domenica 25 agosto 2013

DifferenziaMOCI!

L'indecoroso spettacolo delle "immondizie" stradali.

Per tutti coloro che hanno a cuore la salute dell’ambiente la raccolta differenziata rappresenta una delle principali iniziative pubbliche volte a favorire il recupero di materia ed energia dai rifiuti e, per questo, i servizi di raccolta differenziata sono destinati a ricoprire una quota sempre più importante dei servizi comunali di gestione dei rifiuti. A Turriaco sono gestiti, in appalto, da AmbienteNewco. Con l'attuale sistema spesso i cittadini si vedono costretti a vere e proprie impegnative attività di smistamento rifiuti all'interno delle proprie abitazioni: non tutti hanno congrui spazi idonei per la differenziazione "dell'umido". Soprattutto in questi periodi estivi emergono rilevanti problemi di compatibilità ambientale all’interno delle civili residenze. Per non dire del fatto che i sacchetti della “differenziata” stazionano per lunghi periodi, e pericolosamente, sui marciapiedi, o a bordo strada, offrendo un indecoroso spettacolo di inciviltà che confligge apertamente con lo scopo utilitaristico del sistema differenziale di raccolta inerti. E' proprio per questo che, per facilitare l'attività di raccolta differenziata da parte dei cittadini, quella porta a porta, è da sempre che propongo, come in uso in amministrazioni più evolute e attente, stazioni di raccolta stradale o cassonetti di prossimità, con una chiave di chiusura assegnata a singoli cittadini o gruppi civici di raccolta (condomini). In tali punti potrebbero trovare conferimento carta e cartone, vetro, plastica e lattine, frazione organica, rifiuti generici. Ricordo ancora che, ad oggi, i contribuenti non hanno beneficiato di nessuno “sconto” tariffario nonostante la grande percentuale di differenziazione ottenuta.
Eppoi. Come in Emilia-Romagna si potrebbe adottare, nell'isontino, il progetto europeo RAEE, ideato per favorire la tracciabilità dei rifiuti e segno tangibile di un passo in più nell’ambito della raccolta differenziata. Il sistema a regime dovrebbe consentire di identificare i cittadini più virtuosi, premiarli con sconti e agevolazioni sulle tariffe di igiene a
mbientale e determinare le abitudini dei consumatori.

sabato 24 agosto 2013

Anziani, malati cronici e non autosufficienti: istituzionalmente dimenticati?

Anziani,malati cronici e non autosufficienti:istituzionalmente dimenticati?

C’è un rapporto del CEIS - Center for Economic and International studies di Tor Vergata - che attesta: “L’1,3% di impoverimento è causato da bisogni di salute. In altri termini la salute provoca un aumento di circa il 10% di poveri effettivi… L’anzianità è un catalizzatore potente della fragilità: oltre il 60% delle famiglie impoverite contiene anziani”.
Non è una novità che un rilevante numero di famiglie italiane finisce sotto la soglia di povertà, a cagione del rilevante sostegno economico del proprio anziano cronico o persona con disabilità grave. Questi dati chiaramente espongono l’allarmante carenza di servizi gratuiti per la cura e assistenza di anziani malati cronici non autosufficienti. La famiglia, il cui ruolo è determinante in termini di affetto e accudienza, si trova, oramai, troppo spesso nella situazione, non idonea e legittima, di esercizio di attività surrogatoria di quella del servizio sanitario nazionale, e regionale. 
Finita la fase dell’acuzie, in cui il paziente (fin troppo paziente) è curato e assistito dalle strutture ospedaliere del SSN/SSR, il curato viene spesso dimesso con “velocità” per essere affidato al sistema territoriale.
E,qui,si assiste al black out operativo.
Con certa ricorrenza non c’è collegamento tra reparto dimettente, famiglia, e territorio.
Le dimissioni non sempre sono programmate, condivise coi familiari, e “protette”, nel senso di assicurare al soggetto bisognoso il massimo di protezione curativa e assistenziale.
Ricordo che è istituzionale l’obbligo, per l’Azienda sanitaria e il servizio sociale del co mune di residenza, di garantire la continuità assistenziale,con adeguata assistenza domiciliare, fornitura dei necessitati ausili, e supporto curativo/assistenziale.
Ritengo prioritaria la salvaguardia a domicilio della persona anziana, e non autosufficiente, dopo il ricovero ospedaliero.
Scientificamente è provato che la permanenza al proprio domicilio può rappresentare la scelta maggiormente rispettosa dei suoi bisogni e desideri. Questo contesto va difeso e “messo in sicurezza” ad opera delle Istituzioni competenti. Predisporre attività sanitarie, e correlate, in regime territoriale, implementando i servizi con idoneo personale e risorse finanziarie (quelle che si dovrebbero liberare dalla sempre più limitata ospedalizzazione), unendole a un contesto familiare sereno, a buone relazioni e sostenuti affetti,nel quale l’anziano si identifica, può essere un potente stimolo alle capacità di pensiero, di azione e di autonomia, qualora siano ancora, almeno parzialmente, presenti. Mi sembra, quindi, necessario ribadire che, al di là degli incentivi economici, la cura a domicilio della persona, malata cronica e non autosufficiente, è un diritto, e non una mera concessione: questa cura è dovuta. Le Istituzioni se lo sono dimenticato?