mercoledì 26 maggio 2010
Concorrenza..... leale
martedì 23 marzo 2010
L'acqua è nostra: difendiamola

Insieme, donne e uomini appartenenti a comitati territoriali e associazioni, forze culturali e religiose, sindacali e politiche, abbiamo contrastato i processi di privatizzazione del servizio idrico portati avanti in questi anni dalle politiche governative e in tutti i territori.
Insieme abbiamo costituito il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e raccolto più di 400.000 firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua.
Mentre la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare giace nei cassetti delle commissioni parlamentari, l’attuale Governo ha impresso un’ulteriore pesante accelerazione, approvando, nonostante l’indignazione generale, leggi che consegnano l’acqua ai privati e alle multinazionali (art. 23bis, integrato dall’ art. 15-decreto Ronchi).
Non abbiamo alcuna intenzione di permetterglielo.
La nostra esperienza collettiva, plurale e partecipativa è il segno più evidente di una realtà vasta e diffusa, di un movimento vero e radicato nei territori, che ha costruito consapevolezza collettiva e capacità di mobilitazione, sensibilizzazione sociale e proposte alternative.
Chiamiamo tutte e tutti ad una manifestazione nazionale a Roma sabato 20 marzo, per bloccare le politiche di privatizzazione della gestoione dell’acqua, per riaffermarne il valore di bene comune e diritto umano universale, per rivendicarne una gestione pubblica e partecipativa, per chiedere l’approvazione della nostra legge d’iniziativa popolare, per dire tutte e tutti assieme “L’acqua fuori dal mercato!”.
Nella nostra esperienza di movimenti per l’acqua, ci siamo sempre mossi con la consapevolezza che quanto si vuole imporre sull’acqua e in ciascun territorio è solo un tassello di un quadro molto più ampio che riguarda tutti i beni comuni, attraversa l’intero pianeta e vuol mettere sul mercato la vita delle persone.
La perdurante crisi economica, occupazionale, ambientale, alimentare e di democrazia, è la testimonianza dell’insostenibilità dell’attuale modello di produzione, consumi e vita.
Il recente fallimento del summit ONU di Copenaghen è solo l’ultimo esempio dell’inadeguatezza delle politiche liberiste e mercantili, incapaci di rispondere ai diritti e ai bisogni dell’umanità.
Se il mercato ha prodotto l’esasperazione delle diseguaglianze sociali, la cronicità della devastazione ambientale e climatica, la drammaticità di grandi migrazioni di massa, non può essere lo stesso mercato a porvi rimedio.
Analogamente alle battaglie sull’acqua, in questi anni e in moltissimi territori, sono nate decine di altre resistenze in difesa dei beni comuni.
Significative mobilitazioni popolari, capaci di proposte alternative nel segno della democrazia condivisa, stanno tenacemente contrastando la politica delle “grandi opere” devastatrici dei territori, una gestione dei rifiuti legata al business dell’incenerimento, un modello energetico dissipatorio e autoritario, basato su impianti nocivi ed ora anche sul nucleare.
Rappresentano esperienze, culture e storie anche molto diverse fra loro, ma ugualmente accomunate dalla voglia di trasformare questo insostenibile modello sociale, difendendo i beni comuni contro la mercificazione, il lavoro contro la sua riduzione a costo, la salute contro tutte le nocività, i territori contro le devastazioni ambientali.
Chiamiamo tutte queste realtà a costruire assieme la manifestazione nazionale di sabato 20 marzo.
Ciascuna con la propria esperienza e specificità, ciascuna con la propria ricchezza e capacità.
Pensiamo che la manifestazione, oltre ad essere un importante ed unificante momento di lotta, ponga con intelligenza e determinazione la questione della democrazia partecipativa, ovvero l’inalienabile diritto di tutte/i a decidere e a partecipare alla gestione dell’acqua e dei beni comuni, del territorio e dell’energia, della salute e del benessere sociale.
Consapevoli delle nostre differenze, accomunati dal medesimo desiderio di un altro mondo possibile.
FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA
giovedì 17 dicembre 2009
All'acqua serve un'Authority indipendente

da SOLE 24 ORE Le imprese di gestione del servizio idrico, nei prossimi due anni, dovranno garantire l'accesso a capitali privati per non decadere dal relativo affidamento a seguito della riforma dei servizi pubblici. |
Attualmente la regolazione del servizio idrico è debole in quanto le Ato, autorità preposte al controllo dei gestori, sono politicizzate, provenendo le loro nomine ed alcune funzioni direttamente dai livelli politici. E' necessario per rinforzare le inefficienze del servizio il mantenimento delle Ato perché svolgono funzioni fondamentali ma occorre anche un rafforzamento della legislazione nazionale. In particolare tre sono le alternative: estendere al settore idrico le competenze dell'Autorità per l'energia elettrica, rafforzare l'attuale commissione di vigilanza del Ministero dell'Ambiente, creare un'Autorità indipendente di settore. Quest'ultima appare la scelta più auspicabile. L'Authority, infatti, sarebbe più specializzata nella regolazione del monopolio e svolgerebbe un miglior controllo. Il settore idrico, inoltre, ha delle caratteristiche esclusive rispetto agli altri servizi pubblici locali con particolare riferimento agli effetti ambientali e sociali; i cittadini ed i gestori potranno essere tutelati in modo efficace solo da una contestuale maggiore liberalizzazione e da una regolazione indipendente sui due livelli nazionale e locale. |
martedì 3 novembre 2009
giovedì 17 settembre 2009
L'acqua è un bene pubblico! Ciò è chiaro a tutti in provincia di Gorizia?

La 133 non fa altro che convertire in legge il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112.
2- Ma allora cosa dice questo d.l. n°112?
La 112 "reca disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria".
Nel nostro caso - acqua pubblica & sua dismissione - ci interessa specificatemante l'articolo 23 bis, che prevede il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara entro il 31/12/2010.
3- Cosa succederà esattamente il 31/12/2010?
Entro quella data tutte le concessioni che non rispettano il criterio della gara pubblica cesseranno. Questo darà la possibilità ai privati di mettere le mani sulla gestione dei servizi idrici locali.
4- La privatizzazione converrà al cittadino?
Assolutamente no. Il motivo è semplice, mentre un Ente pubblico si muove nell’ambito del diritto pubblico, una SpA, anche se a totale capitale pubblico, rientra in quello del diritto privato. E' bene precisare che stare nell’ambito del diritto pubblico o in quello del diritto privato non è assolutamente la stessa cosa in termini di conseguenze per chi usufruisce del servizio: essere azienda di diritto privato significa dover rispondere all’obiettivo di produrre utili, mentre un Ente pubblico assume come vincolo il pareggio di bilancio.
5- Ci sono già stati aumenti delle tariffe in seguito a privatizzazioni della gestione del SII (sistema idrico integrato)?
Ebbene sì, l'esempio più eclatante è la Toscana, regione in cui numerosi comuni hanno affidato la gestione del SII a società miste che, puntando all'ottenimento del massimo guadagno, hanno aumentato le tariffe, diminuito la manutenzione e ridotto gli organici. Il risultato è che tra le prime 3 città per le bollette più care, 2 sono toscane (Arezzo e Prato, come riporta l'articolo uscito in data 15/11/2008 sul Nuovo Corriere di Prato "A Prato non c'è il mare, ma l'acqua è salata").
6- Quindi porsi contro la privatizzazione è solo per motivi economici?
No. L'acqua è un bene primario, essenziale per la vita degli individui e degli ecosistemi. L’acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell’umanità, un bene pubblico che appartiene a tutti, non una fonte di ricchezza per imprenditori e società. Dal nostro punto di vista tutto ciò è inaccettabile.
7- Come impedire questo processo?
Nell'unico modo possibile, cioè modificando lo statuto comunale. L'obiettivo è presentare in comune una proposta di delibera in cui si chiede di riconoscere che la gestione del servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Questa definizione è pienamente legittima, in quanto l’Unione Europea demanda ai singoli Stati membri il fatto di definire quali siano i servizi a rilevanza economica e quali privi di rilevanza economica e la normativa del nostro Paese non si è mai pronunciata esplicitamente in questa direzione. Con tale operazione, il Comune avrà la potestà di decidere quale forma gestionale intenderà adottare per la gestione del servizio idrico in quanto servizio privo di rilevanza economica, e, quindi, scegliere di affidarlo direttamente ad un’Azienda da esso costituita. Infatti, con la sentenza n. 272 del 27 luglio 2004 la Corte Costituzionale è intervenuta nell’ambito della normativa che disciplina i servizi pubblici locali. Secondo la Sentenza citata, infatti, “il titolo di legittimazione per gli interventi del legislatore statale costituito dalla tutela della concorrenza non è applicabile a questo tipo di servizi, proprio perché in riferimento ad essi non esiste un mercato concorrenziale”.
Il legislatore statale, quindi, in materia di servizi può legiferare soltanto in riferimento al tema della “tutela della concorrenza”, tutto il resto è demandato al livello locale.