martedì 24 novembre 2009

Filma il Tuo consiglio comunale.

Esiti consiglio comunale.


Ordine del giorno in discussione.

Approvazione verbali seduta precedente:
IDV ha votato sì (procedura routinaria)!
Assestamento di Bilancio 2009: IDV ha votato no! per l'ovvio motivo che non condivide le scelte, inserite come capitoli di Bilancio, di questa Amministrazione comunale.
Proroga convenzione centro Alzheimer: IDV ha votato sì auspicando (dichiarazione al momento del voto) che si possa avere un 'unica azienda provinciale per i servizi alla persona e all'assistenza ( come da programma elettorale IDV - giugno 2009).
Permuta area: IDV ha votato sì.
Ordine del giorno sul diritto all'acqua: IDV ha votato sì proponendo una modifica all'ODG (ACCOLTA) nel senso di evidenziare l'alto valore costituzionale dei diritti violati con la privatizzazione dell'acqua.
Risposte ad interrogazioni (quelle fin ora presentate solo da IDV): si veda argomenti sul blog. In specie sulla PREACCOGLIENZA il Sindaco ha detto che il servizio partirà a breve.
Comunicazioni.


Il gruppo IDV, nel corso del consiglio comunale, ha evidenziato:
- la povertà di proposta comunale ed intercomunale in tema di salvaguardia/assistenza anziani e/o ospiti casa di riposo (l'assessore di riferimento ha detto che è colpa, non dei politici, ma di chi gestisce le strutture);
- la necessità di un ODG sulla precarizzazione del rapporto di lavoro nella scuola (l'assessore di riferimento ha accolto l'invito proposto da IDV). Il Comune deve essere protagonista attivo a tutela dei precari della scuola.

lunedì 23 novembre 2009

Consiglio comunale.

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Stasera ore 20.00 presso la SALA di piazza LIBERTA': Consiglio comunale.

Partecipate!

giovedì 12 novembre 2009

Sinergie.


GRUPPI CONSILIARI

Italia dei Valori - Il Paese in comune.

11 novembre 2009

Oggetto: proposta ordine del giorno sulla ormai prossima privatizzazione dell’acqua, legge 133 del 5 agosto 2008.

Considerati i recenti atti del Consiglio dei Ministri, il quale ha apportato ed approvato alcune modifiche riguardanti l’articolo 23 bis della legge 133/2008;

Tenuto conto che con tali normative si viene a togliere qualsiasi ostacolo alla privatizzazione dell’acqua e conseguentemente al controllo delle tariffe;

Ritenuto che con detti processi l’acqua non sarà più un bene pubblico, ma merce di scambio, e di capitale, con l’alto rischio che la gestione venga affidata a multinazionali con solo interessi economici;

Valutato che l'acqua in mano a multinazionali private potrebbe essere “il nuovo petrolio”, con conseguenti costruzioni di rapporto di potere/forza nel mondo intero;

Atteso che probabilmente l’erogazione sarà appunto gestita dalle suddette multinazionali e che all’attualità mancano indicazioni e obblighi sulle manutenzioni e sulle riparazioni delle reti, costi che si prevede ricadranno sulla collettività;

Questo Consiglio Comunale approva il seguente ordine del giorno con cui

chiede alle Autorità preposte

che venga riformulata la legge 133 del 2008 nella parte in cui incide sulla privatizzazione dell’acqua (art. 23 bis)

s’impegna

a mantenere l’acqua come bene non sostituibile e un diritto, privo di ogni rilevanza economica, quindi bene comune di rilevanza sociale e come tale garantito e tutelato nell’interesse dei cittadini;

a mantenere il servizio idrico privo di rilevanza economica, cioè sottratto alle logiche del profitto

sensibilizza

i consigli comunali della regione perché facciano analoghe scelte per il mantenimento di Aziende Pubbliche Speciali a totale capitale pubblico per la gestione dell’acqua e manutenzione elle reti idriche.


11 novembre 2009

INTERROGAZIONE

Oggetto: stato dei lavori nei comparti C6 e C7.

I consiglieri dei gruppi “Il paese in comune” e “Italia dei Valori” interrogano il Sig. Sindaco in merito alle opere di urbanizzazione apparentemente ultimate relative ai comparti C6 e C7.

Vorrebbero conoscere:

1) i termini precisi delle competenze (oneri di urbanizzazione) spettanti a ciascuna delle parti in causa

2) quali sono i motivi che a tuttora ostano all’ultimazione dei lavori e se vi sono nuove competenze non in precedenza concordate

3) quali sono i motivi che hanno indotto questa amministrazione a scegliere un progetto di strada che nei suoi numeri risulta essere: la carreggiata di via Pordenone di 80 cm più stretta della via Trieste e la pista ciclabile mt 1,90 anzichè 2,25 sempre della citata via Trieste. Da notare che la predetta via ha inoltre su entrambi i lati degli spazi adibiti a parcheggio, che tutto l’insieme si configura con una strada spaziosa sicura e funzionale. Vorremmo capire perchè la prosecuzione naturale di questa via (Trieste) non sia stata progettata con queste caratteristiche come la logica e il buonsenso suggerirebbero.

4) I tempi previsti per la prossima apertura

Attendiamo cortese risposta orale nel prossimo Consiglio Comunale


INTERROGAZIONE

11 Novembre 2009

Oggetto: viabilità incrocio via Marconi-Bellomia-Cosani

I consiglieri dei gruppi “Il paese in comune” e “Italia dei valori” interrogano il Sig. Sindaco in merito all’ennesimo incidente avvenuto di recente tra l’incrocio ormai famoso: via Cosani-Bellomia e via Marconi per conoscere se da parte di questa amministrazione esiste uno studio od una proposta operativa concreta per risolvere la pericolosità del predetto incrocio.

In attesa di conoscere la posizione di questa amministrazione in merito al suddetto problema nel prossimo consiglio comunale porgiamo distinti saluti.

mercoledì 11 novembre 2009

Dalle nostre parti....


La scelta del segretario del Circolo mandamentale IDV sarà il frutto di scelte democratiche che passeranno per elezioni/votazioni.

Vincerà la DEMOCRAZIA!

Non verranno pertanto scavalcate persone, organi e regole di partito o acclamate autocandidature.

Non vogliamo emulare le figuracce d'altri.

Speriamo che ambizioni grossolane e arriviste stiano fuori dalla "partita".

L'Italia dei Valori locale necessita di forze genuine che conoscano il territorio, inserite nella società civile e riconosciute dalla stessa nonchè sufficientemente slegate da logiche unicamente di potere, anche interne al partito.

Il nostro partito non è un circolo privato.

martedì 10 novembre 2009

Le domande di Micromega.


Cari amici,

MicroMega ha chiesto a due suoi collaboratori, Salvatore Borsellino e Andrea Scanzi, tra loro diversissimi per storie politiche ma che hanno manifestato entrambi grande interesse e speranza per il contributo che l’Italia dei valori può dare a un radicale rinnovamento dell’attuale opposizione, di formulare le domande che considerano più urgenti e sulle quali ritengono che dai vertici del partito fin qui risposte sufficientemente chiare non siano arrivate.
Spero proprio che ciascuno di voi voglia rispondere. Non però con un unico testo, ma puntualmente: bastano poche righe per ogni domanda, ma importante, per la chiarezza del dibattito, è che siano davvero risposte a tutte le domande, nessuna esclusa.
A nome dei lettori, e dei tanti cittadini democratici che non si rassegnano, un grazie anticipato.
Paolo Flores d'Arcais

Le domande di Salvatore Borsellino

1) Di Pietro ha detto in una intervista che nelle liste di IDV non c'è un solo caso di incandidabilità, di immoralità e che tutti gli eletti e i candidati hanno il certificato penale al seguito, precisando che si intende per "immoralità" l'essere condannato con sentenza definitiva. Si rende conto l’Idv che, secondo questa lettura, un personaggio come Marcello Dell'Utri, non ancora condannato in via definitiva, sarebbe da ritenersi candidabile?

2) Nella stessa intervista Di Pietro ha affermato che Orazio Schiavone non è "neanche più condannato" perché il suo reato, secondo la "normativa successiva non è più neanche reato". Lei ritiene che l’Idv possa candidare persone che hanno commesso reati che tuttavia, grazie alle depenalizzazioni del governo Berlusconi – ad esempio il falso in bilancio – "non sono più neanche reati"? Per quanto riguarda Porfidia, Di Pietro dice che non è vero che è indagato per il 426 bis, ma per un "banalissimo abuso d'ufficio" di quando era sindaco. Non pensa che la base di IDV, soprattutto i giovani, vogliano essere rappresentati da persone che non abbiano commesso neanche dei "banalissimi abusi"?

3) Di Pietro ha affermato che su 2500 eletti nell'IDV ci sono appena 32 persone che provengono da esperienze politiche precedenti. La cifra sembra molto bassa, ma se anche fosse, non pensa che sia un problema che queste persone abbiano in parecchi casi una storia caratterizzata da disinvolti salti da uno schieramento all'altro che dimostrano, se non altro, una spiccata tendenza all'opportunismo e al trasformismo?

4) Nel raduno di Vasto sono intervenuto dicendo che per la prima volta avevo accettato di partecipare ad un raduno nazionale di un partito perché in quel partito mi sentivo a casa mia e con me si sentivano “a casa” i tanti giovani che si riconoscono nel movimento delle "Agende Rosse". Dissi anche che mi sarei sentito a casa mia fino a quando anche quei giovani si fossero sentiti a casa loro. Possiamo sperare, sia io che questi giovani, che il processo in atto per fare veramente diventare IDV il partito della Giustizia, della Legalità, della Società Civile prosegua ed arrivi a compimento in maniera da farci sentire "definitivamente" a casa nostra?

5) Non pensa che sarebbe necessario dare una ulteriore spinta alla "democratizzazione" interna arrivando a pensare ad un segretario eletto dalla base attraverso delle "primarie"? Negli incontri che faccio in tutte le regioni d'Italia, per la maggior parte organizzati da giovani, raccolgo un diffuso senso di disagio: molti sono entrati con entusiasmo in IDV ma oggi si sentono scoraggiati perchè non hanno la possibilità, a causa degli ostacoli posti dai dirigenti locali del partito, di tradurre in attività concreta la loro adesione. Non crede che questa situazione possa portare questi giovani ad un passo indietro rispetto alla loro militanza in IDV, e a frenare l’ingresso di tanti altri giovani che potrebbero essere una iniezione di forze nuove, attive e spesso entusiaste?

Salvatore Borsellino

Le domande di Andrea Scanzi

6) L’Italia dei Valori è diventato il privilegiato approdo di molti delusi da sinistra, più per demeriti altrui che per meriti propri. E’ un partito che usufruisce di voti fluttuanti, radicalizzati ma non radicati. Un voto “in assenza di”: non un’adesione pienamente convinta. Quando scatterà – se scatterà – l’appartenenza?

7) L’immagine attuale dell’Italia dei Valori è quella di un partito in cui le personalità maggiori coincidono con Di Pietro e De Magistris: due ex magistrati. E’ normale o piuttosto il segnale che il “giustizialismo” può diventare un assillo, quasi una devianza patologica?

8) La questione morale è centrale nell’Italia dei Valori. L’inchiesta di MicroMega sembra però avere infastidito la nomenklatura. Per chi fa politica come l’Idv, sempre sull’orlo del populismo, è costante il rischio che a furia di fare i Robespierre prima o poi spunti un Saint-Just a rubarti scena (e testa). Non è per questo particolarmente sbagliato minimizzare i problemi interni (per quanto inferiori alla media)? Non avvertite l’esigenza di dimostrare che le Sonia Alfano e i Gianni Vattimo non erano specchietti per le allodole?

9) Il momento più basso dell’Idv è stato il voto contrario alla Commissione d’Inchiesta sulle mattanze a Bolzaneto e Scuola Diaz, quando il vostro partito era al governo. E’ di queste settimane il calvario di Stefano Cucchi. L’impostazione “poliziottesca” dei quadri dirigenziali dell’Idv (emblematico il caso Giovanni Palladini) può portare a una sottovalutazione di vicende analoghe? La vostra attenzione alla legalità contempla anche il garantismo e il coraggio di non reputare intoccabili magistrati e forze dell’ordine?

10) L’Italia dei Valori prospera per la risibile debolezza del Pd e perché il bipolarismo italiano è drammaticamente atipico: non centrosinistra e centrodestra, ma berlusconiani e antiberlusconiani. Questa radicalizzazione avvantaggia un partito di lotta come l’Idv: di lotta, ma non di governo. Cosa farà l’Italia dei Valori quando Berlusconi non ci sarà più? Non è un partito che, paradossalmente, per prosperare ha bisogno anzitutto del Nemico?

Trasparenze ed internet.

  • Sig. SINDACO
  • Giunta Comunale
  • Gruppi Consiliari

Si allega la locandina di un importante corso di formazione per amministratori locali nella speranza che ciò possa contribuire anche a fare chiarezza sulla vicenda
- risolvendola in positivo - della videoripresa dei consigli comunali, sia essa istituzionalizzata o viceversa promossa motu proprio da ogni singolo gruppo consiliare.

Cordiali saluti.

Gruppo consiliare IDV TURRIACO


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The Wall: Berlin 1989-2009


I muri nel mondo: dalla Cisgiordania alla Corea ecco quelli che ancora resistono, hanno diviso e dividono.

Quello di Berlino, muro per antonomasia, non è che l'esempio più conosciuto di barriere fisiche e militari che hanno diviso interi popoli e territori. Simbolo della cortina di ferro, della divisione non solo della capitale tedesca, ma di un intero Paese e della stessa Europa, il Muro di Berlino è simbolo indelebile della storia internazionale.
In tutto il mondo, tuttavia, sono molti altri i muri che non solo hanno diviso, ma che in alcuni casi continuano a separare famiglie, amici, popoli e contribuiscono ad alimentare tensioni. Anche mentre la cortina di ferro arrugginiva, sono nate o sono state consolidate varianti del Vallo Adriano e della Grande Muraglia Cinese. Eccone alcune:
Messico e Stati Uniti - La barriera di separazione tra Stati Uniti e Messico è una barriera di sicurezza costruita dagli Stati Uniti lungo la frontiera con il Messico. Il suo obiettivo è quello di impedire agli immigranti illegali, in particolar modo messicani e centroamericani, di oltrepassare il confine statunitense. La barriera è fatta di lamiera metallica sagomata, alta dai due ai quattro metri, e si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego. Il muro è dotato di illuminazione ad altissima intensità, di una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna, connessi via radio alla polizia di frontiera statunitense, oltre ad un sistema di vigilanza permanente, effettuato con veicoli ed elicotteri armati. Altri tratti di barriera si trovano in Arizona, Nuovo Messico e Texas. La decisione, nel 2007, di riprendere a San Diego (California), la costruzione del muro di acciaio per impedire l'attraversamento della frontiera da parte di emigranti ha generato nuove proteste.
Il Muro di sabbia - Si estende per oltre duemila chilometri ed è alto dieci metri il muro fatto costruire da re Hassan di Marocco a partire dal 1981 per proteggere le popolazioni residenti a nord della zona dell'ex Sahara spagnolo controllato dal Fronte Polisario. Una potente linea di fortificazioni in cui si alternano casematte e torrette di sorveglianza, bastioni di pietre e sabbia, postazioni di mortai e nidi di mitragliatrici mobili, campi minati, depositi di munizioni e carburante e una fitta rete di radar che segnala qualsiasi movimento tra i sei e i 50 chilometri. Un sistema d'allarme elettronico fa scattare automaticamente lo sbarramento di fuoco e l'intervento dei blindati, posizionati alle spalle del vallo fortificato. La linea difensiva del “muro di sabbia” ideato dagli strateghi marocchini dispone di circa 200.000 uomini, inclusi volontari, dislocati lungo la cintura difensiva semicircolare, dalla catena montuosa del Gebel Quarkziz fino all'Oceano Atlantico. Il mare è stato raggiunto nell'aprile del 1987. Lungo il muro sono state scavate spaziose “residenze” sotterranee, con cucine, servizi igienici, forni per il pane, bagni arabi (hamman). Il muro, suddiviso e realizzato in sei tronconi successivi, ridusse drasticamente le capacità offensive del Polisario, sia via terra che via mare, e aprì la via all'accettazione del piano di pace dell'Onu (1988) e alla tregua del 1991.
Israele e Cisgiordania - Sono cominciati nel 2002 i lavori per la costruzione di una barriera di reticolati e cemento destinata a separare Israele dalla Cisgiordania lungo i confini antecedenti al 1967. Una barriera voluta dal premier Ariel Sharon e caldeggiata dall'ex ministro della difesa, il laburista Byniamin Ben Eliezer, allo scopo di "consolidare" con alti steccati e sofisticati sistemi di monitoraggio il confine con la Cisgiordania scoraggiando eventuali terroristi dall'infiltrarsi in Israele. Nel luglio del 2009 il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito di non avere alcuna intenzione di smantellare la barriera.La linea di difesa - chiamata "barriera di sicurezza" da Israele, ma vista come una punizione collettiva e simbolo di "apartheid" dalla gran parte dei palestinesi - si estende per una lunghezza di 709 chilometri e il suo tracciato corre per l'85% all'interno del territorio palestinese e solo per il 15% a ridosso della linea di frontiera. Nel 2004 è stata giudicata "contraria al diritto internazionale" dalla Corte di giustizia dell'Onu.
Baghdad - A Baghdad gli occupanti statunitensi non trovarono una soluzione migliore di un muro di cemento per salvaguardare il quartiere sunnita di Adhamiya, circondato da distretti sciiti. La barriera di cemento eretta dall'esercito Usa a Sadr City, roccaforte del leader sciita radicale Moqtada Sadr a Baghdad, nelle intenzioni del comando americano, avrebbe dovuto impedire l'infiltrazione di miliziani sciiti con rampe di lancio per razzi destinati a colpire la "zona verde", l'enclave fortificata che ospita le sedi delle istituzioni irachene e l'ambasciata Usa.
La Corea e la divisione al 38/mo parallelo - Sono quasi 60 anni che la penisola coreana vive di tensioni lungo la linea del 38/o parallelo. La linea dell'armistizio, definita alla fine della Guerra di Corea nel 1953, si sviluppa per 246 chilometri, all'altezza del 38/mo parallelo. Divide 122 villaggi, 240 strade, ferrovie, fiumi e milioni di famiglie. Lungo una fascia di quattro chilometri, disseminata di mine, delimitata da alte barriere di filo spinato e sorvegliata da oltre mille posti di guardia, circa 2 milioni di soldati - fra cui 37.000 americani - missili, armamenti convenzionali e nucleari si sono fronteggiati per almeno mezzo secolo. Nord e Sud sono formalmente ancora in guerra, in una condizione di Cessate-il-Fuoco permanente che dura da ben più di mezzo secolo. Il confine tra i due Paesi è a sua volta protetto da una zona demilitarizzata che si estende per due chilometri entro i confini delle due nazioni: il filo spinato fu posato dall'esercito sudcoreano subito dopo l'armistizio del 1953 sancendo la separazione definitiva delle due Coree all'altezza del 38/o parallelo.
Cipro - L'ultimo muro che in Europa divideva una città è stato abbattuto il 3 aprile del 2008: ciprioti di etnia greca e turca abbatterono il simbolo di quasi mezzo secolo di divisione, riaprendo al passaggio pedonale Ledra Street, nel centro di Nicosia, chiusa dopo violenze interetniche. Violenze che indussero l'Onu a inviare una forza di interposizione (Unficyp), al cui interno operano anche quattro militari italiani". Nel 2003 si apre un varco sulla "Linea Verde": fallisce all'Aja un negoziato con la mediazione del segretario generale dell'Onu Kofi Annan. I negoziati hanno pero' l'effetto di sdrammatizzarela situazione. Ad aprile, per la prima volta dopo quasi 30 anni, oltre 1.000 turco-ciprioti e quasi 600 greco-ciprioti varcano la 'linea verde' che divideva in due Cipro dal 1974.
I reticolati di Ceuta e Melilla - Due barriere di filo spinato sono state costruite nel 1999 per bloccare l'immigrazione dal Marocco nelle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla. Una di otto chilometri e l'altra di dieci, alte tre metri, con due file separate di reticolato all'interno delle quali corre una strada pattugliata giorno e notte e vigilata da speciali sensori elettronici. La barriera si è sostituita nel '99 ad un'altra già esistente, ma alta due metri e mezzo e di metallo debole. Il primo esperimento di muro invalicabile era già stato fatto dalla Spagna a Melilla, vicino all'Algeria, dove fu completato un nuovo "muro metallico" di 3,10 metri di altezza cominciato nel '97.
Gorizia - Un altro muro nel cuore dell'Europa ha diviso Gorizia dalla parte ex jugoslava della città, ora slovena, Nova Gorica. Sopravvissuto alla caduta del muro di Berlino, ai lunghi anni delle guerre balcaniche iniziate proprio a seguito della unilaterale dichiarazione di indipendenza di Lubiana da Belgrado, quello di Gorizia, eretto dai titini nel 1947, è stata l'ultima tangibile testimonianza di un passato ormai cancellato nel resto d'Europa. È venuto meno nel 2004.
Belfast - Retaggio del trattato con il quale Londra concesse l'autonomia e poi l'indipendenza all'Irlanda tenendo per sé le cinque contee dell'Ulster, il muro di Belfast è il più famoso degli oltre venti muri che separano le comunità cattoliche e protestanti nell'Irlanda del nord. Alto circa 15 metri, corre lungo la trafficata Springfield Road ed è chiamato dagli inglesi, con eufemismo tutto britannico, “il muro della pace”. Nel 2002 è stato rafforzato e sopraelevato dai militari britannici.

venerdì 6 novembre 2009

Tredicesima senza tasse!


mercoledì 4 novembre 2009

Tesseratevi all'Italia dei Valori!


per CHI crede nella legalità e ritiene che la legge sia uguale per tutti: il nostro partito non vuole condannati al Parlamento, si è opposto all’indulto del 2006, ha difeso la libertà dei magistrati nel tentativo di delegittimazione nella questione delle intercettazioni
per CHI è dalla parte dei cittadini: ci riconosciamo come un partito che persegue esclusivamente gli interessi dei cittadini, perché sono gli unici interessi che un politico dovrebbe perseguire
per CHI ha continuamente bisogno di idee e di lavorare sul territorio a contatto con i cittadini. Non possiamo vincere la guerra senza vincere le numerose battaglie sul territorio, per farlo abbiamo bisogno del tuo aiuto

  • Per informazioni sulle modalità di TESSERAMENTO: idvturriaco@gmail.com
  • Per TESSERARVI online:
http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/idv/tesseramento_offline.php


Il 4 novembre!


Il 4 novembre 1918, novanta anni fa, aveva termine il primo conflitto mondiale. La "Grande Guerra" è un evento che ha segnato profondamente l’inizio del XXº secolo, determinando radicali mutamenti politici e sociali.
La data, che celebra la fine vittoriosa della guerra, commemora la firma dell’armistizio siglato a Villa Giusti (Padova) con l’Impero austro-ungarico. Il 4 novembre, nel tempo, è divenuta la giornata dedicata alle Forze Armate e all’Unità Nazionale. La giornata vuole ricordare in special modo tutti coloro, soprattutto giovanissimi, che sono morti nell’adempimento delle loro funzioni militari.

Anniversario amaro per Obama!



dal "Corsera"

NEW YORK -
E' un anniversario amaro per Barack Obama. Un anno dopo la sua vittoria alle presidenziali, il partito democratico incassa una sonora sconfitta in alcune elezioni locali. E' un mini-test limitato a pochi Stati, ma per i repubblicani è stata festa grande. E' un segnale che alle elezioni di mid-term del 2010 l'opposizione di destra potrà insidiare il controllo democratico sul Congresso. I democratici hanno perso non solo il governatore della Virginia, com'era ampiamente previsto, ma anche quello del New Jersey che invece sembrava in bilico fino all'ultimo. La "magìa" di Obama stavolta non ha funzionato, neppure in uno Stato che è tradizionalmente una roccaforte democratica. "E' l'inizio della nostra rimonta", ha dichiarato il presidente del partito repubblicano Michael Steel, precipitandosi nel New Jersey a partecipare alle celebrazioni del suo candidato.
La delusione più cocente per Obama è venuta proprio lì nel New Jersey, dove il repubblicano Chris Christie ha ottenuto quasi il 50% dei voti. Si è fermato a un modesto 46% il governatore uscente, il democratico Jon Corzine. Sulla débacle del New Jersey hanno pesato certo dei fattori estranei alla popolarità di Obama. Corzine ha pagato il fatto di essere "l'uomo di Wall Street" (fu chief executive della Goldman Sachs) in una fase in cui i banchieri calamitano il risentimento popolare. Inoltre il governatore uscente non ha mantenuto la promessa di ridurre la pressione fiscale.
E la sua immagine è stata associata a una serie di scandali che hanno macchiato la classe dirigente locale, sia pure senza coinvolgerlo direttamente. Ma Obama sperava di poter fare la differenza: fino all'ultimo il presidente si è esposto in prima persona, con tre interventi in campagna elettorale al fianco di Corzine. Tutto inutile. Un pezzo di base democratica ha disertato il voto, nello Stato alle porte di New York che l'anno scorso aveva dato a Obama un margine di vittoria (57%) molto superiore alla media nazionale.
Un copione simile si è visto in Virginia. In questo caso la vittoria repubblicana era annunciata, lo Stato del Sud ha tradizioni conservatrici. Però un anno fa Obama era riuscito a strappare an che la Virginia al suo rivale John McCain, grazie a una forte affluenza alle urne degli afroamericani. Che ieri sono rimasti in gran parte a casa. Lasciando al candidato repubblicano Robert McDonnell il 59% dei voti. E' questo un aspetto cruciale del voto di ieri: la disillusione, la disaffezione e l'assenteismo di quelle fasce di nuovi elettori - giovani e minoranze etniche - che avevano dato un contributo decisivo alla "marea Obama" il 4 novembre 2008.
E' una magra consolazione per la sinistra il fatto che la riconferma di Michael Bloomberg a sindaco di New York sia avvenuta con un margine molto più risicato del previsto, appena il 51% contro lo sfidante democratico William Thompson. Così come non fanno notizia le scontate vittorie dei sindaci democratici di Boston e Detroit.
Nonostante la scesa in campo di Obama nel New Jersey, gli uomini del presidente negli ultimi giorni avevano cercato di negare la portata nazionale del voto e quindi di minimizzare in anticipo l'impatto di una sconfitta. "Sono voti amministrativi decisi dalle questioni locali" aveva detto il sondaggista del presidente Joel Benenson. Ma oltre ai problemi locali nelle campagne elettorali ha avuto un peso notevole la crisi economica. A conferma che ormai l'elettorato non è più disposto a fare sconti ai democratici in nome dell'eredità dell'Amministrazione Bush.
L'alta disoccupazione, così come la guerra in Afghanistan, "appartengono" ormai al presidente attuale. I rischi di un'opposizione repubblicana sempre più dura, e capace di fare breccia anche tra i democratici moderati, sono apparsi chiaramente proprio ieri. Pochi minuti prima che si chiudessero le urne nel New Jersey, il leader democratico al Senato Harry Reid aveva dovuto ammettere che con ogni probabilità mancheranno i 60 voti necessari per fare passare la riforma sanitaria. Il cantiere sociale prioritario per Obama può slittare al 2010, secondo Reid. E tra un anno ai repubblicani basterà conquistare qualche seggio senatoriale in più alle elezioni di mid-term, per avere i numeri necessari all'ostruzionismo sistematico. Contro l'agenda riformista di Obama la guerra della destra a quel punto potrebbe diventare paralizzante.
La radicalizzazione della destra però può anche giocarle un brutto scherzo da qui al 2010. Lo dimostra l'unica elezione di ieri che ha aperto un barlume di speranza per i democratici. Si tratta del rinnovo del 23esimo collegio parlamentare di New York. Una zona teoricamente sicura per i repubblicani. Che però si sono cannibalizzati, proprio per effetto della rincorsa estremista. La loro candidata fino alla settimana scorsa era Dede Scozzafava. Troppo moderata, con posizioni liberal su aborto e matrimoni gay, è stata il bersaglio di una feroce campagna dell'ala destra del suo partito, guidata da Sarah Palin e dagli anchormen Glenn Beck e Rush Limbaugh. La Scozzafava ha finito per ritirarsi ma ha dato indicazione di voto per il candidato democratico, Bill Owens. Mentre i repubblicani si sono riversati su un ultrà conservatore, Douglas Hoffman. La vittoria finale è andata a Owens.

martedì 3 novembre 2009

Salviamo l'acqua pubblica.



www.acquabenecomune.org

La privacy.

I predatori della privacy perduta (da Il Manifesto)


Esiste in Italia un'autorità indipendente che si chiama Garante della privacy, che negli ultimi quindici anni, soprattutto ma non solo nella persona di Stefano Rodotà che ne è stato presidente, ha lanciato sacrosante grida d'allarme sui sistemi di controllo satellitare che ci spiano ovunque, sulle tecniche di profiling che servono a discriminare i lavoratori magari in base alle condizioni di salute, sull'abuso dei nostri dati sensibili negli aeroporti con la scusa di difenderci dai terroristi, sull'abuso di telecamere per strada con la scusa di difenderci dai rapinatori eccetera eccetera.
Eppure a mia memoria nessuna di queste sacrosante grida d'allarme ha mobilitato in Italia uno schieramento a difesa della privacy perduta pari a quello che oggi si stringe a difesa della vita privata degli uomini politici, da Berlusconi a Marrazzo e facendo - indebitamente - d'ogni erba un fascio. Al contrario, il ritornello imperante nelle democrazie occidentali, soprattutto dopo l'11 settembre 2001, è stato che di fronte ai rischi della sicurezza la privacy poteva e doveva andare a farsi benedire, e i princìpi liberaldemocratici pure.
Domanda, spero lecita: come mai oggi la privacy ridiventa sacra, e i principi liberaldemocratici pure? Come mai, oggi in Italia, c'è chi si sente minacciato più dal telefonino dell'amante di una notte che dalla telecamera di una banca, più dal gossip che da Echelon? Perché con i nuovi mezzi di registrazione e duplicazione del reale lo spionaggio si democratizza, scrive sul Corsera Pierluigi Battista rimpiangendo «la vecchia Inquisizione» a fronte della «inedita e spietata dittatura tecno-pettegola» di oggi, come se stesse qui e solo qui il rischio di passare il confine fra democrazia e totalitarismo (e sei televisioni in mano a un premier? e i plebisciti contro la divisione dei poteri?). Marco D'Eramo invece, su queste stesse pagine (29/10), va al sodo, invocando il ripristino di quel caposaldo della modernità che era la barriera fra pubblico e privato, nonché della conseguente e tollerante distinzione fra vizi privati e pubbliche virtù, il tutto nientemeno che a difesa dell'autonomia del politico secondo Dumont, nonché di una opposizione «politica» a Berlusconi contro un antiberlusconismo impolitico e gossiparo. Siamo a questo dunque, all'invocazione della doppia morale - cattolica, anzi democristiana - a presidio di una politica in stato terminale, e dell'ipocrisia dei politici che predicano famiglia e praticano prostituzione? Prendo atto.
Con buona pace di Dumont, le categorie della modernità politica arrivano alla nostra tarda modernità largamente usurate non dalle chiacchiere ma dai fatti. Tra i quali fatti non ci sono solo i telefonini che filmano e i giornali che pubblicano, né soltanto la personalizzazione della politica che presta il fianco alla personalizzazione del linciaggio mediatico (Rina Gagliardi sul Riformista). C'è, ad esempio, che la barriera fra pubblico e privato poteva reggere finché c'era una barriera fra uomini attori della vita pubblica e donne custodi - mute - del focolare privato: si chiamava patriarcato. Saltata la seconda barriera, salta anche la prima: oggi le donne - mogli, amanti e prostitute che siano, angeli o streghe - parlano, e parlano in pubblico. La massima «vizi privati, pubbliche virtù», coniata a tutela degli uomini pubblici, ha perso la garanzia del silenzio femminile. Dire questo non significa, vorrei rassicurare D'Eramo, fare ideologia 'antimaschilista': significa stare ai fatti, e non perdere la bussola. Una bussola che aiuta, per esempio, a distinguere fra il caso Berlusconi e il caso Marrazzo: l'uno denudato dalla denuncia - politica - del suo sistema di potere da parte di sua moglie (e poi di altre testimoni), l'altro da un agguato - antipolitico - di quattro carabinieri nella casa - privata - di una trans. Differenze troppo sottili e troppo scomode per chi (l'apparato mediatico della destra e quello terzista al gran completo) preferisce cavarsela con la graduatoria del disdoro fra escort e trans.
C'è però un'altra bussola che non andrebbe persa, e che passa, ha ragione Mariuccia Ciotta (29/10) , per la piegatura del senso di parole come libertà, desiderio, piacere. Da mesi sento circolare pelosissime preoccupazioni (su l'Altro-gli Altri, in sintonia col Foglio) che sorvegliare sul rapporto fra sesso e potere significhi lavorare per il re di Prussia, ovvero per il moralismo dei bacchettoni e della Cei, tradendo il mandato libertario che ci viene dal Sessantotto, dal femminismo e dalla stagione che legò sessualità e politica. Senonché le parole hanno un senso, e la storia anche. Il sexgate di Berlusconi (e quello di Marrazzo) non è il compimento del '68, come sostiene un «giovane Pd» intervistato giorni fa su Repubblica: ne è casomai il rovesciamento. La libertà sessuale non equivale al mercato del sesso, la creatività del desiderio non equivale alla commercializzazione del piacere. Nel '68 e seguenti a nessuno e a nessuna sarebbe venuto in mente di farsi scudo della massima «vizi privati pubbliche virtù»: i vizi si trattava di portarli e rivendicarli allegramente alla luce del sole, correndo i rischi relativi. Infatti si può guadagnare libertà a spese della privacy. Come si può difendere la privacy a spese della libertà.

domenica 1 novembre 2009

L’influenza A tra bufale (d’oro) e allarmismo di Stato


“Questa storia dell’influenza A è una bufala pazzesca”. Lucia Lopalco è a capo dell’unità di Immunobiologia di Hiv del San Raffaele e insieme al suo staff, pochi mesi fa, si è aggiudicata un premio di 100 mila dollari assegnato dalla fondazione statunitense Bill and Melinda Gates Foundation.

Una bufala che riempie tutte le prime pagine di oggi, però...
Infatti, se non fossi tanto disgustata dall’assenza di professionalità che viene fuori da questa vicenda (identica all’altra di qualche anno fa, nota come influenza aviaria), ci sarebbe solo da ridere. L'unica cosa vera è che il virus H1N1 è particolarmente virulento per tutte le persone gravemente immunocompromesse. Ma si tratta di una normale influenza che una persona in salute (cioè non affetta da gravi patologie) cura con una settimana di riposo nel letto di casa propria: lo scorso anno sono morte 30 mila persone a causa dell’influenza stagionale.

Il vaccino, dunque, che senso avrebbe?
Il vaccino deve essere assunto solo da chi è affetto già da gravi patologie: un paziente sieropositivo, dunque immunodepresso, piuttosto che rischiare la vita e contrarre il virus, ha senso che faccia fronte a possibili effetti collaterali del vaccino stesso. Per le persone sane, invece, è dannoso: non ci sono controlli, in compenso, è in corso un rumorosissimo battage pubblicitario.

Pandemia sì, ma di guadagni per le case farmaceutiche?
Il farmaco è stato sviluppato da Novartis (multinazionale farmaceutica svizzera, ndr) che ha concluso con il governo un contratto capestro che la Corte dei Conti ha giudicato non valido. Il punto è che sulla base di questo contratto, se intervengono effetti collaterali dopo l’inoculazione del siero, non ne risponde la casa farmaceutica (come dovrebbe) ma lo Stato. Cosa vuol dire?

Ce lo dica lei.
Che ha pochissime sperimentazioni e, infatti, moltissimi medici (che sono i principali untori) si rifiutano di farlo.

Si può parlare di una concentrazione di casi a Napoli, come già si sta facendo (più della metà delle 17 vittime è campana ndr)?
Solo se le vittime fossero 100 e i casi riscontrati in Campania fossero 80, potremmo fare una valutazione e spingerci in un’analisi che avrebbe un senso. La domanda è: a Napoli, quanti casi di morte per l’influenza stagionale abbiamo avuto negli ultimi 10 anni? Se fossero superiori alla media nazionale, poi, dovremmo ragionare di malasanità. Ma quella è un’altra storia.

Cosa deve fare una persona sana che contrae il virus A?
Niente allarmismi: basterà una dose doppia di tachipirina e antibiotici.