ben 160 anni di autonomia comunale, è piuttosto forte nei residenti “storici” ma rivalità campanilistiche con i comuni limitrofi sono per lo più limitati ad aspetti folcloristici o sportivi che hanno poco a che spartire con i costi della burocrazia e con i compiti che la politica deve affrontare».
Una stoccata Carla De Faveri la riserva al Circolo Brandl: « Non è certamente solo in termini economici che si deve ragionare, ma appare quanto meno singolare che sia proprio questa associazione a vedere delle diversità storico-culturali tali da poter costituire una oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra due comuni, come se la tanto decantata valorizzazione delle tradizioni bisiache non fosse già un’attestazione di una realtà sovra comunale e come se non fosse proprio compito della cultura lavorare per l’abbattimento delle barriere. Credo, anzi, che proprio quest’ultimo settore, da sempre sacrificato nella ripartizione dei fondi dalle amministrazioni comunali potrebbe per primo trarre vantaggi da una ottimizzazione e condivisione delle risorse». (fe.vi.)
- «Questione politica l'unione Turriaco-San Canzian»
TURRIACO Pronta risposta del circolo Eugenio Brandl alle dichiarazioni di Carla De Faveri, segretario Pd di Turriaco. De Faveri aveva condiviso la proposta del sancanzianese Minin sulla possibile fusione dei due Comuni. Aggiungendo: non vedo alcuna difficoltà storico-culturale che impedisca l’unione, a differenza invece di quanto ha affermato il Brandl. «A proposito dell’eventuale fusione tra le comunità di Turriaco e San Canzian - afferma ora Elisa Baldo, presidente del Brandl - ricordo che è proprio il nostro Circolo a proporre ormai da quindici anni il Calandario dei paesi bisiachi e che le collaborazioni con le realtà di Pieris, San Canzian e Begliano nello specifico sono sempre state attive e proficue, tanto da averci portati, anche recentemente, a discutere con la Società archeologica Isontina, e nello specifico con il suo presidente, di una necessaria, quanto voluta collaborazione tra le nostre realtà per proposte future». «Mi preme sottolineare - afferma ancora Elisa Baldo - come nella nostra dichiarazione si sia parlato di “lievi differenze” che non precludono affatto un’apertura culturale tra le realtà, per altro già attiva da diversi anni proprio anche tramite la nostra associazione. Non è stato mai affermato che esistono delle diversità storico culturali tali da poter costituire un’oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra i due comuni. Non spetta comunque a noi, associazione apolitica e apartitica, giudicare o stabilire qualcosa, si sta parlando di una questione che non è partita dalla cultura, bensì dalla politica e da logiche economiche e amministrative: a esse vada dunque il compito di portare eventualmente avanti una discussione in merito che dovrà in ogni caso tener conto che il senso di appartenenza alla cultura bisiaca è fatta anche di un sano campanilismo dal quale non si può prescindere».
- IN BISIACARIA NON È LA POLITICA AD ACCENDERE LE RIVALITÀ
A separare Pieris e Turriaco c’era una ferrovia (ora bypassata da un sottopasso) e c’è il cimitero. La strada si può fare tranquillamente a piedi, trecento metri o forse qualcosa di più. Quanto basta però a trasformare il dialetto bisiác: strascicato e cantilenoso a Pieris, secco e ”nervoso” a Turriaco. I termini, certo, sono gli stessi ma la parlata è tutt’altra. Entrambi i paesi si contendono la palma di ”cuore” della Bisiacaria. Per molti pierissini doc, dire ”quel al xe de Turiác” significa dargli dell’extracomunitario. Per i turriachesi, quelli di Pieris sono paesani, non hanno nemmeno un sindaco... Difficile davvero pensare che Turriaco possa rinunciare a ciò che distingue un paese, sia pure di duemila anime, da una delle tante ”borgate” che compongono il Comune di San Canzian d’Isonzo. E la politica nonc’entra, sia chiaro, visto che la sinistra la fa da padrona da sempre in Bisiacaria, sia pure con qualche occasionale defezione.
Il muro lo alzano le tradizioni, il dialetto appunto. E il calcio. Qui non ci sono dubbi: la capitale riconosciuta è Pieris che ha dato al calcio nazionale giocatori del calibro di Tortul, Spanghero, Bean. E Capello naturalmente. Ma i derby della Bisiacaria sono la vera rappresentazione della rivalità paesana. Il più acceso è il ”derby del canalòn” tra Begliano e Turriaco. Duecento metri di strada e un canale a dividere due comunità che, in quell’occasione, diventano tifoserie accanite capaci di inventarsi battute che fanno ridere quelle di ”Striscia”. La logica forse potrebbe indurre a rendere scontata l’annessione di Turriaco alla ”grande” San Canzian. Ma andatelo a dire ai turriachesi. (f.m.)
- «San Canzian e Turriaco, un solo Comune»
di ELISA COLONI SAN CANZIAN Rinunciare a un pizzico della propria identità per risolvere una marea di problemi concreti, dettati dalla crisi economica e dalla costante difficoltà per i piccoli Comuni, sempre più squattrinati, a offrire buoni servizi alla cittadinanza. È questa la filosofia alla base della proposta anti-crisi del Pd di San Canzian d’Isonzo: fondere due Comuni, San Canzian e Turriaco, in un’unica realtà. Un’idea che probabilmente farà strabuzzare gli occhi a più di qualcuno nel mandamento, ma che potrebbe anche incassare il sostegno di qualche amministratore bisiaco. Come si arriverebbe, nella pratica, alla fusione? Semplice: con un referendum popolare, così come avvenuto in altre realtà, come Campolongo e Tapogliano, in Friuli. Il segretario del Pd di San Canzian Stefano Minin spiega: «Siamo di fronte a una crisi economica che impone tagli considerevoli ai trasferimenti agli enti locali. E le ridotte dimensioni delle nostre comunità spesso non permettono quelle economicità di scala e quegli investimenti necessari per garantire prestazioni complesse a favore dei cittadini . Quindi la politica deve pensare a soluzioni originali per continuare a garantiere il medesimo livello di servizio, senza aumentare le tasse». Da qui la proposta: «Progetti come città mandamento non hanno saputo fornire soluzioni adeguate. Io credo, quindi, che si possa immaginare una fusione tra Comuni. L’identità sociale, culturale, linguistica di San Canzian d’Isonzo e Turriaco sono praticamente le stesse. I bambini condivido lo stesso percorso scolastico ed esistono associazioni intercomunali. La politica non deve aver paura di assecondare un processo volto a ridurre i costi amministrativi e della politica. Ovviamente andrebbe apeto un ampio dibattito tra le forze politiche e le comunità. È tempo di pensare al nostro futuro senza pregiudizi e confermare quello spitiro innovativo e di solidarietà che i bisiachi hanno saputo spesso mettere in campo». Ma se dal Pd arriva questo appello all’unità bisiaca per fronteggiare la crisi, cosa ne pensano quella realtà culturali che, il bisiaco, ce l’hanno nel dna? Il Circolo culturale ricreativo don Eugenio Brandl non sbatte la porta in faccia alla proposta, ma avanza qualche dubbio. «I due Comuni sono sì, vicini geograficamente, ma diversi dal punto di vista culturale e storico - spiega l’associazione -. Ci sono eventi e sodalizi comuni, ma di fatto i due paesi hanno ricchissimi universi associativi autonomi. Certo, siamo tutti e due Comuni bisiachi, e con ottimi rapporti su tutti i fronti, ma delle lievi differenze esistono. Pensiamo ad esempio al fatto che San Canzian è una realtà già molto frammentata, con numerose frazioni all’interno; noi, invece, siamo soli e compatti. E poi pensiamo alle radici stori: San Canzian ha subito profondamente gli influssi di Aquileia e della romanità, mentre noi no. La proposta andrebbe sicuramente valutata, ma non sono sicura che ai residenti dei due Comuni l’idea piacerebbe». Sull’argomento, nemmeno sui possibili risvolti culturali e sociali del progetto, non vuole invece esprimersi l’Associazione bisiaca. Il suo presidente Mauro Casasola dribbla i commenti e si limita a dire che «l’associazione è apolitica e non entra nel merito della questione».
venerdì 18 dicembre 2009
L'in house e l'antitrust.
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Il disegno di legge del regolamento attuativo del comma 10, art. 23, D.L. n. 112/2008, prevede il controllo dell'Antitrust nella prosecuzione della gestione in house e bandi di gara più concorrenziali possibili. |
Il regolamento in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, attuativo della delega di cui al comma 10, art. 23, D.L. 112/2008, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri in prima lettura, deve essere ora approvato dalla Conferenza Unificata, dal Consiglio di Stato ed infine dalle Commissioni parlamentari. Il provvedimento al momento dispone la richiesta di un parere obbligatorio all'Antitrust per la continuazione della gestione in house in due ipotesi: se il valore economico del servizio supera i 200.000 € o se, a prescindere dal valore economico, il servizio riguardi un'utenza superiore a 50.000 unità. L'Antitrust dovrà verificare che la società in house abbia i bilanci in utile, che reinvesta più dell'80% degli utili nel servizio di cui ha la gestione, applichi una tariffa più bassa di quella esistente sul libero mercato e raggiunga costi medi annui operativi che abbiano una incidenza sulla tariffa applicata che risulti inferiore alla media del settore di riferimento. La società in house, inoltre, nell'affidamento dei contratti sa terzi devono applicare il Codice dei contratti pubblici. Il Ministro Fitto ha sottolineato l'importanza delle norme sull'incompatibilità e sui divieti alla nomina di amministratore delle società di gestione. In merito alle gare, la regola generale sarà l'affidamento con gara cui potranno partecipare anche le società straniere a condizione di reciprocità ed i bandi dovranno favorire la più ampia partecipazione possibile dei concorrenti. |
giovedì 17 dicembre 2009
All'acqua serve un'Authority indipendente
da SOLE 24 ORE Le imprese di gestione del servizio idrico, nei prossimi due anni, dovranno garantire l'accesso a capitali privati per non decadere dal relativo affidamento a seguito della riforma dei servizi pubblici. |
Attualmente la regolazione del servizio idrico è debole in quanto le Ato, autorità preposte al controllo dei gestori, sono politicizzate, provenendo le loro nomine ed alcune funzioni direttamente dai livelli politici. E' necessario per rinforzare le inefficienze del servizio il mantenimento delle Ato perché svolgono funzioni fondamentali ma occorre anche un rafforzamento della legislazione nazionale. In particolare tre sono le alternative: estendere al settore idrico le competenze dell'Autorità per l'energia elettrica, rafforzare l'attuale commissione di vigilanza del Ministero dell'Ambiente, creare un'Autorità indipendente di settore. Quest'ultima appare la scelta più auspicabile. L'Authority, infatti, sarebbe più specializzata nella regolazione del monopolio e svolgerebbe un miglior controllo. Il settore idrico, inoltre, ha delle caratteristiche esclusive rispetto agli altri servizi pubblici locali con particolare riferimento agli effetti ambientali e sociali; i cittadini ed i gestori potranno essere tutelati in modo efficace solo da una contestuale maggiore liberalizzazione e da una regolazione indipendente sui due livelli nazionale e locale. |
mercoledì 16 dicembre 2009
La comunicazione.
lunedì 14 dicembre 2009
Politici e ipocriti di palazzo
Gli obbrobi pedonali.
Al Signor
Sindaco di Turriaco
Cordiali saluti.
sabato 12 dicembre 2009
Un occhio sulla sanità locale. I nostri interventi.
Italia dei Valori Turriaco
Oggetto: Proposta ordine del giorno sul Piano socio-sanitario Regionale per il comparto socio-sanitario Isontino.
- Considerato che da parte dei cittadini del mandamento monfalconese sono state lamentate forti criticità nell’accesso ad alcuni servizi dell’ospedale di San Polo e in particolare:
- Per l’esecuzione dei prelievi del sangue dove, dal momento della richiesta di prenotazione/registrazione (elimina-code al CUP) al momento del prelievo passano, di norma, due ore o più;
- Per l’accesso al Pronto Soccorso dove, oltre alle lunghe attese tipiche di quasi tutti i servizi regionali, si è registrata la soppressione dell’auto medicalizzata in alcune giornate;
- Per l’accesso al reparto di medicina, che risulta quasi costantemente sovraffollato, con la conseguenza che spesso alcuni pazienti devono essere sistemati come “fuori reparto” presso altri reparti;
- Il Punto Prelievi - che esegue in media 200 prelievi al giorno con picchi anche di 300 -presenta una costante carenza di personale poichè, per una simile mole di attività, dovrebbero essere aperte almeno sei postazioni ma di norma ne sono aperte tre per carenza di personale. La situazione del centro prelievi è speculare a quella del laboratorio: alla luce del blocco del turn over deciso dalla Regione, il laboratorio rischia di dover ridurre drasticamente l’attività e quindi limitare gli accessi ai prelievi poichè sono in fase di pensionamento due dirigenti e il numero dei tecnici è molto scarso tanto che basta una malattia per mettere in crisi l’attività.
- Il Pronto Soccorso vede in media 26000 casi all’anno e serve un bacino di utenza che è superiore ai residenti del distretto poichè, a una forma consistente di trasfertismo tipica delle realtà industriali, vi si somma la presenza del porto e dell’autostrada nonchè l’attrazione esercitata nei confronti dell’altipiano carsico triestino. Inoltre vi è una maggiore complessità di interventi dovuta sia alla presenza della terapia intensiva sia all’accesso di infortuni quantificabili in più di 2500 all’anno. La dotazione del personale del Pronto Soccorso locale non è parametrizzata sulla base dei dati epidemiologici e del bacino di utenza realmente servito ma sulla base della popolazione residente, così medici ed infermieri sono costretti a turni estenuanti per coprire i quali ultimamente è stato soppresso anche il servizio dell’auto medicalizzata.
- Il Reparto di Medicina è costantemente sovraffollato (nonostante la degenza media sia stata portata, nell’ultimo biennio da 7,7 a 6,9 giorni). Questo fenomeno è legato ad un costante incremento dei numeri dei ricoveri ma è acuito dalla difficoltà dovuta alle dimissioni legate alla presenza di una quota significativa di ”casi sociali” che non trovano spazio in strutture territoriali. La Casa di Riposo di Monfalcone conta infatti 135 persone in attesa(di cui circa la metà ospitate in altre strutture) così come l’assistenza domiciliare d’ambito presenta una lista d’attesa, fenomeno al quale ha conribuito il venir meno dei fondi derivanti dalla L.328 e i tagli regionali al fondo per l’autonomia possibile. La Medicina è inoltre costretta ad ospitare coloro che attendono l’ingresso in RSA, anche questa costantemente satura.
La saturazione dei reparti crea a sua volta difficoltà al Pronto Soccorso che si trova nella condizione di occupare i pochi posti di degenza temporanea ivi presenti con pazienti che non trovano accesso diretto nei reparti di destinazione.
- Il non finanziamento per il trasferimento di Medicina Nucleare al S.Giovanni di Dio. Stop alla trombolisi a Gorizia, l’eleminazione delle degenze in anestesia, rianimazione e cardiologia, in entrambi i Nosocomi.
- La risonanza magnetica andrà ad esaurimento, quando l’attuale macchinario smetterà di funzionare, non verrà sostituito.
- E’ previsto l’incremento del Week Hospital, con pazienti mandati a casa nel fine settimana, senza però prevedere un potenziamento dell’assisenza a domicilio.
Alla luce di queste palesi emergenze ed evidenze
Il Consiglio Comunale
si pronuncia
affinché l’assessore regionale alla Sanità valuti lo stato dei servizi del Monfalconese e del Goriziano che presentano carenze di personale sanitario e strutturali non riscontrabili in altre realtà regionali e metta in atto tutte le misure necessarie per porvi rimedio.
Inoltre ritiene
che l’impostazione complessiva del piano sanitario vada modificata perchè carica di effetti negativi per il futuro e per l’ambito territoriale di riferimento.
Il presente ordine del giorno viene inviato altresì al Presidente della Giunta Regionale, ai Consiglieri regionali eletti nella Provincia di Goizia e a tutti i Consiglieri della III^Commissione Consiliare Regionale.
venerdì 11 dicembre 2009
A tutto gas!
giovedì 10 dicembre 2009
Il circolo CITTA' COMUNE.
Anche, in sintesi, per i suddetti motivi:
1. la città comune non esiste e mai esisterà: non ha alcuna evidenza giuridica e pratica. Monfalcone, Staranzano e Ronchi dei Legionari - è assodato - non potranno mai unirsi. Solo chi non conosce la specificità territoriale del basso isontino può inventarsi, e proporre, una simile forzatura come possibile vacuo contenitore.
2. il nomen è identico a quello di una già nota lista civica monfalconese e quindi getta sicura confusione nell'elettorato, che potrebbe considerare il circolo appendice di detta lista civica o viceversa.
3. perché, per IDV Turriaco, democrazia è partecipazione. Quindi non ci possono essere processi organizzativi interni, discussi ed approvati, senza il coinvolgimento di TUTTI gli iscritti che quindi devono poter partecipare fattivamente alle scelte del partito se previamente informati e documentati.
4. perchè IDV Turriaco riconosce le persone per quello che sono e per l'apporto contributivo all'azione ed ideali del partito: non per le patacche che ognuno porta sulle spalline o per ridicolizzabili processi di autolegittimazione.
5. perchè IDV Turriaco s'ispira nella propria azione allo statuto del partito e ne riconosce i valori e principi fondanti. Critica decisamente ogni forma di arrogante decisione calata dall'alto che nasce da procedure di non condivisione partecipata.
6. perchè IDV Turriaco riconosce le decisioni del Direttivo provinciale, le applica e quindi le rispetta. Il Direttivo aveva deciso all'unanimità di costituire il circolo mandamentale (9 comuni, e ciò aveva un senso) con modalità ben precise. E' incomprensibile ad oggi una virata verso soluzioni che appaiono ampiamente slegate dal territorio e fuori dalle regole di democrazia.
"Ai posteri l'ardua sentenza"
venerdì 4 dicembre 2009
I vizi degli italiani smascherati dagli "ermellini"
giovedì 3 dicembre 2009
Sorvoli aerei & c. La nostra opinione.
L’Idv: Turriaco applichi le norme di sicurezza sui sorvoli aerei
TURRIACO L’Italia dei Valori di Turriaco si schiera apertamente contro i sorvoli aerei, problema tornato d’attualità in questi giorni. La posizione dell’Idv rimane sempre la stessa: il partito di Antonio Di Pietro sostiene che, a vari livelli, si stia facendo troppo poco e con poca incisività.
Prova ne è il sorvolo a bassa quota del 23 novembre che ha destato molta preoccupazione nei cittadino. «I turriachesi rabbrividiscono al pensiero che un velivolo possa precipitare sull'abitato, e le vicende dei giorni scorsi di Pisa non fanno che alimentare tale preoccupazione». Lo afferma Pier Ugo Candido, capogruppo dell’ Idv in consiglio comunale.
«Turriaco, come Comune, - afferma Candido - è inadempiente col piano del rischio: quindi è inutile che si metta col naso all'insù a vedere cosa fa questo o quell'altro aeromobile mentre sul suo territorio non applica le norme specificatamente rivolte alla sicurezza dell'abitato e abitanti». Per il consigliere di minoranza resta ancora aperto il problema dell'inquinamento acustico e ambientale di cui nessuno parla.
«Pare si voglia perseguire una logica "dello spezzatino" - sottolinea Candido - : cioè si trattano, senza risolverle, singole tematiche che non vengono messe in collegamento tra loro con l'unico obiettivo di dire, magari in campagna elettorale, che qualcosa s'è fatto, mentre realmente non s'è fatto niente».
L'Italia dei Valori seguirà il problema dei sorvoli che fanno capo all’aeroporto di Ronchi finché non si avranno tangibili azioni e misure di salvaguardia per i cittadini. (el. ba.)