mercoledì 30 gennaio 2013

Salviamo l'ISONTINO dai politici?


·         Salviamo l'ISONTINO dai politici?
 
Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Gorizia fa bene a rappresentare la propria tenacia affinché il Tribunale isontino non venga dismesso ad opera di irrazionali provvedimenti legislativi o ministeriali. Irrazionali perché slegati dal contesto sociale, economico e territoriale, in senso lato, cui afferisce il Tribunale con sede nel capoluogo goriziano. Questa è una battaglia che condivido, e già da consigliere comunale di un piccolo comune ho promosso nelle sedi a ciò deputate (vd. anche http://dlturriaco.blogspot.it/2012/10/storie-di-tribunali-gorizia-si-o.html) sensibilizzando anche le istanze politiche superiori. E’ vero, devo dar ragione al Presidente quando, in quel contesto, critica aspramente l'assenza di una classe politica, in specie quella locale (conferenza stampa del 23.1.2013 trasmessa da Telemare il 30.01.2013): anche la mia è rimasta sulla carta e purtroppo, dagli interessati, non ha avuto riscontro.
Ritengo, in questo vigoroso j’accuse, sia doveroso distinguere l’eletto per preferenza, che la politica la vive nel quotidiano, misurando il proprio agire con le sollecitazioni civiche, di cui è attivo collettore, da coloro i quali verrebbero istituzionalizzati, senza grossi sforzi, in virtù di un sistema elettorale fiabesco – il cd. Porcellum – che nessuno ha avuto il coraggio, e la voglia, di cambiare. Ecco allora che un territorio spesso non riesce a esprimere qualitativamente le rappresentanze richieste; per converso è allora preventivabile la circostanza per la quale le problematiche territoriali vengono dimenticate da chi, sostanzialmente eletto per nomina, ne è il massimo rappresentante negli organismi costituzionali elettivi, o, per quanto affermato, per così dire. In questo periodo di campagna “fittiziamente” elettorale vengo “imballati”, per essere spediti a Roma, plurimi impegni, spot, annunci, proclami e promesse, che poi giacciono a magazzino senza che nessuno se ne occupi, una volta eletto. Nei salotti televisivi, e non più nelle piazze, si assiste a vuotatoi di buone intenzioni, che, un secondo dopo, non trovano più riscontro pratico per la soluzione dei problemi reali di un territorio.
Ritornando al merito.
I rilievi mossi dall’Ordine degli Avvocati, ma non solo, sono legittimi e vanno sostenuti, ad ogni livello, perché trattasi del futuro prossimo del tessuto socioeconomico provinciale. Ancorché proiettarsi passivamente verso una dismissione ora del Tribunale, dopo dell’Azienda Sanitaria isontina, e a seguire di altre realtà, si potrebbe ragionare, su questi e altri temi, diversamente: in una regione di un milione, e poco più, di abitanti, è veramente impossibile strutturare, a parità di condizione tra i capoluoghi di provincia, aree omogenee d’intervento che possano prescindere dagli stretti confini provinciali? Si salverebbero così le peculiarità del proprio territorio, quelle oggi paiono così facilmente dismissibili.
Pier Ugo CANDIDO
Diritti e Libertà FVG


martedì 22 gennaio 2013

ACQUA bene pubblico!


Acqua BENE PUBBLICO..... e non privatizziamo le AZIENDE che la gestiscono!
Vi presento una RACCOLTA FIRME promossa dall'EPSU, il sindacato europeo dei servizi pubblici, che sostiene l’iniziativa dei cittadini europei mirando a dichiarare l...’acqua come diritto umano universale per sottrarlo alle logiche di mercato che invece lo vedono come una merce.
Per raggiungere quest’obiettivo è necessario raccogliere almeno 1 milione di firme in almeno 7 paesi europei in un arco di tempo di 1 anno.

La POLVERE che uccide. A2A si ridimensioni nell'inquinamento: attuale e futuro!


Segnaliamo anche un meritorio intervento  - tratto da FACEBOOK - di ALESSANDRO VESCOVINI sempre sul tema della centrale A2A di Monfalcone.
  
Polvere sotto il tappeto


Egregio signor Sindaco ho letto la sua risposta al mio articolo di domenica.
Alle mie assai precise considerazioni, lei ha semplicemente sostenuto che sono disinformato, senza per altro mai entrare nel merito, e nemmeno tanto tra le righe che sono anche un pò isterico.
La ringrazio signor Sindaco per le belle parole, per il rispetto dimostrato verso un cittadino ed un importante contribuente del comune da lei presieduto e per la correttezza da lei ...dimostrata…Chi si autoproclama INFORMATO e depositario della verità assoluta, dovrebbe per onestà intellettuale trasferire le informazioni all’interlocutore, a maggior ragione se esercita un ruolo pubblico, figuriamoci se addirittura un ruolo rappresentativo.
Le ricordo signor Sindaco, che qui non siamo tra i banchi di scuola,lei non e’ la mia professoressa di inglese e nemmeno il mio preside, lei e’ il mio rappresentante nelle istituzioni.
Mi permetto tuttavia di insistere perché questa volta lei signor Sindaco non se la caverà così a buon mercato, a costo di comprare pagine del quotidiano fino alla fine del suo mandato, perché forse sono isterico, ma sono anche molto ma molto caparbio, se a noi reggiani ci chiamano testa quadra, ci sarà un motivo……..
La fonte di informazioni che ho utilizzato, anche perche' dal suo comune non e' mai uscito lo straccio di un numero, e' la presentazione di A2A all'università di Udine.
A pagina 12 (che allego), troviamo uno schema dal titolo ‘benefici ambientali’.Nel riquadro dedicato alle polveri leggiamo che il livello di polveri dell’impianto attuale e’ di 0.3 kt/anno (carbone senza gruppi ad olio), mentre il nuovo progetto A2A prevede 0.14 kt/anno…Nella mia enorme e isterica ignoranza so fare le moltiplicazioni e quindi so che 0.14 kt corrispondono a 140 tonnellate di polveri all’anno, pari a cinque camion a rimorchio, sa noi ignoranti e disinformati che battiamo il ferro ogni giorno, usiamo unità di misura grossolane…Le do un consiglio signor Sindaco, non provi a nascondere mai 140 tonnellate di polvere sotto il tappeto….e’ un gioco un po’ pericoloso….e impari a rispettare i suoi interlocutori e i cittadini che lei rappresenta…

La LISTA dei CANDIDati de Il Centro Democratico Diritti e Libertà alla CAMERA dei DEPUTATI

lunedì 21 gennaio 2013

domenica 20 gennaio 2013

martedì 15 gennaio 2013

Guai ad avere in famiglia un anziano malato cronico!



Guai ad avere in famiglia un anziano malato cronico!

IMU iniqua: ecco la soluzione!



La notizia che, nell'Analisi del rapporto Ue 2012, l'Imu, per essere più equa ed avere un effetto redistributivo, deve essere modificata in senso più progressivo, pone una serie di rilevanti problemi.
L'abbiamo sempre detto, anche recentemente nella discussione di una delibera consiliare, che l'IMU pare fortemente iniqua; così è la sua impostazione attuale che colpisce le famiglie indiscriminatamente producendo conseguenze drammatiche: aumenti indiscriminati su tutto il territorio nazionale sia delle rendite catastali sia delle aliquote; impoverimento conseguenziale  delle famiglie italiane, crollo delle compravendite di abitazioni, penalizzazione del mercato dell'affitto, aggravamento ulteriore della crisi del settore e dell'economia.
Nasce ora in Italia e non casualmente, vista la campagna elettorale in corso, un fronte trasversale ai partiti che rileva una presunta incostituzionalità dell'Imu. Anche qui DL Diritti e Libertà Turriaco ritiene che il cittadino debba per reagire e far dichiarare incostituzionale un'imposta che non è un'imposta sulla proprietà ma contro la proprietà.
Si può presentare al Comune istanza di rimborso dell'IMU pagata, corredata delle ricevute di pagamento. Anche un singolo contribuente può provocare un meccanismo giovevole per tutti gli altri. Decorsi 90 giorni dalla proposizione della istanza di rimborso, ed in caso di mancata risposta da parte del Comune, è possibile proporre ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale competente, evidenziando le ragioni di incostituzionalità dell'IMU e chiedendo la remissione degli atti alla Corte Costituzionale.  E' sufficiente che anche una sola delle Sezioni delle numerosissime Commissioni Tributarie italiane rimetta gli atti alla Corte Costituzionale, perché questa sia tenuta ad esaminarla e poi pronunciarsi. Una sentenza che dichiari l'incostituzionalità totale o parziale dell'IMU, gioverebbe, anche qui, a tutti i contribuenti interessati, che potranno chiedere e ottenere il rimborso di quanto illicealmente pagato.
I vizi costituzionali del'IMU traggono origine dalla scelta di sviluppo della sua base imponibile, come riferita ai valori immobiliari; questi sono stati rivalutati tout court e forzatamente, senza alcun collegamento con i valori economici reali e dimenticando certa flessibilità nella previsione di criteri correttivi successivi.

DL Turriaco assicura, come sempre, il proprio supporto per le richieste e varie istanze civiche.

Per i moduli di ricorso/rimborso contattare: dlturriaco@gmail.com

venerdì 11 gennaio 2013

Guai ad avere in famiglia un anziano malato cronico!

C O M U N I C A  S T A M P A

Guai ad avere in famiglia un anziano malato cronico!

E’ questo il provocatorio monito che mi sento di sostanziare.

Ciò alla luce del fatto che non è solo il dato economico che rileva ma soprattutto una mancata strutturazione assistenziale, territoriale, e non, che sia effettivamente in carico al servizio sanitario regionale, e nazionale. Non quindi alle famiglie.
Il dato statistico a cui mi riferisco, per dettagliare l’entità del problema, è quello dell’ISTAT, che ha accertato, nel 2011, una percentuale del 50% di almeno una patologia cronica per un’età compresa tra i 65 e i 74 anni.
L’allarme sociale – dimenticato da tutti in questa campagna elettorale, e dal PARLAMENTO e GOVERNO italiano - è da ritenersi nella circostanza che, nella stragrande maggioranza dei casi, ad occuparsi della cura ed assistenza all’anziano  malato cronico è il solo nucleo familiare 
Questo cosa vuol dire?
Ai componenti delle famiglie oggi è attribuita, per surroga impropria, la funzione sanitaria, e assistenziale: quella che, nell’immaginario collettivo, dovrebbe essere retta dal SSN pubblico. Fenomeno questo che si lega pure alle gravose interdizioni nella conciliazione tra l’orario lavorativo e le esigenze di assistenza. Non è irrilevante la circostanza che si accompagna con licenziamenti e mancati rinnovi del rapporto di lavoro. Tutto ciò a minare un sistema che, in precario equilibrio, ha difficoltà nel fronteggiare i costi legati alla cura dell’anziano malato cronico. Si pensi una delle alternative "spintanemante" offerte è quella di sopportare un costo annuo di 27 mila euro per rette, qualora ci si volesse affidare a strutture residenziali, spesso PUBBLICHE.
La Costituzione italiana lo dice chiaramente nel suo, dimenticato, art. 32 che  la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.  E anche le leggi, che reggono le sorti del servizio sanitario nazionale, e regionale, sostengono che le cure sanitarie, comprese quelle ospedaliere, sono dovute anche agli anziani cronici non autosufficienti. Non sono semplicemente anziani, sono pure malati gravi. In quanto malati hanno tutti i diritti ad essere curati dal servizio sanitario na­zionale, senza alcun limite di tempo, sia per la malattia che per le sue conseguenze invalidanti. Hanno diritto alla prevenzione della malattia che li rende invalidi, hanno diritto alla riabilita­zione precoce, che consente di ridurre il nume­ro di casi di cronicità e di perdita dell'autosuffi­cienza; il loro numero è oggi tanto elevato pro­prio a causa delle carenze del servizio sanitario nazionale nel campo della riabilitazione. Queste persone hanno diritto ad essere cura­te anche quando non potranno più guarire, dato che inguaribile non significa incurabile, anzi, ne­cessitando di maggiori cure ed impegno sociale. Il caso ricorrente è il seguente: fuori dall’ospedale c’è il vuoto di assistenza territoriale. Vorrei essere prontamente smentito, ma mi sa che è proprio così! Il paziente anziano/cronico viene dimesso dall’ospedale, e senza troppi filtri, anche comunicativi: sarà la famiglia ad occuparsi di tutto, senza aver ricevuto alcun orientamento o specifica informazione.
E, ancor più.
Hanno diritto a restare in ospedale per tutto il tempo necessario alla loro condizione e al loro stato, in condizioni umane, nel rispetto della loro persona, e non trattati come oggetti ingombranti e non graditi. Il malato non è solo un costo aziendale ma materiale umano, da  trattare sensibilmente.
Lo Stato, e la sua diramazione tentacolare di sistema, però latita, e parecchio.
Il peso delle responsabilità in materia di assistenza sanitaria e sociale, ribadisco, è all'attualità molteplicemente scaricato sulle spalle e sulle tasche delle famiglie.
I tagli alla sanità maturati negli ultimi anni, comprensivi di quelli di cui alla recente legge di stabilità (finanziaria 2013), e l’azzeramento dei fondi a carattere sociale - con la profilata tassazione delle pensioni e assegni di invalidità  - danno il “colpo di grazia” alle politiche sociali italiana.
Nessuna compagine partitica però ne parla in questo momento.
Per esempio.
In luogo dei disattenti politici, e candidati vari, ha dovuto ricordarlo la Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 26 giugno 2012, che l’assegno di invalidità costituisce una provvidenza destinata non già a integrare il minor reddito dipendente dalle condizioni soggettive, ma a fornire alla persona un minimo di sostentamento, atto ad assicurarne la sopravvivenza”.
Chiudo, come ho iniziato, evidenziando un recente dato: nel 76% dei casi, contestualmente alle dimissioni ospedaliere, non viene attivata l’assistenza domiciliare. In due casi su tre, il medico di famiglia non interagisce con  ASL e Comuni  per l’attivazione dei servizi socio sanitari. Riguardo all’assistenza domiciliare integrata (ADI), il 65,3 per cento lamenta difficoltà nell’attivarla, il 50% la scarsa integrazione tra gli interventi di tipo sanitario e di tipo sociale e un numero di ore insufficiente.
Quasi nessuno è soddisfatto dell’assistenza che riceve a casa.  C’è poi da aggiungere la variabile regionale, così come riferita alla spesa pro capite per interventi e servizi sociali. Con riferimento ai Comuni si passa dagli 88 euro pro capite di Napoli ai 434 euro di Trieste.

Pier Ugo CANDIDO
Portavoce provinciale
DIRITTI e LIBERTA' Gorizia

mercoledì 9 gennaio 2013

Ormai la LEGA sembra Mastella!


di Paolo Fantauzzi (L'Espresso)

Il nuovo patto con il Pdl è l'ultimo atto di un'involuzione incredibile: i 'barbari' che dovevano 'fare pulizia a Roma' sono diventati i più assidui frequentatori di poltrone e rimborsi. A cui non vogliono rinunciare
(09 gennaio 2013)
Del cappio sventolato minacciosamente in Parlamento ormai resta ben poco. Era il 16 marzo 1993 quando Luca Leoni, trentenne deputato da Cantù, nel pieno di Tangentopoli agitò il nodo scorsoio nell'aula di Montecitorio alludendo alla forca per i politici corrotti. A vent'anni da quell'immagine-simbolo di tutta una stagione politica, la Lega si trova a fronteggiare l'ennesimo scandalo legato alla gestione della sua cassa, il quarto in meno di un anno. Un anno vissuto pericolosamente (e spregiudicatamente, a leggere le carte dei pm) fra investimenti hedge fund, diamanti, paghette per la famiglia Bossi, affitti pagati ai maggiorenti del movimento, lauree albanesi, interventi di rinoplastica. E, per non farsi mancare niente, perfino l'ombra della 'ndrangheta. Una nemesi perfetta, se si pensa che l'abolizione del finanziamento pubblico era uno dei cavalli di battaglia del Carroccio celodurista degli esordi.

La bella vita dei senatori
L'ultima tegola è l'impiego allegro dei contributi al gruppo al Senato, circa 15 milioni dall'inizio della legislatura a oggi. Denaro, secondo quanto riferito ai magistrati romani dalla segretaria Manuela Privitera, speso per finalità che nulla avevano a che fare con l'attività politica: gli extra ai componenti dell'ufficio di presidenza e ai collaboratori, il plafond da 5 mila euro senza rendiconto per i senatori, l'affitto pagato al capogruppo Bricolo, le spese telefoniche di Calderoli, gli elettrodomestici acquistati da Media World. Un "welfare" di partito emerso già nelle altre inchieste che hanno scosso il Carroccio. Non del tutto slegate da quest'ultimo filone di indagine, se si considera che il conto Bnl della Lega al Senato era già finito nelle carte dello scandalo Belsito. Motivo: i prelievi effettuati dall'ex tesoriere del gruppo Piergiorgio Stiffoni, non troppo accorto nonostante il suo passato da bancario se perfino l'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia si è insospettita per l'anomalia delle sue operazioni.

L'ombra delle mafie
E proprio l'inchiesta su Belsito rappresenta l'esempio lampante di questa mutazione antropologica in salsa leghista, imbolsita al punto nell'eterna guerra-farsa a Roma ladrona da averne assunto tutti i vizi capitali. Sulla base della ricostruzione dei magistrati, il rendiconto sull'utilizzo del finanziamento pubblico, firmato dall'ex tesoriere e controfirmato da Bossi, non corrisponde a verità. Scattano le accuse di truffa ai danni dello Stato, riciclaggio, appropriazione indebita. Si solleva il vaso di Pandora e spuntano le spericolate operazioni di shopping finanziario (per 7 milioni) con investimenti a rischio fra la Tanzania (Purchase Investment Funds), Cipro (Krispa Enterprise Ltd) e obbligazioni norvegesi, giustificate dalla mancanza di fiducia nei confronti della tenuta dell'Italia, a rischio default. E con l'ombra, pesantissima, della 'ndrangheta. Dal caveau del movimento che cercò di istillare il culto del dio Po, come fossero dei mistici beni rifugio emergono perfino dieci lingotti d'oro e undici diamanti (complessivamente circa 300 mila euro di valore). «Del governo Monti non ci fidiamo e poi la curva della quotazione dei diamanti è sempre e costantemente in salita, guardatevi il Sole24Ore», l'ineccepibile replica di Stiffoni. Indagato dai pm ed espulso dalla Lega pochi giorni dopo aver pronunciato queste parole.

Le paghette dei ragazzi
Viene alla luce la commistione di intrecci e interessi personali, col cerchio magico che usa la cassa leghista come un bancomat. E la cartellina "The family", che gli inquirenti trovano nella cassaforte di Belsito, che documenta la gestione (tutta privatistica) dei fondi (pubblici). Nel calderone finisce di tutto: i lavori di ristrutturazione della villetta di Gemonio, le ergazioni e il mutuo per la scuola Bosina fondata dalla moglie di Bossi, l'intervento di rinoplastica del "piccolo" Sirio, che con quel naso non si piace proprio, la paghetta da 5 mila euro al mese per i due figli maggiori che tuttavia non evita - stando alle carte dell'inchiesta - che il movimento si sobbarchi di tutte le loro spese. Dal noleggio della Porsche, i lavori di carrozzeria e le spese legali di Riccardo Bossi alle multe pagate al Trota, con laurea inverosimile all'università Kristal di Tirana, ottenuta sostenendo 29 esami l'anno. Non male per uno bocciato più volte alla maturità ed è figlio del leader che voleva sparare sugli scafisti albanesi.

Il CARCERE delle CARCERI.

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di 7 carcerati (qui il testo integrale, in francese, della sentenza) detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza. In particolare, la violazione dei diritti dei detenuti è perpetrata in quanto tenuti in celle dove hanno a disposizione meno di 3 metri quadrati. La Corte ha inoltre condannato l’Italia a pagare ai sette detenuti un ammontare totale di 100 mila euro per danni morali.
Nella sentenza di condanna emessa ieri, i giudici della Corte europea dei diritti umani constatano che il problema del sovraffollamento carcerario in Italia è di natura strutturale, e che dunque esso riguarda non solo i 7 ricorrenti, come evidenziato dalla circostanza resa nota dalla stessa Corte per cui essa ha già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione. Questa è la seconda condanna per l’Italia, dopo quella del luglio del 2009, per aver tenuto i detenuti in celle troppo piccole.

Sovraffollamento_carceri La Corte di Strasburgo ha più volte ribadito che l’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo impone allo Stato di assicurare che tutti i prigionieri siano detenuti in condizioni compatibili con il rispetto della dignità umana, che le modalità di esecuzione del provvedimento non provochino all’interessato una condizione di sconforto o di malessere tale da eccedere l’inevitabile livello di sofferenza legato alla detenzione e che, tenuto conto delle necessità pratiche della reclusione, la salute ed il benessere del detenuto siano assicurati in modo adeguato. Tanto premesso, il problema del sovraffollamento non è solo un problema di spazio vitale individuale, ma ha effetti negativi sul processo di reintegrazione e di conseguenza sulla recidiva e sulla sicurezza della comunità esterna. L’invivibilità del carcere acutizza o provoca patologie psicofisiche; produce insonnia, depressione, anoressia, e induce i detenuti a forme di reazione estreme, come lo sciopero della fame e della sete o, addirittura, il suicidio. Il crescente numero di suicidi all’interno degli istituti di pena italiani, oltre a rappresentare un episodio altamente drammatico sotto il profilo umano, costituisce un dato allarmante, sintomatico proprio della gravissima condizione di sovraffollamento delle carceri. Proprio l’art. 27, co. 3, della Costituzione, disponendo che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato», sottolinea l’inviolabilità della vita e dell’integrità psico-fisica del condannato. Conseguentemente la garanzia della tutela della salute psico-fisica e sociale diventa basilare, costituendo la condizione imprescindibile per qualsiasi attività di recupero e reinserimento sociale delle persone in stato di detenzione.
La battaglia contro il sovraffollamento nelle carceri appare pertanto fondamentale per tutelare la salute dei detenuti e degli operatori penitenziari, tutti coinvolti nella drammatica emergenza. La finalità è quella di stabilire una base di regole minime su tutti gli aspetti dell’Amministrazione Penitenziaria che siano essenziali per assicurare delle condizioni umane di detenzione e un trattamento positivo.
Per gli operatori del settore tale situazione va addebitata all’assenza di una seria ed organica analisi delle cause del sovraffollamento e, conseguentemente, alla predisposizione di scelte anche normative incapaci di contrastare e governare il fenomeno. Numerosi studi e documenti esprimono preoccupazione per il crescente fenomeno del sovraffollamento carcerario, lamentando l’incapacità delle forze politiche di indicare gli strumenti e gli interventi necessari per risolvere il problema.
I giudici di Strasburgo chiamano ora le autorità italiane a risolvere immediatamente il problema del sovraffollamento, anche prevedendo pene alternative al carcere. I giudici chiedono inoltre all’Italia di dotarsi, entro un anno, di un sistema di ricorso interno che dia modo ai detenuti di rivolgersi ai Tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita nelle prigioni e poter ottenere un risarcimento per la violazione dei loro diritti.
origine: Studio Cataldi

Montiflop!

Riforma Province: mancata conversione decreto

Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 5 del 7 gennaio 2013 il comunicato del Ministero della Giustizia che rende ufficiale la mancata conversione del D.L. n. 188/2012.

Il testo del comunicato:

"Il decreto legge 5 novembre 2012, n. 188, recante: "Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane", non è stato convertito in legge nel termine di sessanta giorni dalla sua pubblicazione avvenuta nella Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 259 del 6 novembre 2012."


martedì 8 gennaio 2013

E' vero!


Dice di NOI (me) il dott. Maurizio Zorba — Capogruppo PD in Consiglio Comunale a Turriaco (pg.11 e seguenti di Paese e Dintorni del dicembre 2012) con la nota Aspetti di crescita personale e politica locale Quando la replica non può più farsi attendere:

 L’assemblea pubblica del 23 settembre 2012 è stata definita sulla stampa “pubblicità berlusconiana” (gruppo consiliare ex IDV, ora Diritti& Libertà). Giudico offensivo il richiamo alla “metodologia populista berlusconiana”, quando il primo ad usarla
è proprio il consigliere chiamato in causa, nel momento in cui sceglie, come sempre ha fatto finora, di utilizzare in modo fuorviante i media; esattamente nello stesso modo in cui Silvio Berlusconi ci ha da tempo abituato. Risulta addirittura paradossale il fatto che le critiche rivolte all’assemblea pubblica di settembre siano state formulate sia a priori, cioè prima ancora di sentire cosa effettivamente sarebbe stato detto, sia a posteriori, cioè commentando ciò che è stato detto, senza nemmeno presenziarvi.
• Le spiegazioni fornite in Consiglio in merito alle linee di governo del paese spesso svaniscono nel nulla. Le questioni affrontate ricompaiono su stampa locale, social network e blog, come se non se ne fosse mai discusso; le critiche e le accuse vengono ribadite, così come erano state formulate precedentemente alla discussione che le aveva pubblicamente smontate (gruppi consiliari ex IDV, ora Diritti& Libertà, e Il Paese in Comune). • Le riunioni di capigruppo - in cui i rappresentanti di maggioranza e opposizione affrontano in via preliminare i punti all’ordine del giorno del Consiglio, per meglio addentrarsi nelle varie questioni, senza l’ “assillo” del voto - non vengono generalmente considerate degne di presenza (gruppo consiliare ex IDV, ora Diritti& Libertà).
• Alcune opere pubbliche sono state definite “faraoniche o assurde” (gruppo consiliare ex
IDV, ora Diritti&Libertà). Tali sarebbero, ad esempio, i “parcheggi sovradimensionati”
e gli “asili nido campati per aria”. Per quanto riguarda il nuovo parcheggio di via Marconi, se considerato in funzione delle iniziative e feste di paese, non può essere certo considerato “sovradi-mensionato”, tanto più che, come spiegato in Consiglio, la spesa è stata quasi completamente coperta da finanziamento regionale. Si è cercato, inoltre, di far passare il tentativo di recupero e valorizzazione di Villa Priuli come volontà di costruire un asilo nido in una struttura enorme e fatiscente. Giova ricordare che, come puntualizzato nel programma politico presentato agli elettori, il progetto reale prevedeva l’acquisizione della villa, parco e annessi compresi, per metterla a disposizione dei cittadini, destinando gli spazi ad una serie di Realizzazione di murales presso l’area sportiva n° 3/2012 Paese e Dintorni 13 servizi quali asilo nido, ludoteca e locali per attività ricreative particolarmente rivolte ai giovani, senza escludere l’iniziativa privata. In particolare il Parco sarebbe diventato il polmone verde di Piazza Libertà, accessibile anche dal nuovo parcheggio di via Marconi, per la fruizione da parte dell’intera comunità, anche come cornice ideale di iniziative culturali. Si poteva criticare il fatto che il finanziamento trovato non si è rivelato sufficiente, non certo stravolgere la realtà dei fatti.
• La regolazione dell’accesso alle pratiche edilizie è stata considerata al pari di un “divieto” (gruppo consiliare ex IDV, ora Diritti&Libertà). La richiesta formulata prevedeva il controllo (non si sa sulla base di quale supposta irregolarità) di anni e anni di pratiche,
bloccando, di fatto, l’attività degli uffici comunali. Fortunatamente
le leggi in vigore hanno chiarito che trasparenza non significa sudditanza nei confronti di chi chiede di accedere a montagne di atti pubblici. 

• Risulta strano che un paese come Turriaco, giudicato attraente da tutti, tanto da convincere molte persone a prenderci casa e viverci, venga considerato privo di “regia politica” (gruppo consiliare ex IDV, ora Diritti& Libertà). Basta passeggiarci e aprire gli occhi per capire e toccare con mano il risultato delle scelte che hanno portat - solo due esempi - a valorizzare il centro e gli edifici scolastici - rendendo possibile un senso di comunità.
• La comunicazione del Sindaco - nell’ambito della riunione di capigruppo - inerente le modifiche al tracciato della linea AV/AC Portogruaro-Trieste, che confermava, in sostanza, le valutazioni precedentemente fatte in sede di Consiglio comunale, è stata giudicata un atto di “antidemocrazia istituzionale”, caratterizzato da “poca avvedutezza” e “sfrontataggine” (gruppo consiliare ex IDV, ora Diritti& Libertà).
• La discussione sul regolamento comunale ha dato luogo a “simpatiche” affermazioni, quali: “irragionevolezza del provvedimento unilateralmente licenziato” e “processo di
svilimento della partecipazione democratica nelle istituzioni” (gruppo consiliare ex IDV, ora Diritti&Libertà).
 Perché il rispetto per il faticoso e prezioso lavoro svolto da certa opposizione non viene ricambiato per l’altrettanto faticoso e prezioso
lavoro svolto dalla maggioranza?
 

 1. è vero, sì, che non partecipo, come gruppo consiliare, alle cd. riunioni di capogruppo. L'ho fatto con coscienza, e volontà, dopo aver constatato, più volte, che, in quella sede, emergeva una chiara tendenza a superare le adottande decisioni collegiali (vd. es. sulla TAV), quelle, per l'esattezza, del CONSIGLIO COMUNALE. A differenza di tanti, e di chi oggi si erge a TRIENNALE censore, in consiglio comunale sono stato sempre presente, e cognitoriamente "parlante";
2. il metodo berlusconiano, di cui farebbe ancora impietoso uso anche il capogruppo di maggioranza, conferma che avevamo visto giusto: usa, e solo dopo tre anni di suoi ASSORDANTI silenzi politici, il giornalino di partito per "bombardare" il PAESE, con la stampa di regime. Sproloqui e critiche politiche irrealistiche, nel vano tentativo di "far tacitare" l'operosa minoranza, oggi, identificata in DIRITTI e LIBERTA';
3. "Vendere" l'idea di un'opposizione solo barricadera è mistificazione del reale. Chi l'ha fatto guardi prima in casa propria oltre all'incapacità di dialogare con chi la pensa, sempre nel "nostro" centrosinistra, diversamente;
4. rapportandosi col proprio metodo, il capogruppo confonde mestamente il diritto/dovere di accesso agli atti (dei consiglieri comunali), per legittima presa di cognizione e controllo, con un'asserita ricerca di irregolarità. Sarà mica che lo stesso capogruppo ci (mi) invita, non tanto subliminimalmente, a cercare meglio tra gli atti del Comune? Eppoi. L’art. 24 della l. 816/1985 prevede che i consiglieri comunali, i consiglieri provinciali e i componenti delle assemblee delle unità sanitarie locali e delle comunità montane, per l'effettivo esercizio delle loro funzioni hanno diritto di prendere visione dei provvedimenti adottati dall'ente e degli atti preparatori in essi richiamati nonchè di avere tutte le informazioni necessarie all'esercizio del mandato. Inoltre l’art. 31 co. 5 l. 142/90 dispone che i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato.Inoltre non è possibile obiettare alla richiesta di accesso, facendo riferimento alle dimensioni anche di tipo organizzativo dell’Amministrazione. A che LEGGE, allora, fa riferimento il sig. ZORBA?


5. sulle opere pubbliche ribadisco quanto già detto: spepero di denaro pubblico (lo è anche se finanziato dalla Regione) senza senso e realisticamente svincolato dall'immaginifico  che ci rappresenta il ZORBA;
6. le questioni affrontate in consiglio comunale necessariamente ricompaiono perchè lì giacciono irrisolte: non è col silenzio o con un univoco diktat sindacale che si risolvono, ma con gli atti concreti oggi ancora latitanti!
7. sui murales in area sportiva, opera artistica pregevole, noi, per buon senso e opportunità, avremmo, qui sì, tacitato certo personale orgoglio;
8. la maggioranza viene rispettata e il contrario che non si verifica (vedasi, per agevole lettura, tutti gli atti consigliari).

IMU ingiusta: l'avevamo detto!


L'Imu è imposta poco progressiva: la UE critica sia la rivalutazione catastale che le detrazioni in misura fissa sul reddito dei contribuenti.

La Commissione UE ha esaminato  le politiche economiche adottate dai singoli paesi membri in materia di welfare, lavoro e fisco nel corso dell'anno appena conclusosi.

L'imposta municipale sugli immobili (Imu) è da considerare poco progressiva e rischia di incrementare la povertà in Italia.

La rivalutazione dei valori catastali realizzata dal governo Monti ha allineato la base imponibile ai valori di mercato, senza progressività del tributo.



L'IMU va riesaminata.


Chi lo fara?