martedì 12 marzo 2013

Progetto strategico ALTERENERGY

Al sig. Sindaco del Comune di Turriaco (Go)
 
Il Progetto strategico ALTERENERGY “Energy Sustainability for Adriatic Small Communities” ha come obiettivo il supporto e lo sviluppo alle piccole comunità sostenibili in riferimento alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica. Tale progetto è stato finanziato nell’ambito del Programma di Cooperazione Transfrontaliero IPA ADRIATICO 2007-2013 per il rafforzamento e la cooperazione territoriale tra Italia e Albania e altre regioni e paesi dell’area Adriatica.
La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia è partner del progetto.
Il Servizio energia della Direzione Centrale ambiente, energia e politiche per la montagna, procede alla pubblicazione del bando pubblico con finalità di supporto alla sostenibilità energetica dei piccoli comuni. Le attività messe a bando sono finanziate nell’ambito del piano finanziario del Progetto ALTERENERGY, conformemente alle procedure e alle modalità stabilite dal Programma Operativo IPA ADRIATICO ed alla normativa comunitaria, nazionale e regionale di riferimento.
Il Servizio energia regionale intende raccogliere domande da parte dei soggetti ammissibili (COMUNI con meno di 10.000 abitanti) finalizzate alla partecipazione degli stessi al Progetto strategico ALTERENERGY.
Il progetto ALTERENERGY ha come target i piccoli comuni con meno di 10.000 abitanti delle regioni adriatiche per i quali si promuovono azioni per la sostenibilità energetica. Tale obiettivo sarà attuato attraverso un approccio integrato alla sostenibilità energetica che comprende misure di efficienza energetica, produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili e miglioramento delle competenze interne in materia di energia e sostenibilità dei soggetti beneficiari Il progetto è finalizzato a definire una strategia comune territoriale in campo energetico che possa affrontare la sfida dei cambiamenti climatici ricercando un equilibrio tra gli obiettivi della protezione ambientale, della competitività e della sicurezza dell'approvvigionamento nell’area Adriatica.
Il progetto, avviato nel settembre 2011, terminerà a luglio 2015.

Invito il COMUNE a partecipare al bando regionale, che scade il 22 marzo 2013.

domenica 10 marzo 2013

Lo stress del sistema sanitario come nocumento nel rapporto col malato.

Lo stress del sistema sanitario come nocumento nel rapporto col malato.

Succede, e le cronache ne danno atto quotidianamente, che il nostro sistema sanitario sia “stressato”, fisiologicamente e in forza, ora più che mai, di rigide applicazioni normative statali, e regionali (quelle recenti, bocciate, a Roma, sonoramente): in nome della presunta efficienza si sottomettono le logiche di universalità del servizio publico a quelle della ristrettezza economica, non sempre motivata. Di conseguenza il personale, ai minimi storici in organico, è spesso disorientato, assorbendo incondizionatamente quello che oggi il sistema trasmette, una caotica organizzazione.
Si assiste, in corsia, all’eccellenza della professionalità che si scontra con la difficoltà di fare fronte alla quotidiana attività, deficiente, spesso, degli strumenti ordinari per venire in essere. La manovrata parametrazione di budget che, in nome della decantata scienza aziendalistica, regge le sorti dei dipartimenti, dei nosocomi in genere, dei servizi territoriali va a soffocare gli stessi meccanismi che essa stessa ha adottato per un ipotetico miglioramento di prestazione d'opera.
E il malato, in tutto questo, dove sta? Pare ai margini del sistema!
Mettere un povero malato al centro di questa sanità, quale l’attuale, vorrebbe forse dire togliergli ogni speranza?
Sarebbe auspicabile una riorganizzazione degli apparati che non si limiti ad eliminare alcune strutture, nella speranza di far quadrare i conti, ma che elimini le superfetazioni costitutive potenziando invece le aree indispensabili, dotandole di persone adatte, numericamente e qualificatamente (il "chi fa che cosa"), e con un minimo di buon senso collettivo.

Pier Ugo CANDIDO

sabato 9 marzo 2013

Cittàcomune versus Cittàmandamento: tra unione, fusione e…confusione.

 Cittàcomune versus Cittàmandamento: tra unione, fusione e…confusione.

Il tema della Cittàcomune, che si scontra con quello della Cittàmandamento, ha richiamato l’altra sera, alle Acli di Ronchi dei Legionari, pochi cittadini, ma diversi addetti ai lavori.
Consiglieri, assessori, sindaci, si sono prodigati “nel dire la loro” su un fantomatico progetto territoriale, quello di Cittàcomune appunto. Proposta, quella dei suoi sostenitori, che oggi pare più futuristica che reale: sicuramente sconterà qualche decennio prima di venire a sostanziale esistenza, attesa la lentezza che il territorio ha tradizionalmente riservato ai cambiamenti, anche queli meno radicali ma pur sempre utili alla collettività (es. costituzione azienda unica proivinciale per i servizi in rete).

Ai proponenti, agli “istituzionalizzati”, e ai politici, si sono poi affiancati, nell'esposizione, i tecnici. Da un lato, quelli che hanno affrontato il problema riferito alla futura istituzione, e ai costituendi partners comunali, in soli termini economici, quasi a significare che la sintesi dell'innovazione sarebbe solo un dato positivo, o negativo, di bilancio, dall’altro, quelli che, dopo aver fatto outing di un proprio immobilismo, hanno accampato ipotesi di responsabilità del fallimento di Cittàmandamento, prodromo dell'odierna intenzione progettuale, attribuendole unicamente al sindacato; esso avrebbe frenato il processo di "mandamentalizzazione" della “bisiacaria” ostacolando il futuro sviluppo del territorio. Lo storico presente in sala ha dichiarato, invece, la "non novità" di un sistema comunitario di servizi a livello locale, tra Ronchi, Staranzano e Monfalcone.

Alcune riflessioni di massima:
1. rimane il dato, non chiaro, su chi ricadrà il costo, fino ad ora comunque sostenuto, per "tenere in piedi" quella che pare un’inefficiente, inefficace, antieconomica, e alquanto fantomatica, Cittàmandamento;
2. è bene soffermarsi sulla necessità di dare vita ad altre sovrastrutture pubbliche, un tanto per evitare detrimento, o paralisi, all'attuale efficentismo, che contaddistingue l'attività quotidiana dei nostri Comuni;
3. è insufficiente - se "sistema s'ha da fare" - il limitarsi alle tre municipalità citate;
4. vista la tanto dichiarata inutilità delle Province, sarebbe invece auspicabile l'allargamento dello spettro di cooperazione comunale, su scala isontina.

Saranno poi gli organismi istituzionali, ma soprattutto i cittadini, a decidere.

Pier Ugo CANDIDO
consigliere comunale in Turriaco (Go)

Disoccupati: sì ai CANTIERI LAVORO.

Al Sindaco
del COMUNE di TURRIACO

L’Amministrazione regionale, al fine di facilitare l’inserimento lavorativo e sostenere il reddito di soggetti disoccupati, interviene con finanziamenti parziali o totali per la realizzazione di cantieri di lavoro della durata da tre a sei mesi e con orario di lavoro settimanale di 35 ore. Con Regolamento emanato con DPReg. 15 febbraio 2013, n.21, pubblicato sul BUR n.9 del 27 febbraio 2013, è stata regolamentata l’erogazione di finanziamenti a Province, Comuni o loro forme associative. La Regione finanzia il 100% dell’indennità giornaliera fissata in euro 33,78. Rimangono a carico dei soggetti beneficiari le spese relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro ed al trattamento previdenziale, assistenziale e assicurativo. Sono finanziabili progetti presentati dai soggetti beneficiari che prevedono l’utilizzazione del seguente numero massimo di lavoratori:

a.    Comuni - come TURRIACO - con numero di residenti di cui all’ultima rilevazione ISTAT disponibile fino a 10.000 abitanti: 2 lavoratori;

I Cantieri lavoro sono l’inserimento lavorativo di soggetti disoccupati, in attività temporanee e straordinarie poste in essere da Province, Comune o loro forme associative in ambito forestale e vivaistico, di rimboschimento, di sistemazione montana e di costruzione di opere di pubblica utilità, dirette al miglioramento dell’ambiente e degli spazi urbani. A titolo esemplificativo possono essere realizzate le seguenti attività: piantumazione o sistemazione di siepi, inerbimento, manutenzione di sentieri e passeggiate, posa in opera di canalette per il deflusso delle acque meteoriche, posa in opera di arredi quali tavoli, panchine, cestini portarifiuti, segnaletiche e bacheche, messa in opera di parapetti in legno e di staccionate, pulizia di alvei, sistemazioni di versanti e scarpate anche con semina di erba, piante e fiori, ricostruzione di muretti con di contenimento con sassi a vista, creazione di aiuole, pulizia del sottobosco, recinzioni di strade rurali, formazione di sentieri di collegamento, allestimento di aree pic-nic, messa in opera di scalini di legno, posa di passerelle su torrenti, recupero terreni incolti o degradati con ripristino e coltura a prato, pulizia vivaio, pulizia aree limitrofe alle sorgenti e serbatoi di acqua potabile, pulizia di terreni vicini a arre di interesse storico artistico.

I progetti hanno durata da 3 a sei mesi e devono essere avviati entro il termine perentorio del 3 giugno 2013.

L’impiego è massimo 35 ore/settimana per 7ore/die.

I soggetti beneficiari sono anche i Comuni o loro forme associative; mentre i Lavoratori utilizzati sono i residenti nella Regione FVG alla data del 7 gennaio 2013 in stato di disoccupazione ai sensi del Regolamento regionale 227/2006 che:

1.    siano in stato di disoccupazione da almeno 8 mesi;

2.    non percepiscano alcun tipo di ammortizzatore sociale;

3.    siano inseriti in apposita lista di disponibilità presso i Centri per l’impiego.

E' interessante sapere che il lavoratore da utilizzare viene individuato tra quelli domiciliati nel territorio e mantiene lo stato di disoccupazione per tutta la durata del cantiere di lavoro.

Si invita questo AMMNISTRAZIONE comunale ad attivarsi di un tanto.

sabato 2 marzo 2013

“Xe stà el tablet!”.

“Xe stà el tablet!”.
Con questa affermazione un operatore sanitario se la sarebbe cavata, o almeno l’ha pensato, rispondendo, con troppa sufficienza, a un degente che chiedeva perché il suo pasto non fosse stato corrisposto. Il paziente era giustamente in attesa di quel cibo, che oggi in tanti nosocomi è governato da una rigorosa regolarità, perché dettata dai rigidi protocolli informatici. Come dirò, spesso ritmasti sulla carta.
Per capire bene.
Dopo le esternalizzazioni delle mense ospedaliere, ora le singole commesse, o ordini, come riferiti al malato, vengono gestiti simildomoticamente. Si sfiora uno schermo -  lì è riprodotto il dettaglio dei cibi ambiti dal “cliente”, ma in realtà stabiliti da una seria dieta sanitaria - e tutto è fatto, o almeno all’apparenza.
Se si inceppa qualcosa, la colpa di chi è? Del tablet ovviamente.
Tornando al vissuto.
La pietanza finalmente arriva in stanza ma la relativa targhetta riporta il numero, probabilmente letto invertito da chi non si sa ancora bene (mistero delle scatole cinesi?), di un letto di altro paziente. E, come si sa, in regime sanitario, anche il confondere l’alimentazione non è cosa da sottovalutare. L’impotente “cliente”, chiede, allora, dell’altro da mangiare, però null’altro c’è; nemmeno quel caffèlatte, probabilmente tanto alternativamente desiderato, che ha domandato in subordine. “I reparti non fanno più caffèlatte” è stata la laconica chiosa finale. Sta di fatto che, alla sera, repete. E alle legittime rimostranze della povera malcapitata un bel :”Signora, alla CARITAS xe la fila” chiudeva ogni aspettativa, con il solito addizionale: “Tutta colpa di ‘sto tablet!”.
Suvvia, qualche soggetto fisico l’avrà pur attivato questo strumento tecnologico, o qui l’intelligenza umana è stata completamente surrogata da un tecnoprodotto senza che nessuno accorgesse?
Immagino che questa non sia la sanità, e il trattamento, che uno si aspetta, specie se ammalato.
Se mal si interpreta il proprio ruolo professionale o lo si esercita controvoglia, giustificandosi con l’ingiustificabile, va a finire che si danneggia gravemente proprio quelli che, numerosi, invece dedicano, anche vocazionalmente, la propria attività pubblica alla cura dei bisognosi, e, in questo tempi di crisi universale, con grossi personali surplus: non richiesti, ne contrattualmente mai valorizzati. Mai!
Un correttivo il sistema lo deve trovare, e velocemente, perché è alto il rischio di esplosione. E di implosione: quella dell’umano bisognoso, e suoi cari, per l’extramalessere cagionato; quello degli altri colleghi, che “si fanno il mazzo” , per il disagio procurato; quello del sistema sanitario, già provato da gestioni pluriennali poco efficienti e retrive, perché danneggialo nell’immagine.

Pier Ugo CANDIDO

venerdì 1 marzo 2013

Grazie, comunque, a TUTTI. Pier Ugo CANDIDO


Grazie, comunque, a TUTTI. 

Pier Ugo CANDIDO