Rassegna stampa sulla "BISIACHEIDE 2009" tratta da IL PICCOLO.
- IL SEGRETARIO LOCALE CONDIVIDE LA PROPOSTA DEL SANCANZIANESE MININ
Pd di Turriaco: fusione esigenza razionale
De Faveri al circolo Brandl: «Non vedo difficoltà storico-culturali»
TURRIACO Fusione tra San Canzian e Turriaco? La proposta del segretario del Pd di San Canzian, Stefano Minin, non ha trovato molti consensi tra i turriachesi. E se l’iniziativa di Minin risponde a logiche economiche (i tagli agli enti pubblici dovuti alla crisi economica), la risposta dei residenti di Turriaco è basata più che altro su rivalità campanilistiche o diversità storico-culturali. A sostegno della proposta di Minin arriva ora Carla De Faveri, segretario del circolo Pd di Turriaco, secondo la quale, usando i termini dello studio interdisciplinare di Oscar Dell’Oro, la fusione si configura “fra esigenza razionale e resistenza irrazionale”
«Il rilancio del dibattito sulla opportunità di pervenire ad una fusione comunale tra piccole realtà della Bisiacaria - afferma De Faveri - trova la sua origine nella sempre maggiore criticità attraversata proprio dalle amministrazioni locali di più piccola entità, costantemente alle prese con difficoltà di tipo economico dovute a una politica di tagli, acutizzata dalla recessione economica che, se da un lato limita ulteriormente le entrate, dall’altro accresce la domanda di servizi di qualità. Nel processo di efficientamento della pubblica amministrazione i comuni del Monfalconese hanno seguito in questi anni vari percorsi: dalla stagione dei consorzi che ha permesso la realizzazione di servizi fondamentali, al progetto di città mandamento che, evidentemente, non ha dato i frutti sperati». Anche per Carla De Faveri, la proposta di fusione deriva dalla difficoltà che hanno gli amministratori nel contenere la spesa pubblica e la razionalizzazione delle risorse.
«È evidente - sottolinea il segretario Pd di Turriaco - che un passaggio di questo genere deve essere opportunamente valutato e condiviso dai cittadini e che, soprattutto, non va assolutamente recepito quale affossamento dello spirito democratico locale, bensì come strumento per dar vita, con la gradualità necessaria, ad un ente che disponga dei mezzi economici e delle risorse umane idonei a corrispondere ai bisogni della popolazione. Naturalmente il senso di appartenenza a una comunità, che nel caso di Turriaco compirà nel 2010 ben 160 anni di autonomia comunale, è piuttosto forte nei residenti “storici” ma rivalità campanilistiche con i comuni limitrofi sono per lo più limitati ad aspetti folcloristici o sportivi che hanno poco a che spartire con i costi della burocrazia e con i compiti che la politica deve affrontare».
Una stoccata Carla De Faveri la riserva al Circolo Brandl: « Non è certamente solo in termini economici che si deve ragionare, ma appare quanto meno singolare che sia proprio questa associazione a vedere delle diversità storico-culturali tali da poter costituire una oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra due comuni, come se la tanto decantata valorizzazione delle tradizioni bisiache non fosse già un’attestazione di una realtà sovra comunale e come se non fosse proprio compito della cultura lavorare per l’abbattimento delle barriere. Credo, anzi, che proprio quest’ultimo settore, da sempre sacrificato nella ripartizione dei fondi dalle amministrazioni comunali potrebbe per primo trarre vantaggi da una ottimizzazione e condivisione delle risorse». (fe.vi.)
TURRIACO Pronta risposta del circolo Eugenio Brandl alle dichiarazioni di Carla De Faveri, segretario Pd di Turriaco. De Faveri aveva condiviso la proposta del sancanzianese Minin sulla possibile fusione dei due Comuni. Aggiungendo: non vedo alcuna difficoltà storico-culturale che impedisca l’unione, a differenza invece di quanto ha affermato il Brandl. «A proposito dell’eventuale fusione tra le comunità di Turriaco e San Canzian - afferma ora Elisa Baldo, presidente del Brandl - ricordo che è proprio il nostro Circolo a proporre ormai da quindici anni il Calandario dei paesi bisiachi e che le collaborazioni con le realtà di Pieris, San Canzian e Begliano nello specifico sono sempre state attive e proficue, tanto da averci portati, anche recentemente, a discutere con la Società archeologica Isontina, e nello specifico con il suo presidente, di una necessaria, quanto voluta collaborazione tra le nostre realtà per proposte future». «Mi preme sottolineare - afferma ancora Elisa Baldo - come nella nostra dichiarazione si sia parlato di “lievi differenze” che non precludono affatto un’apertura culturale tra le realtà, per altro già attiva da diversi anni proprio anche tramite la nostra associazione. Non è stato mai affermato che esistono delle diversità storico culturali tali da poter costituire un’oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra i due comuni. Non spetta comunque a noi, associazione apolitica e apartitica, giudicare o stabilire qualcosa, si sta parlando di una questione che non è partita dalla cultura, bensì dalla politica e da logiche economiche e amministrative: a esse vada dunque il compito di portare eventualmente avanti una discussione in merito che dovrà in ogni caso tener conto che il senso di appartenenza alla cultura bisiaca è fatta anche di un sano campanilismo dal quale non si può prescindere».
A separare Pieris e Turriaco c’era una ferrovia (ora bypassata da un sottopasso) e c’è il cimitero. La strada si può fare tranquillamente a piedi, trecento metri o forse qualcosa di più. Quanto basta però a trasformare il dialetto bisiác: strascicato e cantilenoso a Pieris, secco e ”nervoso” a Turriaco. I termini, certo, sono gli stessi ma la parlata è tutt’altra. Entrambi i paesi si contendono la palma di ”cuore” della Bisiacaria. Per molti pierissini doc, dire ”quel al xe de Turiác” significa dargli dell’extracomunitario. Per i turriachesi, quelli di Pieris sono paesani, non hanno nemmeno un sindaco... Difficile davvero pensare che Turriaco possa rinunciare a ciò che distingue un paese, sia pure di duemila anime, da una delle tante ”borgate” che compongono il Comune di San Canzian d’Isonzo. E la politica nonc’entra, sia chiaro, visto che la sinistra la fa da padrona da sempre in Bisiacaria, sia pure con qualche occasionale defezione.
Il muro lo alzano le tradizioni, il dialetto appunto. E il calcio. Qui non ci sono dubbi: la capitale riconosciuta è Pieris che ha dato al calcio nazionale giocatori del calibro di Tortul, Spanghero, Bean. E Capello naturalmente. Ma i derby della Bisiacaria sono la vera rappresentazione della rivalità paesana. Il più acceso è il ”derby del canalòn” tra Begliano e Turriaco. Duecento metri di strada e un canale a dividere due comunità che, in quell’occasione, diventano tifoserie accanite capaci di inventarsi battute che fanno ridere quelle di ”Striscia”. La logica forse potrebbe indurre a rendere scontata l’annessione di Turriaco alla ”grande” San Canzian. Ma andatelo a dire ai turriachesi. (f.m.)
De Faveri al circolo Brandl: «Non vedo difficoltà storico-culturali»
TURRIACO Fusione tra San Canzian e Turriaco? La proposta del segretario del Pd di San Canzian, Stefano Minin, non ha trovato molti consensi tra i turriachesi. E se l’iniziativa di Minin risponde a logiche economiche (i tagli agli enti pubblici dovuti alla crisi economica), la risposta dei residenti di Turriaco è basata più che altro su rivalità campanilistiche o diversità storico-culturali. A sostegno della proposta di Minin arriva ora Carla De Faveri, segretario del circolo Pd di Turriaco, secondo la quale, usando i termini dello studio interdisciplinare di Oscar Dell’Oro, la fusione si configura “fra esigenza razionale e resistenza irrazionale”
«Il rilancio del dibattito sulla opportunità di pervenire ad una fusione comunale tra piccole realtà della Bisiacaria - afferma De Faveri - trova la sua origine nella sempre maggiore criticità attraversata proprio dalle amministrazioni locali di più piccola entità, costantemente alle prese con difficoltà di tipo economico dovute a una politica di tagli, acutizzata dalla recessione economica che, se da un lato limita ulteriormente le entrate, dall’altro accresce la domanda di servizi di qualità. Nel processo di efficientamento della pubblica amministrazione i comuni del Monfalconese hanno seguito in questi anni vari percorsi: dalla stagione dei consorzi che ha permesso la realizzazione di servizi fondamentali, al progetto di città mandamento che, evidentemente, non ha dato i frutti sperati». Anche per Carla De Faveri, la proposta di fusione deriva dalla difficoltà che hanno gli amministratori nel contenere la spesa pubblica e la razionalizzazione delle risorse.
«È evidente - sottolinea il segretario Pd di Turriaco - che un passaggio di questo genere deve essere opportunamente valutato e condiviso dai cittadini e che, soprattutto, non va assolutamente recepito quale affossamento dello spirito democratico locale, bensì come strumento per dar vita, con la gradualità necessaria, ad un ente che disponga dei mezzi economici e delle risorse umane idonei a corrispondere ai bisogni della popolazione. Naturalmente il senso di appartenenza a una comunità, che nel caso di Turriaco compirà nel 2010 ben 160 anni di autonomia comunale, è piuttosto forte nei residenti “storici” ma rivalità campanilistiche con i comuni limitrofi sono per lo più limitati ad aspetti folcloristici o sportivi che hanno poco a che spartire con i costi della burocrazia e con i compiti che la politica deve affrontare».
Una stoccata Carla De Faveri la riserva al Circolo Brandl: « Non è certamente solo in termini economici che si deve ragionare, ma appare quanto meno singolare che sia proprio questa associazione a vedere delle diversità storico-culturali tali da poter costituire una oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra due comuni, come se la tanto decantata valorizzazione delle tradizioni bisiache non fosse già un’attestazione di una realtà sovra comunale e come se non fosse proprio compito della cultura lavorare per l’abbattimento delle barriere. Credo, anzi, che proprio quest’ultimo settore, da sempre sacrificato nella ripartizione dei fondi dalle amministrazioni comunali potrebbe per primo trarre vantaggi da una ottimizzazione e condivisione delle risorse». (fe.vi.)
- «Questione politica l'unione Turriaco-San Canzian»
TURRIACO Pronta risposta del circolo Eugenio Brandl alle dichiarazioni di Carla De Faveri, segretario Pd di Turriaco. De Faveri aveva condiviso la proposta del sancanzianese Minin sulla possibile fusione dei due Comuni. Aggiungendo: non vedo alcuna difficoltà storico-culturale che impedisca l’unione, a differenza invece di quanto ha affermato il Brandl. «A proposito dell’eventuale fusione tra le comunità di Turriaco e San Canzian - afferma ora Elisa Baldo, presidente del Brandl - ricordo che è proprio il nostro Circolo a proporre ormai da quindici anni il Calandario dei paesi bisiachi e che le collaborazioni con le realtà di Pieris, San Canzian e Begliano nello specifico sono sempre state attive e proficue, tanto da averci portati, anche recentemente, a discutere con la Società archeologica Isontina, e nello specifico con il suo presidente, di una necessaria, quanto voluta collaborazione tra le nostre realtà per proposte future». «Mi preme sottolineare - afferma ancora Elisa Baldo - come nella nostra dichiarazione si sia parlato di “lievi differenze” che non precludono affatto un’apertura culturale tra le realtà, per altro già attiva da diversi anni proprio anche tramite la nostra associazione. Non è stato mai affermato che esistono delle diversità storico culturali tali da poter costituire un’oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra i due comuni. Non spetta comunque a noi, associazione apolitica e apartitica, giudicare o stabilire qualcosa, si sta parlando di una questione che non è partita dalla cultura, bensì dalla politica e da logiche economiche e amministrative: a esse vada dunque il compito di portare eventualmente avanti una discussione in merito che dovrà in ogni caso tener conto che il senso di appartenenza alla cultura bisiaca è fatta anche di un sano campanilismo dal quale non si può prescindere».
- IN BISIACARIA NON È LA POLITICA AD ACCENDERE LE RIVALITÀ
A separare Pieris e Turriaco c’era una ferrovia (ora bypassata da un sottopasso) e c’è il cimitero. La strada si può fare tranquillamente a piedi, trecento metri o forse qualcosa di più. Quanto basta però a trasformare il dialetto bisiác: strascicato e cantilenoso a Pieris, secco e ”nervoso” a Turriaco. I termini, certo, sono gli stessi ma la parlata è tutt’altra. Entrambi i paesi si contendono la palma di ”cuore” della Bisiacaria. Per molti pierissini doc, dire ”quel al xe de Turiác” significa dargli dell’extracomunitario. Per i turriachesi, quelli di Pieris sono paesani, non hanno nemmeno un sindaco... Difficile davvero pensare che Turriaco possa rinunciare a ciò che distingue un paese, sia pure di duemila anime, da una delle tante ”borgate” che compongono il Comune di San Canzian d’Isonzo. E la politica nonc’entra, sia chiaro, visto che la sinistra la fa da padrona da sempre in Bisiacaria, sia pure con qualche occasionale defezione.
Il muro lo alzano le tradizioni, il dialetto appunto. E il calcio. Qui non ci sono dubbi: la capitale riconosciuta è Pieris che ha dato al calcio nazionale giocatori del calibro di Tortul, Spanghero, Bean. E Capello naturalmente. Ma i derby della Bisiacaria sono la vera rappresentazione della rivalità paesana. Il più acceso è il ”derby del canalòn” tra Begliano e Turriaco. Duecento metri di strada e un canale a dividere due comunità che, in quell’occasione, diventano tifoserie accanite capaci di inventarsi battute che fanno ridere quelle di ”Striscia”. La logica forse potrebbe indurre a rendere scontata l’annessione di Turriaco alla ”grande” San Canzian. Ma andatelo a dire ai turriachesi. (f.m.)
- «San Canzian e Turriaco, un solo Comune»
di ELISA COLONI SAN CANZIAN Rinunciare a un pizzico della propria identità per risolvere una marea di problemi concreti, dettati dalla crisi economica e dalla costante difficoltà per i piccoli Comuni, sempre più squattrinati, a offrire buoni servizi alla cittadinanza. È questa la filosofia alla base della proposta anti-crisi del Pd di San Canzian d’Isonzo: fondere due Comuni, San Canzian e Turriaco, in un’unica realtà. Un’idea che probabilmente farà strabuzzare gli occhi a più di qualcuno nel mandamento, ma che potrebbe anche incassare il sostegno di qualche amministratore bisiaco. Come si arriverebbe, nella pratica, alla fusione? Semplice: con un referendum popolare, così come avvenuto in altre realtà, come Campolongo e Tapogliano, in Friuli. Il segretario del Pd di San Canzian Stefano Minin spiega: «Siamo di fronte a una crisi economica che impone tagli considerevoli ai trasferimenti agli enti locali. E le ridotte dimensioni delle nostre comunità spesso non permettono quelle economicità di scala e quegli investimenti necessari per garantire prestazioni complesse a favore dei cittadini . Quindi la politica deve pensare a soluzioni originali per continuare a garantiere il medesimo livello di servizio, senza aumentare le tasse». Da qui la proposta: «Progetti come città mandamento non hanno saputo fornire soluzioni adeguate. Io credo, quindi, che si possa immaginare una fusione tra Comuni. L’identità sociale, culturale, linguistica di San Canzian d’Isonzo e Turriaco sono praticamente le stesse. I bambini condivido lo stesso percorso scolastico ed esistono associazioni intercomunali. La politica non deve aver paura di assecondare un processo volto a ridurre i costi amministrativi e della politica. Ovviamente andrebbe apeto un ampio dibattito tra le forze politiche e le comunità. È tempo di pensare al nostro futuro senza pregiudizi e confermare quello spitiro innovativo e di solidarietà che i bisiachi hanno saputo spesso mettere in campo». Ma se dal Pd arriva questo appello all’unità bisiaca per fronteggiare la crisi, cosa ne pensano quella realtà culturali che, il bisiaco, ce l’hanno nel dna? Il Circolo culturale ricreativo don Eugenio Brandl non sbatte la porta in faccia alla proposta, ma avanza qualche dubbio. «I due Comuni sono sì, vicini geograficamente, ma diversi dal punto di vista culturale e storico - spiega l’associazione -. Ci sono eventi e sodalizi comuni, ma di fatto i due paesi hanno ricchissimi universi associativi autonomi. Certo, siamo tutti e due Comuni bisiachi, e con ottimi rapporti su tutti i fronti, ma delle lievi differenze esistono. Pensiamo ad esempio al fatto che San Canzian è una realtà già molto frammentata, con numerose frazioni all’interno; noi, invece, siamo soli e compatti. E poi pensiamo alle radici stori: San Canzian ha subito profondamente gli influssi di Aquileia e della romanità, mentre noi no. La proposta andrebbe sicuramente valutata, ma non sono sicura che ai residenti dei due Comuni l’idea piacerebbe». Sull’argomento, nemmeno sui possibili risvolti culturali e sociali del progetto, non vuole invece esprimersi l’Associazione bisiaca. Il suo presidente Mauro Casasola dribbla i commenti e si limita a dire che «l’associazione è apolitica e non entra nel merito della questione».