martedì 30 giugno 2009

Minzolini & c......


di Pancho Pardi


Rendere privato il servizio pubblico. Questo obbiettivo domina la scena quando il monopolista della televisione privata può controllare la televisione pubblica dal vertice del potere politico. C'è chi si adatta alla servitù volontaria, e chi no.

Quando Minzolini così scriveva in un suo articolo su Repubblica del 29 ottobre 1994: "Oggi penso che, se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici, forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure andarsene. Non è stato un buon servizio il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia... La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico."

Da bravo dialettico, nei suoi primi giorni di esperienza alla direzione del Tg1, si cimenta ora nella confutazione pratica della regola allora enunciata. Di più: con la scusa di non invadere la vita privata del presidente del consiglio ha nascosto la notizia sul giro di donne a pagamento nelle abitazioni del capo del governo, che tutti gli organi di stampa italiani e internazionali davano con grande rilievo, e su cui perfino il Tg5 di Mediaset rinunciava a esercitare una completa censura.

Poi, non contento, ha risposto ai rilievi del presidente Rai, usando in modo improprio lo spazio del telegiornale da lui stesso diretto, per ribadire la necessità del suo silenzio stampa.
Incurante della contraddizione logica: sosteneva trattarsi solo di chiacchiericcio ma dava largo spazio alla polemica nata dal chiacchiericcio perché questa permetteva di coinvolgere nel polverone altri politici.

Così la polemica nata sulla base della notizia vera ma nascosta diventava a sua volta notizia principale. Ha poi toccato il colmo quando ha dato larghissimo spazio alla smentita che Berlusconi ha messo in scena sul suo settimanale "Chi". Per gli ascoltatori del solo Tg1 del tutto incomprensibile perché smentiva una notizia che il Tg1 non aveva voluto mai dare.
A tanto porta l'abnegazione della servitù volontaria: rendere privato il servizio pubblico, a vantaggio di una sola persona.

domenica 28 giugno 2009

L'interrogazione!


Al sig. Sindaco
del Comune di Turriaco

Il sottoscritto consigliere comunale chiede:

- se esiste un piano comunale incentivato, cioè finanziato da contributi pubblici, per lo smaltimento dell'amianto dalle private abitazioni e conseguentemente, qualora detta pianificazione mancasse, che iniziative intende assumere il Comune in merito;

- se all'interno del comparto urbanistico p.p. C6 è stato reso effettivo l'allacciamento alla rete di energia elettrica per le civili abitazioni ivi presenti.

Pier Ugo Candido

Accesso agli atti!


Al sig. Sindaco di Turriaco
rag. Alessandra Brumat

Il sottoscritto consigliere comunale chiede, ai sensi della L.142/'90 e
degli atti regolamentari adottati dall'ente Comune di Turriaco, copia:

- Bilancio di Previsione 2009 con relazione previsionale e programmatica
- Conto consuntivo 2008 e relazione annessa
- P.R.G. e norme tecniche d'attuazione
- Regolamento edilizio
- Programma triennale delle opere pubbliche
- Delibera consiliare di votazione organo monocratico di revisione contabile
- Programma triennale del fabbisogno personale:

- 2006-2008
- 2007-2009
- 2008-2010
- 2009-2011

Distinti saluti.

Pier Ugo CANDIDO

sabato 27 giugno 2009

ISOGAS: la batosta!



Al Messaggero Veneto

Al PICCOLO

Comunicato Stampa

Desta molta preoccupazione l'aumento del costo del servizio pubblico di erogazione del gas gestito da ISOGAS. Le ultime bollette riservano brutte sorprese ai cittadini: un prezzo troppo alto ed addirittura esagerato in questo periodo di crisi. Idv interverrà sul Sindaco di Turriaco che conoscendo ottimamente questa emanazione della multiutility isontina, può fare sì che venga assicurato maggior controllo del comune, e degli altri soci, sulla società pubblica suddetta per un calmieramento dei prezzi e dei costi finali all utenza. Idv su questo tema, come su altri del proprio programma,vigilerà e si attiverà in tutte le sedi istituzionali per preservare i cittadini da tristi sorprese. Deve poter inoltre cessare il malcostume di chiedere interessi di mora sulle bollette. Queste infatti sono consegnate secondo il libero arbitrìo e tempi di ISOGAS o IRISACQUA e non vi è quindi la prova provata di detto recapito: oggi non si può documentare che l atto sia giunto al cittadino nei tempi prestabiliti dalle 2 società e quindi ogni mora pare per Idv non dovuta. Delle questioni verrà sensibilizzato il consiglio comunale accanto a: - smaltimento incentivato dell amianto dalle abitazioni private - risoluzione querelle Comune/Enel sul mancato allacciamento e fornitura di energia elettrica alle civili abitazioni del comparto urbanistico C6 di Turriaco.

giovedì 25 giugno 2009

Un nuovo DDL per garantire il diritto all'oblio. La tutela della reputazione prevale sulla possibilità di tramandare la storia in rete?


di Guido Scorza (http://punto-informatico.it/servizi/ps.asp?i=2652613)


Roma - La Rete ha la memoria troppo lunga! È questo il presupposto dal quale muove il
disegno di legge n. 2455 recante "Nuove disposizioni per la tutela del diritto all'oblio su internet in favore delle persone già sottoposte a indagini o imputate in un processo penale" presentato lo scorso 20 maggio dall'On. Lussana alla Camera dei Deputati. Il tema del diritto all'oblio in Internet - e, benché l'estensore del disegno di legge sembri dimenticarsene, fuori da Internet - costituisce un tema delicato e complesso sul quale si sono già succedute numerose decisioni - non sempre condivisibili - dei Giudici e del Garante per il trattamento dei dati personali e la riservatezza. Si sbaglierebbe, perciò - benché la tentazione sia forte - a liquidare l'iniziativa dell'On. Lussana in poche battute, semplicemente, come l'ennesimo tentativo di limitare la libertà di informazione in Rete e, in ogni caso, come un'iniziativa anacronistica ed inattuabile. Conviene, invece, andare con ordine e cominciare dal contenuto del disegno di legge. Il primo comma dell'art. 1 mira - le parole sono tratte dalla relazione di accompagnamento al disegno di legge - a far sì "che, decorso un lasso temporale, variabile a seconda della gravità del reato, e salvo che risulti il consenso scritto dell'interessato, non possano più essere diffusi o mantenuti immagini o dati, anche giudiziari, che consentano, direttamente o indirettamente, l'identificazione della persona già indagata o imputata, sulle pagine Internet liberamente accessibili dagli utenti oppure attraverso i motori di ricerca esterni al sito web sorgente".
Il secondo ed il terzo comma della medesima previsione, rincarano, poi, la dose fissando il principio secondo il quale le immagini ed i dati di cui al comma 1, devono essere definitivamente rimossi da tutte "le pagine Internet" quando, "sia trascorso un anno dal momento in cui è stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere, decreto di archiviazione o sia intervenuta sentenza definitiva di proscioglimento, anche a seguito di revisione" o "due anni se è intervenuta o se è stata dichiarata una causa di estinzione del reato o della pena".
L'art. 2, dal canto suo, riconosce all'interessato il diritto di richiedere la rimozione delle immagini e dei dati di cui all'art. 1 dapprima direttamente "ai siti Internet ed ai motori di ricerca" e, quindi, al Garante per il trattamento dei dati personali e la riservatezza, prevedendo, altresì, che l'eventuale inadempimento da parte del destinatario della richiesta al provvedimento del Garante può costare a quest'ultimo una sanzione da 5.000 a 100.000 euro.La portata di tali prime due previsioni del DDL Lussana è mitigata dal contenuto dell'art. 3 che prevede una serie di ipotesi in presenza delle quali gli artt. 1 e 2 non trovano applicazione: (a) il trattamento dei dati per ragioni di giustizia da parte degli uffici giudiziari, del CSM e del Ministero della Giustizia; (b) la conservazione sui siti Internet dei dati e delle immagini per finalità di ricerca storica o di approfondimento giornalistico, anche in assenza di consenso dell'interessato, purché risulti un oggettivo e rilevante interesse pubblico, sempreché il trattamento avvenga nel rispetto della dignità personale, della pertinenza e veridicità delle notizie, nonché del diritto all'identità; (c) limitatamente - chissà perché - alle previsioni di cui agli artt. 1 e 2, il trattamento di dati relativi a chi i) è stato condannato con sentenza definitiva alla pena dell'ergastolo; ii) è stato condannato per genocidio, terrorismo internazionale o strage, indipendentemente dalla pena in concreto inflitta; ii) esercita o ha esercitato alte cariche pubbliche, anche elettive, in caso di condanna per reati commessi nell'esercizio delle proprie funzioni, allorché sussista un meritevole interesse pubblico alla conoscenza dei fatti. L'art. 4, stabilisce poi che "L'esercizio della tutela prevista ai sensi della presente legge non pregiudica il diritto dell'interessato e dei suoi eredi o del convivente a ottenere il risarcimento del danno, anche morale, derivante dalla violazione delle disposizioni di cui agli articoli 1 e 2". L'art.5, infine, contiene tutta una serie di interventi - invero di dubbia utilità e scarso pregio sotto il profilo della tecnica della normazione - al codice privacy, evidentemente necessari secondo l'estensore del disegno di legge per coordinare la nuova legge con il codice privacy stesso. Sin qui i fatti. Veniamo ora alle perplessità e ai dubbi. Mi riesce, innanzitutto, difficile condividere l'idea secondo la quale le potenzialità di uno strumento tecnologico come Internet idoneo ad ampliare le concrete possibilità di accesso all'informazione e al patrimonio storico dell'umanità possano essere limitate ex lege. È innegabile che Internet agevoli l'accesso alle informazioni e ne perpetui il ciclo di vita ma viene tuttavia da chiedersi se ciò giustifichi una nuova "norma anti-memoria" o dovrebbe piuttosto imporre una più profonda riflessione sul significato e sul senso della nozione di identità personale e di diritto all'oblio nel secolo della Rete. E se attraverso naturali dinamiche di evoluzione darwiniana della specie, domani sviluppassimo capacità mnemoniche maggiori di quelle di cui disponevano i nostri antenati? Sarebbe opportuno ed auspicabile un intervento normativo volto ad imporci di dimenticare in fretta o, almeno, tanto in fretta quanto i nostri nonni? È sulla base di queste considerazioni che trovo preoccupante la volontà del legislatore di ordinare alla Rete di ricordare di meno e meno a lungo esigendo dai motori di ricerca e da tutti i siti Internet - o per dirla meglio di quanto non si faccia nel disegno di legge - dai gestori dei motori di ricerca e dai titolari dei siti Internet, rispettivamente, di sospendere l'indicizzazione di taluni contenuti e di rimuoverli dal web. I dubbi sollevati dall'iniziativa legislativa dell'On. Lussana, tuttavia, non finiscono qui e sono, anzi, destinati ad amplificarsi se si passa ad esaminare il modo in cui si è ritenuto di garantire il diritto all'oblio in Rete. Cominciamo dal principio. Non credo abbia senso scrivere una nuova legge "ad personam" contro l'informazione in Rete senza preoccuparsi di affrontare e risolvere prima - a livello generale - il problema del diritto all'oblio che, allo stato, non può ritenersi aver raggiunto nell'elaborazione giurisprudenziale alcun approdo sicuro. La Rete è solo l'ultima delle presunte minacce al diritto all'oblio ma dello stesso tema, prima di Internet, si è già discusso - e si continuerà a discutere - anche in relazione alla televisione, al cinema, al teatro, ai giornali e persino ai romanzi. Perché, dunque, una legge solo per la Rete? Ma c'è di più. Nell'accezione tradizionale, infatti, la lesione del diritto all'oblio viene in rilievo laddove si ripropongano, a distanza di anni, fatti di cronaca ormai superati e lontani nel tempo nell'ambito di film, romanzi, pièce teatrali o trasmissioni televisive. Il problema affrontato dalla nuova iniziativa legislativa dell'On. Lussana è, tuttavia, un altro e concerne non già la riproposizione di fatti del passato ma, piuttosto, l'accessibilità via Internet di immagini e dati pubblicati in un preciso momento storico perché relativi alla cronaca o all'attualità di quel tempo. Esportata fuori dalla Rete, quindi, la ratio del DDL sarebbe quella non già di impedire, ad esempio, la realizzazione di un film sui delitti del mostro di Firenze ma, piuttosto, di vietare alle biblioteche e agli archivi storici pubblici e privati di consentire al pubblico l'accesso ad ogni giornale, rivista o romanzo relativo ai quei fatti. Senza con ciò voler attribuire un giudizio positivo o piuttosto negativo alla nuova iniziativa legislativa occorre, tuttavia, prendere atto che si tratta di una limitazione e compressione forte della c.d. libertà ad essere informati le cui radici affondano nello stesso art. 21 della Costituzione.
Allo stesso modo è innegabile che il contenuto del DDL minaccia di far sì che la storia che le generazioni che verranno potranno leggere sarà solo quella che i suoi protagonisti vorranno sia tramandata ai posteri.
Ma torniamo alla Rete. Il disegno di legge - secondo una pessima abitudine che va, sfortunatamente, consolidandosi di giorno in giorno - impone a chi fa informazione in Rete in maniera professionale e a chiunque gestisca un semplice blog o altro sito Internet "amatoriale" eguali obblighi ed analoghe responsabilità a garanzia dell'altrui diritto all'oblio. Ai sensi dei commi 2 e 3 dell'art. 1 del DDL, pertanto, il gestore di un blog, ad esempio, dovrà preoccuparsi di procedere alla rimozione di immagini e dati relativi ad una persona quando "sia trascorso un anno dal momento in cui è stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere, decreto di archiviazione o sia intervenuta sentenza definitiva di proscioglimento, anche a seguito di revisione" o "due anni se è intervenuta o se è stata dichiarata una causa di estinzione del reato o della pena". Il mancato adempimento a tale obbligo può dar luogo, ai sensi di quanto disposto all'art. 4, a pesanti responsabilità risarcitorie, al coinvolgimento in procedimenti dinanzi al Garante per la privacy e a sanzioni fino a 100 mila euro. Tra obblighi di rettifica, condanne per stampa clandestina, sequestri e la nuova iniziativa a tutela dell'altrui diritto all'oblio la voglia di dire la propria in Rete diventa ogni giorno di più un lusso che in pochi possono o potranno permettersi con un'evidente e preoccupante compressione della libertà di manifestazione del pensiero. Si sarebbe, tuttavia, poco obiettivi se non si ricordasse che le esclusioni dall'ambito di applicabilità delle nuove norme individuate all'art. 3 valgono, in astratto, a mitigare in maniera importante il principio di prevalenza del diritto all'oblio sulla libertà all'informazione ma, ad un tempo, occorre riconoscere che la vaghezza, l'indeterminatezza e l'ambiguità delle deroghe ai divieti ed agli obblighi che la legge mira ad introdurre sono tali da far sì che - specie i gestori di siti Internet non professionali - si vedranno spesso costretti a rimuovere cautelativamente immagini e dati al solo fine di non rischiare richieste risarcitorie o sanzioni a molti zeri anche laddove l'art. 3 consentirebbe loro di non intervenire. Ci sarebbe molto di più da dire su un'iniziativa che non può e non deve passare in sordina, non perché il diritto all'oblio non meriti tutela ma, piuttosto, perché non si può correre il rischio che per tutelare il diritto all'oblio si privino i nostri figli della storia e si limiti - una volta di più - la libertà di informazione nello spazio telematico, ultimo baluardo di libertà in un Paese nel quale l'indipendenza dei media tradizionali fa registrare giudizi peggiori ogni anno che passa, a prescindere dal colore politico degli abitanti del Palazzo.Si potrebbe, ad esempio, discutere del senso di dettare una disciplina nazionale in relazione ad un fenomeno globale come la "memoria della Rete", della possibilità per una legge italiana di obbligare il gestore di un motore di ricerca straniero all'adempimento di un obbligo tanto stringente quale quello ipotizzato nel DDL e, ancora, di chi debba occuparsi di individuare le decine di migliaia di pagine web attraverso le quali una medesima informazione è diffusa al pubblico o, comunque, resa accessibile. Per ora mi fermo qui, nella consapevolezza di non aver detto tutto ma, ad un tempo, con la speranza di aver almeno aperto un dibattito che, forse, sarebbe stato utile ed opportuno sviluppare prima di assumere un'iniziativa legislativa tanto dirompente per gli equilibri dell'ecosistema telematico.

Concussione, governo presenta e ritira emendamento “salva” eurodeputati


ROMA (24 giugno) - Il governo ha presentato un emendamento (subito ritirato) al provvedimento che recepisce la convenzione Onu sulla corruzione per evitare che gli europarlamentari possano rispondere del reato di concussione. Il primo a denunciare in Aula l'iniziativa del governo è il responsabile Giustizia dell'Idv, Luigi Li Gotti: «Vorrei proprio sapere chi state coprendo - chiede rivolto ai banchi della maggioranza - questa norma, stavolta, per chi la state facendo?». Anche il senatore del Pd, Felice Casson, attacca governo e maggioranza e chiede che la proposta di modifica venga esaminata dall'Aula con il voto segreto.Dopo la schermaglia in aula, la seduta è stata sospesa anche su richiesta della maggioranza per fare il punto della situazione. Le forze di maggioranza e opposizione hanno trovato subito un accordo, al Senato, sul testo che recepisce la convenzione Onu contro la corruzione: il governo ritirerà l'emendamento che stabiliva di cancellare il reato di concussione per gli europarlamentari, ma tutti i capigruppo si dovranno impegnare a scrivere un ordine del giorno per affrontare la questione in un provvedimento ad hoc. La concussione, infatti, spiegano anche gli esponenti dell'opposizione, non è un reato previsto dalla normativa europea. «La maggioranza - spiega il senatore del Pd, Felice Casson - ha accolto la nostra proposta: ritireranno l'emendamento con il quale volevano cancellare il reato di concussione per gli europarlamentari, ma noi ci impegniamo a mettere a punto in Commissione un provvedimento ad hoc che affronti la questione». Il capogruppo dell'Udc, Giampiero D'Alia, aveva infatti proposto che si definisse un testo per uniformare la legislazione italiana a quella europea facendo rientrare la fattispecie della concussione in quella della corruzione aggravata. L'importante comunque - commenta Casson - è che il governo ritiri questo emendamento che per noi sarebbe stato davvero inaccettabile anche perchè io ero il primo firmatario di questo testo che recepisce la Convenzione Onu in materia di lotta alla corruzione». Soddisfatto è anche il senatore della Lega Mazzatorta: «Anche in questo caso siamo riusciti a trovare un accordo. Tutto sarà risolto in tempi brevi».

martedì 23 giugno 2009

From White House to IdV Turriaco.




Dear Friend,

Last week, I announced United We Serve – a nationwide call to service challenging you and all Americans to volunteer this summer and be part of building a new foundation for America.

And when I say “all,” I mean everyone – young and old, from every background, all across the country. We need individuals, community organizations, corporations, foundations, and our government to be part of this effort.

Today, for the official kick off of United We Serve, members of my administration have fanned out across America to participate in service events and encourage all Americans to join them.

The First Lady is rolling up her sleeves and getting to work too. But before she headed out today, she asked me to share this message with you.

Our nation faces some of the greatest challenges it has in generations and we know it’s going to take a lot of hard work to get us back on track.

While Michelle and I are calling on every American to participate in United We Serve, the call to service doesn’t end this fall. We need to stay involved in our towns and communities for a long time to come. After all, America’s new foundation will be built one neighborhood at a time – and that starts with you.

Thank you,
President Barack Obama

lunedì 22 giugno 2009

Firenze & Bologna al centrosinistra! Padova? Speriamo.


I risultati quasi definitivi del TURNO di BALLOTTAGGIO, nelle maggiori città italiane, consacrano la vittoria del CENTROSINISTRA. Ancora una volta Italia dei Valori è stata determinante per questi importanti obiettivi. UNITI SI VINCE!
Qualcuno - il Presidente della Provincia ha già espresso recentemente positive considerazioni in merito - s'accorgerà di questo dato per il futuro politico prossimo dell'ISONTINO?
Staremo a vedere!

Flop!


Referendum 21-22 Giugno 2009

I dati sull'affluenza alle urne


Chiuse le sezioni elettorali alle ore 15 di lunedì 22 giugno 2009, si sono recati alle urne per i tre referendum popolari abrogativi sulla legge elettorale:

per il quesito 1 il 23,31 % degli elettori
per il quesito 2 il 23,31 % degli elettori
per il quesito 3 il 23,84 % degli elettori

StaKanovisti e fannulloni.


Vi ricordate il Ministro Brunetta e la sua polemica sui fannulloni? Bene. In Parlamento, ormai è accertato, i fannulloni sono i rappresentanti del Popolo della Libertà (vigilata). La conferma viene dall'Osservatorio civico sul Parlamento attraverso le cifre snocciolate nel primo Rapporto ‘Camere aperte’. Di che si tratta? Del lavoro svolto per mesi dalle organizzazioni Openpolis, Controllo cittadino e Cittadinanzattiva che hanno indagato, con metodo e scrupolosità, l’attività parlamentare dall’inizio della legislatura misurando con grafici e classifiche l'efficienza di gruppi e singoli. Attraverso l’indice di attività , elaborato in base a parametri quali il numero di proposte di legge presentate o cofirmate, di interrogazioni o interpellanze, degli interventi in Aula o in Commissione, della presenza alle votazioni, si evince molto chiaramente che i deputati dell'Italia dei valori sono i più attivi tra tutti i gruppi presenti alla Camera, e anche al Senato.Va anche detto che questo confortante dato non rappresenta certo una sorpresa per noi che, in Parlamento, ogni giorno ci impegnamo ad operare scelte forti e coerenti di opposizione a provvedimenti che ci hanno poco o nulla convinti: dal Lodo Alfano, alla legge sulle intercettazioni, al Decreto Abruzzo, tanto per fare degli esempi. Anche rispetto alle presenze, dopo la nostra battaglia contro i ‘pianisti’ e l’introduzione delle impronte digitali per poter votare, i risultati alla fine si sono visti: calano le presenze di quelli che si facevano votare dagli amici e affiora la verità che vede i deputati e i senatori dell’Italia dei Valori ai primi posti per impegno e produttività. In questo contesto, tuttavia, c’è un dato avvilente a fare da sfondo e che ha condizionato non solo i punteggi relativi all’attività complessiva dei parlamentari evidenziati dal rapporto ‘Camere aperte’ ma anche le motivazioni di deputati e senatori a mostrarsi più attivi. Ci riferiamo al fatto che siamo in presenza di un Parlamento ormai in ginocchio, ridotto a un ruolo notarile e di ratifica di decisioni prese a Palazzo Chigi. Infatti, su 68 leggi approvate, 61 sono state quelle proposte dal governo in un anno, con una percentuale del 90%, a fronte delle sole 7 di iniziativa parlamentare, il 10%. In ogni caso, pur dovendo lavorare e impegnarci in presenza di tali arroganti limitazioni, l’impegno dei parlamentari di Italia dei Valori da domani sarà ancora maggiore. Anche per onorare quello splendido otto percento di consensi che gli elettori ci hanno riconosciuto, in speranza e fiducia, alle elezioni europee.

giovedì 18 giugno 2009

Sempre e comunque con BaracK!


Friend --

Last year, millions of Americans came together for a great purpose. Folks like you assembled a grassroots movement that shocked the political establishment and changed the course of our nation. When Washington insiders counted us out, we put it all on the line and changed our democracy from the bottom up. But that's not why we did it. The pundits told us it was impossible -- that the donations working people could afford and the hours volunteers could give would never loosen the vise grip of big money and powerful special interests. We proved them wrong. But as important as that was, that's not why we did it. Today, spiraling health care costs are pushing our families and businesses to the brink of ruin, while millions of Americans go without the care they desperately need. Fixing this broken system will be enormously difficult. But we can succeed. The chance to make fundamental change like this in people's daily lives -- that is why we did it. The campaign to pass real health care reform in 2009 is the biggest test of our movement since the election. Once again, victory is far from certain. Our opposition will be fierce, and they have been down this road before. To prevail, we must once more build a coast-to-coast operation ready to knock on doors, deploy volunteers, get out the facts, and show the world how real change happens in America. And just like before, I cannot do it without your support. So I'm asking you to remember all that you gave over the last two years to get us here -- all the time, resources, and faith you invested as a down payment to earn us our place at this crossroads in history. All that you've done has led up to this -- and whether or not our country takes the next crucial step depends on what you do right now.It doesn't matter how much you can give, as long as you give what you can. Millions of families on the brink are counting on us to do just that. I know we can deliver. Thank you, so much, for getting us this far. And thank you for standing up once again to take us the rest of the way.
Sincerely,
President Barack Obama

A proposito di REFERENDUM!


Il referendum sulla legge elettorale Calderoli, su cui si voterà il prossimo 21 giugno insieme ai ballottaggi delle elezioni amministrative, è stato proposto da Guzzetta e Segni come unico mezzo per liberarci da una pessima legge elettorale. In realtà se vincerà il Sì il referendum peggiorerà la legge e non ne eliminerà gli aspetti più pericolosi. La legge Calderoli, detta “la porcata” dal suo stesso autore, attribuisce “alla lista o alla coalizione di liste” che prende più voti un robusto premio di maggioranza calcolato su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato. Con questa legge il centrodestra, che aveva ricevuto circa il 47% dei voti, ha ottenuto il 55% dei seggi: una grossa minoranza ha così avuto il vantaggio di vedersi attribuita la maggioranza in Parlamento. I rapporti tra maggioranza e opposizione sono stati alterati all’origine: nell’attribuzione dei seggi l’opposizione è ridotta in condizione molto più minoritaria di quanto sia in realtà. In sintesi, la legge Calderoli ha prodotto un bipolarismo coatto. La stessa legge stabilisce il criterio delle liste bloccate: così le direzioni dei partiti possono gestire in piena libertà la scelta delle candidature. Quello attuale è un Parlamento di nominati assai più che di eletti. Il fenomeno è aggravato dalla possibilità di candidarsi in più collegi. In questo modo chi è eletto in più di un collegio ha la possibilità di optare per quello preferito e quindi di decidere chi sarà il primo dei non eletti a salire negli altri collegi. Pare che almeno un 30% degli eletti sia stato scelto non dai cittadini ma dal collega che ha optato per un collegio diverso. Solo su questo ultimo punto il referendum Guzzetta-Segni migliora la situazione perché elimina la possibilità delle candidature multiple. Ma non elimina le liste bloccate e quindi consegna ancora una volta alle dirigenze dei partiti il dominio sulla scelta delle candidature. Infine sono molto più gravi le conseguenze del Sì per il quesito principale, articolato in due quesiti separati, uno per la Camera e uno per il Senato. Infatti il Sì attribuisce il premio non più alla coalizione vincente ma solo alla lista che prenderà più voti. Non é stabilita una soglia minima: se per puro caso le cinque maggiori forze politiche che stanno ora in Parlamento si dividessero quasi alla pari il suffragio elettorale, una lista con poco più del 20% potrebbe ottenere il 55% dei seggi (il fascismo andò al potere superando la bassa soglia del 25% fissata dalla legge Acerbo). a è anche temibile che una lista con il 40% dei voti (questa è la stima attuale per il PdL) possa ottenere da sola la maggioranza assoluta. Così il potere di Berlusconi non avrebbe più limiti perché potrebbe fare a meno dell’apporto della Lega, suo attuale e decisivo alleato, con cui condivide ora il 55% dei seggi. La politica italiana avrebbe un unico padrone, rafforzato dal controllo quasi totale sull’informazione televisiva. Sul fronte opposto, la necessità di convogliare la maggior parte dei voti su una sola lista potrebbe far scomparire anche la minima pluralità all’interno dell’opposizione.La rappresentanza politica delle opinioni dei cittadini già drasticamente semplificata dal bipolarismo coatto della legge Calderoli sarebbe schiacciata e ridotta alla scelta tra le due sole alternative possibili nel bipartitismo coatto prodotto dal Sì nel referendum Guzzetta. Ora, se vincesse il Sì, si prospettano due futuri possibili. Il primo: entrambe le coalizioni danno vita ognuna a un solo listone riassuntivo di tutte le loro componenti. In questo modo si vanificano tutte le intenzioni semplificatrici del referendum, perché all’interno dell’unico listone si ritroverebbero tutte le forze politiche della coalizione originaria, e lì si replicherebbe con ogni probabilità la loro rissosità precedente. Il secondo: sui due fronti opposti le liste concorrono ognuna per proprio conto. E allora si verificherebbe il dominio incontrollato di una minoranza dotata degli strapoteri di una larga maggioranza. La democrazia ne uscirebbe sfigurata. I promotori del referendum sostengono che già con il sistema attuale (premio di maggioranza a una lista o a una coalizione di liste) Berlusconi potrebbe raggiungere lo stesso risultato temuto sulla base del Sì nel referendum. Ma trascurano un punto decisivo: l’autonomia della Lega. Con la legge Calderoli, Berlusconi può sì tentare di prendere da solo il premio di maggioranza ma deve fronteggiare l’immediata ostilità della Lega. E’ difficile immaginare che il PdL faccia cadere il suo stesso governo per tornare al voto con la stessa legge, me se facesse ora questo tentativo la Lega mobiliterebbe tutte le sue forze di alleato vigile per non essere ridotta a mero contorno, fuori dall’eventuale 55% dei seggi acquisito dal solo PdL. Se invece passasse il Sì, a Berlusconi basterebbe battere da solo il PD anche di un solo voto per prendersi la maggioranza assoluta, e la Lega resterebbe come accessorio trascurabile. C’è un ulteriore ipotesi peggiorativa: se la Lega dopo il voto volesse comunque acconsentire a una nuova alleanza con il PdL, si potrebbe rischiare che insieme raggiungano la percentuale per cambiare la Costituzione senza dover passare, come nel 2006, attraverso il referendum confermativo. In questo caso la maggioranza potrebbe anche cambiare la Corte Costituzionale e asservire a sé stessa tutto il sistema politico: fine della democrazia, fine della Repubblica. I promotori del referendum sostengono che la vittoria del Sì permetterà la scrittura di una nuova migliore legge elettorale. Non è vero. La legge uscita dalla modifica referendaria sarà immediatamente applicabile e non è credibile che Berlusconi rinunci al vantaggio di poter governare da solo con il 55% dei seggi.I promotori del referendum rivendicano di perseguire l’unica via possibile per costringere il centrosinistra a stare unito sotto una direzione politica unica. Sostengono che l’esperienza precedente del centrosinistra è stata disastrosa e che solo col bipartitismo coatto il centrosinistra può sperare di battere Berlusconi. E’ vero che il centrosinistra ha fatto di tutto per perdere e anche quando, con estrema fatica, ha vinto ha poi affossato i governi usciti dalla difficile vittoria elettorale. Ma sperare di riunire in un partito unico forze che non sono riuscite a stare insieme in una coalizione è prospettiva realistica? E sarebbe ancora più realistica la fantasia di una riscossa vittoriosa animata dal solo PD? E in nome di questo miraggio vale la pena di rischiare di consegnare il paese e la Costituzione a un padrone unico senza limiti e senza controllo?Una cosa è certa: nelle condizioni attuali il Sì consegna l’Italia a un soggetto che in qualsiasi altro paese democratico non avrebbe mai nemmeno potuto accedere al Parlamento.

mercoledì 17 giugno 2009

Libertà della rete.


La rete è rimasta l'unica libera prateria dell'informazione. Chi ci crede più alle "verità della televisione"? Poca la fiducia anche verso i mass-media tradizionali, spesso asserviti ai poteri forti, talvolta compiacenti per scelta o necessità.La facilità di accesso al web, l'esplosione dei blog e dei siti della "social network", la possibilità per chiunque di "partecipare" condividendo opinioni e immagini con tutto il mondo, stanno togliendo il sonno a quelli che basano il loro potere sul controllo dei mezzi di informazione. Il loro desiderio di limitare, scoraggiare e complicare l'espressione su internet è molto forte. E si vede nelle iniziative di legge che si rincorrono da qualche anno, proposte in sordina anche se mascherate col nobile intento di tutelare "il principio del pluralismo dell'informazione inteso come libertà di informare e diritto ad essere informati". Ma, attenti, la blogosfera è ormai immensa e il gioco non sarà facile. Come cantava Lucio Battisti: "Come può uno scoglio arginare il mare?"

Stampa locale: ma è lo stesso consiglio comunale?



Eccovi due diverse versioni stampa che relazionano in merito alla riunione del primo consiglio comunale di Turriaco.

1.da IL PICCOLO del 17 giugno 2009:

TURRIACO. POLEMICA PER L’ESCLUSIONE DELLA MINORANZA DALLA COMMISSIONE EDILIZIA

Nel Brumat-ter c’è l’assessore alla Cultura

Il nuovo incarico affidato al sancanzianese Enrico Bullian. Proteste dell’opposizione

TURRIACO Un Consiglio comunale molto acceso ha fatto da sfondo al giuramento del sindaco Alessandra Brumat, riconfermata alla guida della piccola comunità bisiaca per il terzo mandato consecutivo. Dopo la convalida degli eletti da parte del segretario comunale e il giuramento del sindaco, la Brumat ha ringraziato gli elettori che hanno riposto nuovamente in lei la fiducia, augurandosi di poter lavorare proficuamente per il paese con la collaborazione di entrambe le parti, maggioranza e opposizione. Confermati vicesindaco Mario Schiavon, nonché assessore alle Politiche sociali e socio assistenziali, Fabrizio Kranitz, assessore ai Lavori pubblici, ambiente e protezione civile, Renzo Farfoglia per le Attività sportive e associative, mentre una novità di assoluto rilievo sarà costituita dall’assessorato alla Cultura: quest’ultimo è stato affidato a un assessore esterno, Enrico Bullian, già consigliere del Comune limitrofo di San Canzian d’Isonzo. Proprio in merito a questo assessorato esterno ci sono state le prime discussioni inerenti al fatto che la persona prescelta non sia un cittadino del paese di Turriaco. Il capogruppo della maggioranza, Maurizio Zorba, ha messo in evidenza il fatto che comunque Bullian lavorerà seriamente per la comunità di Turriaco. Il momento di tensione più alta si è avuto però in seguito alla discussione relativa alla commissione edilizia. Carlo Muset, esponenti del gruppo di minoranzaa ”Centrodestra per Turriaco” e Lega bisiaca, ha chiesto di poter partecipare a questa commissione. «In questa commissione – ha sottolineato il sindaco Brumat – c’è assoluta necessità di avere vicini tecnici di fiducia del sindaco che risponde in prima persona su tutto, pertanto ritengo che tale commissione non sarà aperta ad alcun membro del Consiglio comunale».
A seguito di tale risposta, che ha bloccato fermamente altri interventi, due altri consiglieri della minoranza (”Il paese in Comune”) Duilio Petean e Tiziano Pizzamiglio hanno abbandonato la seduta che è stata poi tolta dopo la nomina della commissione elettorale. Per quel che riguarda i nuovi consiglieri di maggioranza ad Annalisa Ponton è stato conferito l’incarico, in stretta collaborazione con il sindaco, di lavorare al progetto “Donne amministratrici per le donne”, mentre a Ferruccio Barea è stato affidato l’incarico di verifica e controllo dei sorvoli aerei del paese. Intanto è stato convocato per mercoledì 24 il primo Consiglio comunale di Doberdò. Quello di Fogliano Redipuglia si riunirà invece luned’ 22 e quello di Staranzano venerdì 26.
Elisa Baldo


2. dal MESSAGGERO VENETO del 17 giugno 2009.


Nominata la nuova giunta del sindaco Alessandra Brumat, confermata per il terzo mandato consecutivo. Costituiti i gruppi delle assise civiche


Turriaco: Bullian assessore, malcontento in consiglio


Pizzamiglio: la lista che ha vinto non ha trovato altre risorse per una delle deleghe più importanti.

TURRIACO. È stato un consiglio di conferma quello che si è tenuto l’altra sera a Turriaco, il primo della terza amministrazione Brumat, visto che, appunto, il sindaco Alessandra Brumat, è stato riconfermato per la terza volta alla guida del comune della Bisiacaria.

Un consiglio però che ha già avuto i suoi primi momenti di discussione relativi alla nomina dell’assessore esterno, possibilità offerta dal regolamento comunale e che ha visto Brumat assegnare le deleghe alla pubblica istruzione, cultura, politiche giovanili al giovane Enrico Bullian, dottore in storia contemporanea, attivo nel modo associazionistico, autore di un ricerca sugli effetti dell’amianto sfociata poi in un volume pubblicato e consigliere comunale a San Canzian.

È stato il neoconsigliere Tiziano Pizzamiglio già candidato sindaco della lista “Il paese in comune” a evidenziare che, senza avere assolutamente nulla di personale contro il neo assessore, il nome di Bullian non è stato una sorpresa visto che la voce girava da tempo «e poi evidente che la Lista che ha vinto le elezioni non ha saputo trovare in sé le risorse per una delle deleghe più importanti. C’è un gap nell’amministrazione che è stato colmato da San Canzian».
Il consigliere Pier Ugo Candido, candidato sindaco di Idv Di Pietro ha chiesto che siano verificate le condizioni di eleggibilità di Bullian, ma ha anche sottolineato lo “scadimento” provocato dall’assenza di donne in giunta. È stato il sindaco a comunicare che le verifiche di eleggibilità sono già state effettuate e che si è cercato di coinvolgere in giunta delle donne, «ma la questione non è così semplice».

Il sindaco, dopo aver giurato sulla Costituzione e aver affermato «com’è molto più bello giurare davanti ai cittadini che al prefetto», ha ringraziato i cittadini che le hanno confermato la loro fiducia e ha augurato a tutti i consiglieri di lavorare proficuamente, perché si sviluppi una buona amministrazione.«L’amministrazione comunale opererà a servizio di tutta la comunità, con criteri di trasparenza e partecipazione, per promuovere lo sviluppo civile, sociale ed economico, ispirandosi ai principi della democrazia» ha detto, ufficializzando poi i nomi degli assessori.Oltre a Bullian, assessore esterno, sono stati confermati dalla giunta precedente Mario Schiavon (vicesindaco, assessore ai servizi socioassistenziali, alle politiche sanitarie e alla problematiche dell’amianto) e Renzo Farfoglia (attività sportive e associativa), mentre Fabrizio Kranitz ha ricevuto le deleghe all’urbanistica, lavori pubblici, ambiente e protezione civile. Ai consiglieri Annalisa Ponton e Ferruccio Barea sono stati affidati dei progetti specifici a tempo determinato: alla prima il progetto “Donne amministratrici per le donne”, al secondo la verifica e controllo dei sorvoli aerei del territorio comunale. Si sono, quindi, costituiti i gruppi consiliari: della maggioranza fanno parte Pd (6 consiglieri) e Rc (un consigliere), dell’opposizione Idv, Lega Nord, Centro destra-Lega bisiaca e Il paese in comune (2 consiglieri).Nell’occasione il consigliere Carlo Muset di centro-destra ha sottolineato come a Turriaco ci sia una controtendenza rispetto a quanto succede in tutta Italia, «qui c’è una rinascita della sinistra. Rc è uscita dappertutto e qui invece esprime un consigliere e l’assessore esterno». Si è augurato, inoltre, di poter lavorare assieme ai consiglieri di minoranza, soprattutto rispetto a controverse situazioni urbanistiche.

martedì 16 giugno 2009

Frasi campate in aria: "Attento a quello che scrivi sul BLOG!". Fiabe di censura di paese.



Se molte persone sentissero la frase: "Attento a quello che scrivi sul blog dell'Italia dei Valori" a cosa penserebbero? Ad una minaccia? Ad un consiglio da "picciotto" per far desistere IdV dalla propria azione politica espressa anche attraverso i blog? Oppure ad un tentativo goffo e bislacco di manifestare un pensiero DESTRORSO - in linea con il modello della RIFORMA sulla COMUNICAZIONE INTERNET dell'attuale di centrodestra - per annientare strumenti così essenziali di civile, libera e democratica comunicazione?

Sarebbe bene in questi casi ricordare sempre i dettami della nostra Costituzione Italiana e del suo grande art. 21, che più avanti riportiamo.

La Segreteria dell'Italia dei Valori - Di Pietro indignandosi, ma non solo, se dovesse manifestarsi un'ipotesi verbale come sopra riportata, oggi ancora così fiabesca, segnala e ricorda la propria magnanimità ed avvalendosi del principio "REPETITA IUVANT" ritorna sull'argomento - ampiamente già trattato nel BLOG - pubblicando l'articolo costituzionale, su citato, nella sua parte essenziale:

"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"



lunedì 15 giugno 2009

Segnatevi questa data:15 giugno 2009. A Turriaco niente sarà come prima!




S'è svolto questa sera (ore 20.00) il primo consiglio comunale di Turriaco. Purtroppo nonostante la nostra richiesta di autorizzazione al Sindaco e un nostro Ordine del Giorno specifico - condiviso da gran parte dell'opposizione - sul tema delle videoriprese dei consigli comunali (progetto CONSIGLI COMUNALI TRASPARENTI) NON E' STATO POSSIBILE VIDEORIPRENDERE la seduta.
Comunque lo faremo - ex pronuncia del Garante della Privay del 2003 - dalla prossima seduta consiliare.


In sintesi:

1. apertura del "cerimoniale" con lettura da parte del Sindaco delle frasi di rito e dello Statuto comunale.Verifica della sua eleggibilità e compatibilità all'incarico pubblico: approvazione unanime del Consiglio comunale.

2. prima schermaglia tra opposizione e maggioranza sulle nomine della Giunta comunale. Il consigliere Pizzamiglio (Lista Civica) e Zorba (PD) si affrontano, all'insegna del famoso motto latino "scusa non richiesta accusa manifesta", su precise, e grammaticamante corrette, osservazioni del primo che fa scaturire verbalmente il capogruppo PD che s'esprime - come direbbe l'assessore Cangini di Zelig, su cose "stufose" - con una sovrabbondante, e socratica, difesa d'ufficio dell'attuale (e precedente) Giunta. La cittadinaza presente e molti consiglieri non capiscono. Finirà con l'uscita dall'aula dei componenti del gruppo consiliare "Paese in comune" causata anche dal fatto che al consigliere Petean non veniva data la parola rispetto una sua specifica richiesta d'intervento.


3. quanto a noi dell'Italia dei Valori.

- Dopo aver colto questa prima occasione pubblica per ringraziare quell'elettorato che attentamente ha capito che IdV è l'unica forza utilmente e civicamente orientata nonchè nuova e diversa politicamente, interveniamo sul tema delle NOMINE degli ASSESSORI rilevando il problema della PARI OPPORTUNITA'. Infatti per noi è evidente il caso della mancata nomina di una donna in esecutivo. Lo statuto comunale vigente - quello, per capirci, scritto da chi siede ancora oggi in maggioranza - al suo art. 16 comma 8 prevede che sia PRIVILEGIATO, rispetto alle nomine degli assessori, il principio della pari opportunità. Il risultato di questa grande norma l'abbiamo visto e sentito oggi: NIENTE DONNE in Giunta! Quindi un sostanziale impoverimento strutturale ed organico, ma non solo, dell'esecutivo. Secondo noi l'Assessore al Bilancio della Giunta uscente, Barbara PORCARI, persona competente e preparata, poteva fare ancora un gran bene!
- Un altro rilievo da noi sollevato riguarda l'accertamento dell'eleggibilità e compatibilità, dell'
ASSESSORE ESTERNO. E sì perchè a Turriaco c'è un assessore esterno; lo stesso che le vocine del PD ci davano per potenziale e di cui abbiamo già scritto in questo blog: è il dott. Enrico BULLIAN di S. Canzian d'Isonzo, ivi consigliere comunale. E sì di San Canzian d'Isonzo! Come sollevato da alcuni, il gap di non avere persone di Turriaco da mettere in giunta che si occupino di cultura è stato recuperato, alla faccia della cd. turriachicità, solamente con una del comune viciniori. Bravo ragazzo, ci dicono, e competente per propri curricula. Non abbiamo dubbi giacché, al contrario di altri, la nostra libera e serena forma mentis ci evita ogni tipo di malevola prevenzione. Per ritornare alla sostanza: il nostro rilievo muove semplicemente leggendo seduta stante lo statuto comunale (in specie il suo art. 16 comma 4 - che prescrive che sia il CONSIGLIO COMUNALE a fare la verifica) cioè sempre quell'atto fondamentale che ha incorniciato formalmente, all'inizio della seduta consiliare, l'elezione del Sindaco, e di cui lo stesso ne ha dato ripetuta lettura. Tanti non capiscono che il nostro intervento si limitava a non perdere prerogative di controllo di cui è portatore il consiglio comunale e la solita "cannonata "verbale del neonominato capogruppo del PD, piena di chissà quale immanente ed inutile preoccupazione, viene riservata questa volta all'IdV ( all'insegna sempre dell'exsusatio non petita accusatio manifesta). Insomma, a prescindere dall'argomento trattato, il PD ce n'aveva sempre un po' per tutti noi, vera sinistra e d'opposizione! Le sue argomentazioni infatti rispetto al petitum (la nostra domanda) paiono anche qui esagerate, e legate a chissà quali complotti, nel significare che il nostro intervento doveva nascondere per forza di cose qualcosa di capzioso. Nascondere? Capzioso? E perchè? Pallottole sprecate caro consigliere! Il colloquio si chiude per parte nostra ricordando che lo Statuto è la norma fondamentale del Comune, quella che ha citato il Sindaco nel suo discorso introduttivo, e che vale anche per ogni eventualità in essa contemplata atteso che ogni consigliere comunale almeno dovrebbe leggerselo prima di sparare oralmente anche "ad alzo zero". Il merito della questione, cioè l'incompatibilità/ineleggibilità dell'assessore esterno, lo risolve il primo cittadino in velocità con "un tutto a posto previe verifiche preventive." Mah!

- Quanto alle due commissioni ELETTORALE e PER LA FORMAZIONE degli ALBI per GIUDICI POPOLARI: sembra fosse già tutto preordinato. L'opposizione amica (PDL e LEGA) che in questi anni pare abbia assicurato solo dissenso artistico (criticando ad esempio - l'ha detto il Sindaco - le pitturazioni della sala consiliare) e non politico s'è presa i suoi posticini. A noi NIENTE, non che ambissimo necessariamante a posti di potere, al contrario di altri che in campagna elettorale li negavano e al dunque li accettavano; alla LISTA CIVICA, che se n'era anche uscita dall'aula, commettendo secondo noi un grave errore politico, IDEM.

- Abbiamo potuto dibattere anche sul problema trasparenza. Al Sindaco e al Consiglio è stato evidenziato, d'accordo - qui sì - con le parole e con concetti espressi in merito dal capogruppo PD, che è stato presentato a Turriaco il progetto di Italia dei Valori "COMUNI TRASPARENTI" per le videoriprese dei consigli comunali, in maniera da garantire una capilarizzazione della comunicazione istituzionale per tutti i cittadini. Di più: IdV ha elaborato pure un Regolamento specifico depositato in Comune. Si spera in una massima condivisione e celere accoglimento. Vedremo chi ha veramente a cuore la TRASPARENZA amministrativa anche in questa veste innovativa di comunicazione. Concetti presenti nel nostro programma in cui è ribadito che il livello e il grado avanzato di una democrazia costituisce la conseguenza del modo in cui il Sindaco interpreta il proprio ruolo e dal tipo di dialettica con il Consiglio comunale. L’ITALIA DEI VALORI – DI PIETRO, come per tutte le amministrazioni locali, ritiene che il Comune di Turriaco vada gestito non in modo centralistico ma con scelte d'amministrazione frutto di decisioni prese con la comunità evitando le cosiddette “calate dall'alto” di una ristretta cerchia di persone, mal interpretata come l’Istituzione, senza essere il frutto di un vero dibattito democratico. Quest’obiettivo imprescindibile vuole essere una risposta alla circostanza impedente per cui tanti partiti sono oramai incapaci di comprendere la genuina intenzione dei cittadini: si preoccupano infatti solo di conservare propri apparati,,relative collocazioni e privilegi, anche nelle istituzioni. Come assunto generale erga omnes va affermato il principio di ITALIA DEI VALORI – DI PIETRO che le amministrazioni pubbliche devono essere in grado di gestire politiche locali senza contenuti conflittuali svincolandosi da potenziali legami di sorta con gruppi organizzati d’interesse. E’ necessaria quindi la predisposizione per un pensiero politico realistico onde conservare e migliorare la Turriaco vivibile, solidale e fondata su valori condivisi e partecipati. Va sgombrato il campo ad ogni equivocazione nell’esercizio del proprio mandato pubblico atteso che la democrazia della partecipazione e ascolto non può essere solo d’apparenza oppure sacrificata di fatto all’altare di uno apparente decisionismo. La cittadinanza che è la parte più critica dell’operato di una amministrazione comunale si trova spesso da sola ad affrontare un apparato amministrativo e politico che cala dall'alto scelte arbitrarie, perché non verificate sul terreno pratico del confronto democratico. In questo contesto l’Istituzione locale deve svolgere quel ruolo fondamentale di raccordo tra i problemi dei singoli e quelli della comunità onde perseguire soluzioni efficaci, efficienti e trasparenti con un atteggiamento costruttivo, senza processi equivoci o equivocabili o frutto di meccanismi autocelebrativi. Solo valutando costantemente il proprio operato e cogliendo i bisogni primari dei cittadini, fornendo loro azioni positive su misura, l’Istituzione incarnerà il presente favorendo soluzioni positive per tutte le problematiche che si presenteranno sia esse singole che collettive.

venerdì 12 giugno 2009

Dilemmi turriachesi.

Dopo la campagna elettorale continua ad aleggiare, ora prepotentemente dai banchi della maggioranza, il concetto di residenza come prerogativa unica per essere buoni amministratori locali o primicittadini. Quest'assunto emerge con chiarezza dalla Relazione al Rendiconto di gestione presentata dal Sindaco nell'ultimo consiglio comunale: documento questo che dovrebbe essere squisitamente tecnico-contabile. Come direbbe Antonio Di Pietro: "Che c'azzecca?". E infatti questo è l'interrogativo che molti si pongono. Il documento sorvola sui problemi reali ma si spende molto a concettualizzare banalità con elementari, e quanto mai affrettate, equazioni del tipo RESIDENZA =  PATERNITA' di ECCELLENZA. Non bastava la DESTRA a porre continui elementi di DISTINGUO e proclami del diverso, ora a Turriaco ci si mette pure la maggioranza o chi per lei! Beatificare  temi molto cari a governi leghisti, di centrodestra, ed oltre, per presunte manovre ad escludendum non è sintomo di buona amministrazione. Ciò invece configurerebbe l'uso di prerogative istituzionali per un inutile spendita di proclami campanilistici e di mera propaganda   per fini estranei al mandato popolare ricevuto. Chi ha infatti detto che il prossimo Sindaco non possa essere di San Canzian d'Isonzo, visto, poi, che abbiamo già un assessore, ed un consigliere, di tal comune? Italia dei Valori, significando questo rapporto schizofrenico, ritiene che le persone siano  e possano essere anche validi amministratori, politici, o altro, anche a prescindere da certa rivendicata turriachicità, atteso che l'unico distinguo è quello di essere legate ed inserite fattivamente, ed a vario titolo nella comunità, che li può conoscere, e riconoscere come tali. Come abbiamo sempre detto: queste sono le persone serene con il sorriso sul volto!

TURRIACO: ecco la probabile III Giunta "Brumat".

Mario SCHIAVON - Vicesindaco/Assistenza

Fabrizio Gerd KRANITZ - Lavori pubblici/Urbanistica

Renzo FARFOGLIA - Associazionismo/attività sportive

Enrico BULLIAN - Cultura

Nota interrogativa:

1.ma non erano quelli del PD Turriaco che durante la campagna elettorale affermavano il PREDOMINIO della RAZZA TURRIACHESE sulle altre, come unica condizione per essere eletti in consiglio comunale? Che ci farà allora in giunta uno di S. Canzian d'Isonzo?

2. non erano quelli di RIFONDAZIONE COMUNISTA che strillavano nelle vie e nelle piazze di Turriaco la loro riluttanza verso candidati Sindaci e posti di potere?

E' QUESTA LA "COERENZA" DI CLASSI POLITICHE SEMPRE PIU' DISTANTI DAI BISOGNI PRIMARI DELLA CITTADINANZA MA, COME PARE, UNICAMENTE LEGATE A VINCOLI DI POTERE!

Forse la prossima volta non ci sarà una "SERRACCHIANI" che li salverà!

Zoccole & Grilli.

giovedì 11 giugno 2009

Entrata a gamba tesa!


Riceviamo e pubblichiamo:


Chiuso per rettifica
I cittadini e gli operatori della rete saranno sottoposti all'obbligo di rettifica, così come spetta alla stampa tradizionale.
Alla rete gli oneri e le briciole degli onori

Roma - Il Governo pone la fiducia sul discusso disegno di legge in materia di intercettazioni e la blogosfera ne fa le spese rischiando di essere "chiusa per rettifica". È questo il senso di quanto è accaduto nelle scorse ore in Parlamento, dove per effetto dell'approvazione del maxi-emendamento presentato dal Governo sta per diventare legge l'idea - di cui si è già discusso sulle colonne di questa testata - di obbligare tutti "i gestori di siti informatici" a procedere, entro 48 ore dalla richiesta, alla rettifica di post, commenti, informazioni ed ogni altro genere di contenuto pubblicato.Non dar corso tempestivamente all'eventuale richiesta di rettifica potrà costare molto caro a blogger, gestori di newsgroup, piattaforme di condivisione di contenuti e a chiunque possa rientrare nella vaga, generica e assai poco significativa definizione di "gestore di sito informatico": la disposizione di legge, infatti, prevede, in tal caso, una sanzione da 15 a 25 milioni di vecchie lire.
Tanto per esser chiari e sicuri di evitare fraintendimenti quello che accadrà all'indomani dell'entrata in vigore della nuova legge è che chiunque potrà inviare una mail a un blogger, a Google in relazione ai video pubblicati su YouTube, a Facebook o MySpace o, piuttosto al gestore di qualsiasi newsgroup o bacheca elettronica amatoriale o professionale che sia, chiedendo di pubblicare una rettifica in testo, video o podcast a seconda della modalità di diffusione della notizia da rettificare. È una brutta legge sotto ogni profilo la si guardi ed è probabilmente frutto, in pari misura, dell'analfabetismo informatico, della tecnofobia e della ferma volontà di controllare la Rete degli uomini del Palazzo. Provo a riassumere le ragioni di un giudizio tanto severo.
L'intervento normativo in commento mira, nella sostanza, a rendere applicabile a qualsiasi forma di comunicazione o diffusione di informazioni online - avvenga essa in un contesto amatoriale o professionale e per scopo personale, informativo o piuttosto commerciale - la vecchia disciplina sulla stampa dettata con la Legge n. 47 dell'8 febbraio 1948 e, in particolare, il suo art. 8 relativo ad uno degli istituti più controversi introdotti nel nostro ordinamento con tale legge: l'obbligo di rettifica. La legge sulla stampa, tuttavia - come probabilmente è noto ai più - costituisce una delle poche leggi vigenti scritte e discusse direttamente in seno all'assemblea costituente ormai oltre sessant'anni fa ed ha, pertanto, già mostrato in diverse occasioni un'evidente inadeguatezza a trovare applicazione nel moderno mondo dei media che poco o nulla ha a che vedere con quello avuto presente dai padri costituenti. Si tratta, per questo, di una legge che avrebbe richiesto un intervento di "aggiornamento" urgente, competente ed approfondito o, piuttosto, meritato di essere mandata in pensione dopo oltre mezzo secolo di onorato servizio. Contro ogni legittima aspettativa, invece, Governo e Parlamento hanno deciso di affidarle addirittura la disciplina della Rete ovvero della protagonista indiscussa di una delle più grandi rivoluzioni del mondo dell'informazione nella storia dell'uomo. Difficile, in tale contesto, condividere la scelta del Palazzo. Ma c'è di più.
Sono anni che si discute ad ogni livello - nelle università, nelle aule di giustizia e, persino, in Parlamento ed a Palazzo Chigi - della possibilità e opportunità di estendere in tutto o in parte la disciplina sulla stampa e, in particolare, le disposizioni dettate in materia di obbligo di registrazione delle testate, a talune forme di comunicazione e diffusione delle informazioni online senza che, sin qui, si sia arrivati ad alcuna conclusione sicura e condivisa.La brutta ed ambigua riforma dell'editoria introdotta con la legge n. 62 del 2001, il famoso DDL Levi ribattezzato l'ammazza blog presentato e poi ritirato, il DDL Cassinelli ovvero il "salvablog" tuttora in attesa di essere discusso alla Camera dei Deputati e la "storica" condanna dello storico Carlo Ruta per stampa clandestina pronunciata dal Tribunale di Modica in relazione alla pubblicazione del blog dello studioso siciliano sono solo alcuni dei provvedimenti e delle iniziative che hanno, negli ultimi anni, alimentato - in Rete e fuori dalla Rete - un dibattito complesso ed articolato senza vincitori né vinti. L'entrata in vigore della nuova disciplina sulle intercettazioni vanificherà e polverizzerà il senso di questo dibattito stabilendo, una volta per tutte, che la disciplina sulla stampa - o almeno una parte importante di essa - si applica a qualsiasi forma di comunicazione e diffusione di informazioni nel cyberspazio. Difficile resistere alla tentazione di definire dilettantistica, approssimativa ed irresponsabile la scelta del legislatore che è entrato "a gamba tesa" in questo dibattito ultradecennale ignorandone premesse, contenuti e questioni e che ora rischia di infliggere - non so dire se volontariamente o inconsapevolmente - un duro colpo alla libertà di manifestazione del pensiero nel cyberspazio modificandone, per sempre, protagonisti e dinamiche. Nel Palazzo, domani, qualcuno - nel tentativo di giustificare questo monstrum giuridico liberticida e anti-Internet - dirà che è giusto pretendere anche da blogger, gestori di piattaforme di condivisione di contenuti e titolari di qualsiasi altro tipo di sito Internet la pubblicazione di una rettifica laddove loro stessi o i propri utenti pubblichino contenuti non veritieri o ritenuti lesivi dell'altrui reputazione o onore. Libertà fa rima con responsabilità è il ritornello che sento già risuonare nel Palazzo. Il problema non è, tuttavia, il ritornello che non si può non condividere, quanto, piuttosto, le altre strofe della canzone per restare nella metafora ovvero le modalità attraverso le quali il legislatore ha preteso di raggiungere tale ambizioso risultato. Provo a riassumere il mio punto di vista. The web is not the press (or tv) si potrebbe dire con uno slogan e non è, pertanto, possibile né opportuno applicare ad ogni forma di comunicazione online la speciale disciplina dettata per l'informazione professionale. Dovrebbe essere evidente ma così non è. Gestire le richieste di rettifica, valutarne la fondatezza e, eventualmente, darvi seguito è un'attività onerosa che mal si concilia con la dimensione "amatoriale" della più parte dei blog che costituiscono la blogosfera e rischia di costituire un elemento disincentivante per un blogger che, pur di sottrarsi a tali incombenti e alle eventuali responsabilità da ritardo (una multa da 25 milioni di vecchie lire per aver tardato a leggere la posta significa la chiusura di un blog!), preferirà tornare a limitarsi a leggere il giornale o, piuttosto postare solo su argomenti a basso impatto mediatico, politico e sociale e, come tali, insuscettibili di "disturbare" chicchessia. Allo stesso modo, il gestore di una piattaforma di condivisione di contenuti o, piuttosto, di social networking che, per definizione, non produce le informazioni che diffonde, ricevuta una richiesta di rettifica non potrà, in nessun caso, in 48 ore, verificare con l'autore del contenuto la veridicità dell'informazione diffusa e, quindi, l'effettiva sussistenza o meno dell'azionato diritto di rettifica. Risultato: o si doterà - peraltro non a costo zero - di una struttura idonea a pubblicare d'ufficio tutte le rettifiche ricevute o, peggio ancora, deciderà di rimuovere tutti i contenuti che formino oggetto di un altrui istanza di rettifica tanto per porsi al riparo da eventuali contestazioni circa la forma, i caratteri e la visibilità della rettifica stessa. Sembra, in altre parole, evidente che la nuova legge produrrà quale effetto pressoché immediato quello di abbattere sensibilmente la vocazione all'informazione diffusa che ha, sin qui, costituito la forza del web come primo spazio davvero libero - o quasi-libero - di divulgazione di quello straordinario patrimonio di pensieri e notizie che, sin qui, i media professionali non hanno in parte potuto e in più parte voluto lasciar filtrare per effetto dei forti ed innegabili condizionamenti che i poteri politici ed economici da sempre esercitano sulle testate giornalistiche cartacee, radiofoniche o televisive che siano. Da domani, quindi, i nemici della libertà di informazione avranno un pericoloso strumento per far passare la voglia a tanti blogger nostrani di dire la loro ed ad altrettanti "giornalisti diffusi" di raccontare storie inedite via Facebook, YouTube o MySpace. Ma c'è ancora di più. Il senso dell'obbligo di rettifica previsto nella vecchia legge sulla stampa risiede nella circostanza che in sua assenza il cittadino che si senta diffamato o avverta l'esigenza di "rettificare" un'informazione diffusa da un giornale non potrebbe farlo o meglio resterebbe esposto all'arbitrio del direttore della testata, libero di pubblicare o non pubblicare la rettifica. Non è così, tuttavia, nella più parte dei casi in Rete dove - salvo eccezioni - chiunque può pubblicare una precisazione, un commento, un altro video o, piuttosto, condividere un link su un profilo di Facebook per replicare e/o rettificare l'altrui pensiero. È questo il bello dell'informazione non professionale online ed è questa una delle ragioni per le quali l'informazione in Rete è - sebbene ancora per poco - più libera di quanto non lo sia quella tradizionale. E per finire, dopo il danno la beffa.
Mentre, infatti, la nuova legge impone a chiunque utilizzi la Rete per comunicare o diffondere contenuti e/o informazioni gli obblighi caratteristici dei produttori professionali di informazione, continua a non riconoscergli pari diritti: primo tra tutti l'insequestrabilità di ogni contenuto informativo diffuso a mezzo Internet alla stessa stregua di un giornale. In questo modo si sarebbe, almeno, potuto dire "onori e oneri" mentre, così, l'informazione in Rete finisce con l'essere svilita ad un'attività pericolosa, onerosa e mal retribuita o, nella più parte dei casi, non retribuita affatto. Basterà la passione ad indurre i protagonisti del cosiddetto web 2.0 a resistere anche a tale ulteriore aggressione o, questa volta, getteranno la spugna consegnando la Rete ai padroni dell'informazione di sempre? Chiediamocelo e, soprattutto, chiediamolo a chi ha voluto questa nuova inaccettabile legge ammazza-Internet.

Guido Scorza
www.politicheinnovazione.eu

mercoledì 10 giugno 2009

Si comincia l'avventura!



Il giorno 15 giugno 2009 alle ore 20.00 è convocato il I consiglio comunale a Turriaco (GO). Siete tutti invitati a partecipare.

Italia dei Valori: in EUROPA c'è, eccome!




Amici della Rete, ce l'abbiamo fatta. Stiamo invertendo la tendenza dell'elettorato italiano, stiamo riuscendo a far aprire gli occhi agli italiani e far capire loro che questo modello di governo che Berlusconi voleva portare avanti è un modello a termine. Grazie, grazie per il vostro voto, grazie per la vostra solidarietà e per la vostra fiducia, ricambieremo con nuovo slancio, nuovo ardore e nuova responsabilità.

Siamo convinti che il messaggio sia racchiuso in una sola parola: “cambiamento”. Italia dei Valori è una formazione politica “contenitore” di quella società civile che non vuole stare solo a guardare, ma che vuole partecipare al cambiamento.Porteremo in Europa persone di altissima qualità che rappresentano la migliore Italia, sicuramente de Magistris e Sonia Alfano, insieme ad altre 5 persone, in tutto sette europarlamentari dell'Italia dei Valori, che tratteranno tutte le problematiche attinenti all'informazione, alle energie rinnovabili, all'economia diffusa, alla lotta al signoraggio e all'approfittamento del sistema bancario, ad un sistema delle imprese che rispetti le regole del gioco, alla solidarietà delle fasce sociali più deboli e ad una cultura che abbia più rispetto dei diritti umani.Faremo sentire la nostra voce. Da oggi ci sentiamo così responsabilizzati che non ci vogliamo più definire “un partito che stà all'opposizione”, piuttosto “un partito che vuole costruire un cambiamento”, un'alternativa al modello berlusconiano fascista, piduista e razzista. Ovviamente, sappiamo bene che per costruirlo è necessario andare oltre a questo stesso risultato e trovare alleanze e convergenze, che non cercheremo tra i partiti, ma tra di voi, tra la società civile, le cercheremo nella costruzione di un programma che vogliamo condividere con voi attraverso la Rete.Il 22 di giugno con un esecutivo avvieremo un percorso che condurrà ad un Congresso nazionale, dove fisseremo un'illustrazione programmatica, un ascolto diffuso del programma che volete e, insieme, costruiremo questa nuova classe dirigente che, partendo dalla struttura dell'Italia dei Valori, costruirà la nuova politica del domani.Nel sistema delle alleanze mettiamo al primo posto voi, voi della Rete che ci avete dato fiducia. Ci sentiamo ancora più responsabilizzati, e da oggi stesso ci rimettiamo al lavoro: nessun giorno di ferie è possibile quando si è "al fronte" contro questo regime berlusconiano.