giovedì 27 maggio 2010

Professione forense: meno male che c'è l'ANTITRUST!


Nel corso della seconda giornata di lavori del Convegno antitrust di Treviso 'Antitrust tra diritto nazionale e diritto dell'Unione Europea', Paolo Berruti (del Consiglio Nazionale Forense) e Paolo Giuggioli, (Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano), hanno indicato tra le priorità per la professione forense l'introduzione di regole più rigide per quanto attiene alla pubblicita' e al sistema di accesso alla professione. Segnalano inoltre la necessità di reintrodurre l'obbligatorietà dei minimi tariffari. Secondo Berruti e Giuggioli si tratta di "misure indispensabili per garantire che la professione dell'avvocato possa essere esercitata nel rispetto della dignita', del decoro e dell'indipendenza". In direzione diametralmente opposta l'Antitrust . Giuseppe Galasso rivendica infatti gli effetti positivi per la concorrenza all'interno dellaprofessione forense che sono scaturiti dall'eliminazione dei minimi tariffari. Anche iniziative come quelle delle 'botteghe giuridiche' e degli avvocati 'di strada', spiega Galasso, si sono proposti come una sorta di piccoli 'supermarket della consulenza' che sono la manifestazione di quella libertà che deve caratterizzare l'iniziativa economica anche degli avvocati.

mercoledì 26 maggio 2010

Concorrenza..... leale


Riportiamo  una nota del Pd di Turriaco (notificata via Facebook) su un 'importante iniziativa a salvaguardia dell'acqua pubblica. Questa si innesta "concorrenzialmente" nella nostra già programmata raccolta firme per i 3 REFERENDUM però non osta con lo scopo finale: tutti dobbiamo concorrere alla salvaguardia dei BENI COMUNI, in primis l'acqua.

Comunicato stampa



Il circolo del Partito Democratico di Turriaco, con i propri assessori e consiglieri, sarà in piazza Libertà nella mattinata di sabato 29 maggio per contribuire alla campagna referendaria a favore dell’acqua pubblica. L’appuntamento si colloca all’interno di una più ampia attività di sensibilizzazione della cittadinanza sullo sviluppo sostenibile e sulla tutela ambientale, svolta attraverso diverse iniziative a cura del PD locale che ora richiama l’attenzione sull’uso razionale di una risorsa scarsa e quindi fisicamente limitata come l’acqua, bene pubblico da tutelare, combattendo ogni forma di spreco e governandone l’uso seguendo il principio dell’accessibilità e dell’equità e garantendo standard di sicurezza, qualità ed efficienza in tutto il suo processo distributivo.



Nonostante quanto il governo ha lasciato intendere, nessun obbligo comunitario e nessuna sentenza europea impone l’ingresso dei privati nel servizio idrico integrato; contribuendo alla raccolta delle firme per il referendum, il PD sottolinea la necessità di un approccio complessivo articolato che, partendo dalla cura del territorio e dalla manutenzione dei bacini idrografici, passando attraverso la tutela dei corpi idrici e la riduzione di dispersioni ed usi inappropriati, porti al miglioramento di un servizio indispensabile in cui non ci sia il rischio di cartelli, monopoli e attività lucrative a danno dei cittadini

lunedì 24 maggio 2010

Patto d'instabilità.

Cento Sindaci sono scesi in Piazza della Signoria a Firenze per protestare contro la rigidità del Patto di stabilità.
La protesta di Firenze è stata organizzata dalle Anci regionali di Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Marche e Abruzzo: 100 Sindaci sono andati simbolicamente "al tappeto" in Piazza della Signoria a Firenze per protestare contro le rigide misure contenute nel Patto di stabilità e per chiedere al Governo un allentamento dei vincoli di bilancio. "È ora di dire basta", ha affermato il Sindaco di Livorno e Presidente dell'Anci Toscana Alessandro Cosimi, "perché siamo arrivati al punto di non essere più in grado di garantire i servizi".
Oggi, invece, si riuniranno a Bari, per poi recarsi in Prefettura, i sindaci del sud con un elenco molto dettagliato di rivendicazioni: lotta rigorosa e senza tutele contro ogni forma di criminalità e di lavoro nero, politiche regionali più efficaci nella sanità, nel sociale, nei rifiuti e nei trasporti, fondi aggiuntivi e non sostitutivi di quelli ordinari e, infine un federalismo vero e solidale che tenga conto delle diverse situazioni locali.

venerdì 21 maggio 2010

Federalismo: le ragioni di un sì


Carissimi,

l'Italia dei Valori ha espresso parere favorevole al decreto legislativo sul "federalismo demaniale". Poiché non sempre l'informazione fa comprendere le ragioni e il lavoro che sono dietro alla nostra posizione, ritengo opportuna qualche breve riflessione di ordine politico e tecnico.

* Il voto sul "federalismo demaniale" non cambia la nostra posizione nei confronti del governo: continueremo la nostra opposizione intransigente senza sconti. Ma sulle riforme, il federalismo è il completamento di quella fatta dal centrosinistra nel 2001, l'IdV ha accettato il confronto in Parlamento perché si tratta di scrivere le regole nell'interesse di tutti i cittadini per rendere più moderno il nostro Paese
* La bozza di decreto arrivata dal Governo è stata riscritta in Commissione ed il testo è stato sostanzialmente migliorato perché, se da un lato trasferisce i beni dello Stato a Regioni ed Enti Locali, dall'altro prevede controlli continui e puntuali per evitare la cattiva gestione del patrimonio trasferito.
* Nel decreto abbiamo ottenuto l'inserimento del richiamo all'art.5 della Costituzione: il federalismo demaniale si attua nel rispetto del principio di unità e indivisibilità della Repubblica, senza aggravi per il debito pubblico, anzi cercando di ridurlo. Infatti, in caso di eventuale vendita di beni trasferiti agli enti territoriali, il 75% del ricavato va al ripianamento del debito dell'Ente locale e il 25% allo Stato per ridurre quello statale. E' una norma di buon senso che può portare solo benefici costringendo alla migliore utilizzazione e valorizzazione dei beni assegnati.
* Sono esclusi dai trasferimenti porti e aeroporti di rilevanza nazionale, il patrimonio culturale ( il Colosseo o gli scavi di Pompei, per esempio, resteranno allo Stato); le reti di interesse nazionale, ivi comprese quelle stradali, ferroviarie ed energetiche; i fiumi e i laghi di interesse sovraregionale e, ovviamente, il demanio militare e quello immobiliare utilizzato dalle Amministrazioni Statali, centrali e periferiche. Quindi tutti i beni di interesse strategico non sono oggetto di assegnazione, ma rimangono demanio e patrimonio dello Stato.

· L'IdV ritiene che il trasferimento di beni, non ben utilizzati o in qualche caso addirittura abbandonati dallo Stato, costituisca una opportunità per le amministrazioni locali che potranno così soddisfare al meglio le istanze dei cittadini i quali, a loro volta, controlleranno da vicino la destinazione che i beni trasferiti riceveranno.

Sono convinto che, proprio in un momento di forte crisi dell'Italia, crisi economica e di valori, sia necessaria una scossa. Dare più responsabilità ed autonomia ai territori può essere la scelta vincente. L'IdV vigilerà affidando agli eletti il controllo per il miglior utilizzo dei beni, contrastando ogni forma di speculazione ed accaparramento. Ma tutta la classe dirigente deve essere preparata per spiegare ai cittadini i motivi della nostra scelta.

Un caro saluto

Antonio Di Pietro

mercoledì 19 maggio 2010

Codice della strada.

Spigolando tra le novità della fabbrica di San Pietro che sta diventando la Riforma del Codice Stradale ci si imbatte in palesi ingiustizie. Entrare in città alla guida di un'autovettura Euro 2 (o chi circola con un diesel anche Euro 4 ma senza FAP nei giorni di blocco decisi dal Sindaco per ragioni di inquinamento) e lanciare l'automobile a 220 orari in autostrada o a 115 in città? Per il legislatore è la stessa, identica cosa! Sì, perché la sanzione è la medesima: multa variabile da €155,00 ad €624,00 e 10 punti decurtati dalla patente. Comprendiamo la foga ambientalista ma qui si sta realizzando qualcosa di palesemente incongruente. Il Codice della Strada, in primo luogo, mira alla sicurezza della circolazione. Speriamo che si elabori un emendamento a tale equiparazione di disparate condotte prima della definitiva approvazione.(fonte: studio Cataldi)

lunedì 17 maggio 2010

Privacy & Facebook

Questa volta la denuncia dell’associazione nazionale consumatori è rivolta a facebook e alle potenziali violazioni della privacy che il social network più popolare al mondo potrebbe determinare: “L’inedita funzione ‘Like’ introdotta da Facebook - ha dichiarato in proposito Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC) - deve essere supportata da una valida nota informativa che chiarisca all’utente quali dei propri dati personali rende visibili sul web se sceglie di utilizzarla. Solo così si rispetta la sua privacy”. In particolare la critica di Dona è rivolta alla nuova funzione Like e alle poche informazioni che l’utente a disposizione nel momento in cui esprime il proprio apprezzamento per un elemento. “Il tasto – continua a spiegare Massimiliano Dona - permette di fatto di estendere l’ormai noto ‘mi piace’ a tutti i siti web. Può essere inserito su qualsiasi sito e se l’utente ci clicca su può esprimere il proprio apprezzamento per un contenuto” ma “il problema -prosegue Dona - è che chi decide di utilizzare la funzione non sa che rischia di lasciare una vera e propria ‘impronta’ con tanto di nome e cognome e, in alcuni casi, anche di foto. Se la preferenza per un qualsivoglia sito è espressa mentre si è connessi sul proprio ‘profilo Facebook’, questa viene infatti automaticamente visualizzata anche sulla propria pagina personale creata sul social network: un automatismo del quale l’utente non è però messo adeguatamente al corrente” (fonte :Studio Cataldi)

domenica 16 maggio 2010

Cattive abitudini.

Nonostante una recente sentenza della Cassazione in proposito, gli italiani continuano a fare tantissime attività mentre guidano: tra i vizi degli italiani alla guida, rilevati in seguito ad un’indagine svolta dall’Aci, c’è l’utilizzo del telefonino senza auricolare e la lettura del quotidiano al volante. Secondo quanto rileva l’Aci, oltre agli incidenti causati dall’assunzione di alcol o di sostanze stupefacenti, l’Aci specifica che il 28% degli incidenti mortali è da attribuirsi proprio alla distrazione. Oltre alle statistiche dell’Aci anche gli studi di Assicurazione.it confermano questa tendenza degli italiani: secondo l’associazione, il 52% degli automobilisti parla al cellulare mentre guida e in particolare, la percentuale cresce se il dato viene riferito ad una fascia di età tra i 18 e i 34 anni. Tra gli altri vizi, il 35% degli italiani non mantiene la distanza di sicurezza e il 31% passa con il semaforo rosso e non allaccia la cintura di sicurezza. (fonte Studio Cataldi)

venerdì 14 maggio 2010

Salviamo il Teatro, la Conoscenza e la Cultura.



RICEVIAMO e volentieri PUBBLICHIAMO. 
Il Governo ha costruito su misura un decreto legge che si è dimostrato un vero e proprio attentato ai lavoratori delle Fondazioni Lirico-sinfoniche, al Sindacato, alla Democrazia. Non si capisce la necessità di un provvedimento di urgenza che mortifica il confronto con le parti sociali e delegittima il Parlamento.

Secondo quello che ormai non si può non riconoscere come un disegno distruttivo, dopo i tagli alla Scuola, all’Università, alla Ricerca,  ora è la volta del Teatro e della Lirica, una delle poche eccellenze che rappresentano l’Italia nel mondo.

Il decreto Bondi (quel ministro che definisce gli artisti come “accattoni” ed ultimamente anche “irresponsabili”), spacciato come rimedio ai presunti sprechi del sistema Opera, non prevede un solo articolo che colpisca chi negli anni  ha gestito le Fondazioni creando pesanti perdite economiche.

 Chi leggerà il testo del decreto troverà solo un ossessivo accanimento nei confronti dei dipendenti delle Fondazioni lirico-sinfoniche.
Saranno bloccate le assunzioni fino al 2013 (dal 2013 si potranno assumere solo i posti liberatisi nel 2012, tutti i posti che si renderanno disponibili da oggi  alla fine del 2012 resteranno a tempo determinato); se non si accetterà il nuovo contratto nazionale (assolutamente penalizzante per i lavoratori) entro 365 giorni dala firma del decreto saranno decurtati gli stipendi,  saranno impoveriti gli organici, con la conseguente  sparizione dei corpi di ballo e non ci sono garanzie per il futuro trattamento pensionistico dei tersicorei a prescindere dall’anzianità di servizio.
Viene di fatto impedito al teatro di tramandare se stesso attraverso la molteplicità delle sue peculiari figure professionali artistiche,tecniche ecc.

Ne consegue che tanti giovani, oggi impegnati in lunghi e articolati percorsi di studio e formazione, non potranno trovare gli sbocchi occupazionali attesi.
Possiamo immaginare che il passo successivo di questa azione demolitrice riguarderà la chiusura delle scuole di alta formazione musicale e coreutica (conservatori, accademie ecc.) con ulteriori perdite di posti di lavoro.

 Considerato che i dipendenti dei teatri d'opera sono anche il prodotto finito dello spettacolo, si capisce molto bene che il Decreto - in sfregio a quanto pomposamente dichiarato - colpisce consciamente soprattutto qualità , produttività e occupazione.

La campagna mediatica che ha preceduto e che sta accompagnando questo provvedimento d’urgenza  ricalca lo stesso percorso di tutte quelle leggi alle quali questo Governo ci sta abituando. Giornalisti, opinionisti e pseudo-intellettuali    hanno divulgato dati falsi e tendenziosi che offendono chi ascolta e chi legge, ancor prima dei diretti interessati.



Tra questi teniamo a chiarire ancora una volta che:

-l’orario di lavoro dei professori d'orchestra è di 28/30 ore settimanali, oltre le numerose ore di studio individuale non retribuite ma necessarie per garantire standard elevati; si lavora anche di domenica; gli orari di lavoro vengono stabiliti settimanalmente e questi orari possono anche essere variati fino alle 13 del giorno precedente;
-gli strumenti musicali sono di proprietà dei professori, possono costare anche svariate migliaia di euro e richiedono spese continue (a carico dei musicisti) per il loro mantenimento, basti pensare al costo delle corde degli strumenti ad arco;
- nei Teatri, oltre ai tanto vituperati professori d'orchestra, lavorano anche tante altre persone che contribuiscono al risultato finale delle produzioni : tecnici (elettricisti, attrezzisti, fonici, maestri delle luci, sarte, falegnami,) maestri collaboratori (con orario settimanale che arriva fino a 39 ore), ballerini (che ogni giorno si esercitano per ore e la sera si esibiscono nello spettacolo) artisti del coro, archivisti, direttori di palcoscenico. Negli ultimi anni, grazie ad un già vigente blocco delle assunzioni, tante di queste persone hanno visto protrarre la loro situazione di precariato che perdura   da anni e con il nuovo decreto lo sarà a vita.
- lo stipendio medio “da favola” che percepisce un dipendente delle Fondazioni lirico-sinfoniche va dai 1000/1200 euro di un impiegato amministrativo o del settore tecnico, 1500 per un artista del coro per arrivare agli stipendi da 1700/2000 dell'orchestra a seconda delle categorie. Nessuno ha mai ricevuto cud da 70.000 euro l'anno come ha sostenuto recentemente qualcuno.
Non è dato sapere, però, qual è il lauto compenso di chi amministra non sempre con la giusta competenza questo meraviglioso mondo del Teatro che vorrebbero sottrarci e sottrarvi.
Chiediamo dunque alla società civile di starci vicino  per  quello che rappresentiamo per l’Italia di ieri, di oggi e soprattutto di domani.
Abbiamo bisogno del sostegno del nostro Pubblico che già numerosissimo partecipa agli spettacoli che produciamo, Pubblico a cui ma ora chiediamo di sostenere anche la nostra volontà di impedire che venga soppressa la Cultura e ciò che noi rappresentiamo per l’Italia di ieri, di oggi e soprattutto di domani.
Dostoevskij diceva che “la bellezza salverà il mondo” ed il Teatro è il luogo dell’esaltazione dell’ideale estetico ed etico, in quanto sede delle arti.

Allora salviamo il Teatro, la Conoscenza e la Cultura!!


                                      I lavoratori del Teatro “G.Verdi “ di Trieste

Trieste, 10 Maggio 2010

mercoledì 12 maggio 2010

INDIZI gravi, precisi e concordanti.

 
  • Mangiarotti: società che ha acquistato i terreni ex Ineos a Monfalcone per la produzione di grandi componenti per impianti a energia nucleare.
    • Scajola: in visita ad Ansaldo Energia a Genova annunciò che entro la fine dell'anno sarebbero stati individuati i siti su cui far sorgere le centrali nucleari italiane. I primi nomi dei potenziali siti: Monfalcone (Go), Chioggia (Ve), Ravenna, Caorso (Pc), Trino (Vc), Fossano (Cn), Scarlino (Gr), San Benedetto (Ap), Latina, Termoli (Cb), Garigliano (Ce), Mola (Ba), Scanzano Ionico (Mt), Palma (Ag), Oristano.
      •  Ballaman: apertura a sorpresa sul nucleare in Friuli Venezia Giulia. E’ il presidente del Consiglio regionale, Edouard Ballaman, ad annunciare: “Perchè no se ai cittadini venisse riconosciuto uno sconto, ad esempio, del 20% sull’energia, per 30 anni?”

      • Berlusconi: un centro di addestramento a Trieste. L'Italia si presenta al vertice per la Sicurezza nucleare con una iniziativa multilaterlae, la creazione di un isitituto avanzato per la formazione di personale altamente specializzato e per lo studio dei rischi impliciti in una scarsa sicurezza nucleare.
       
      • Tumori sono in aumento a Trieste, città che ha comunque la maggiore incidenza in regione. Di media la malattia colpisce il 14% in più anche se per l’apparato respiratorio è Gorizia a essere diventata la maglia nera, e Trieste migliora. 
      • Inquinamento: nel 2008 l’Isontino ha sforato la quota assegnatagli di emissioni di anidride carbonica per oltre 6mila e 500 tonnellate. Il dato, ripreso dal ”Sole 24 ore Nordest”, è stato rilevato dallo studio di consulenza Bartucci. La provincia isontina avrebbe dovuto mantenersi entro un limite di due milioni 418mila tonnellate. Invece, di Co2, ne ha dispersa per più di due milioni 425mila. E nel Triveneto, quella di Gorizia è stata l’unica provincia, assieme a quelle di Udine e di Trieste, a superare la quota prevista, sia pure di poco.

        lunedì 10 maggio 2010

        All'OCCHIO!


        GU: pubblicato provvedimento su videosorveglianza.

        Pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale n. 99 del 29 aprile la deliberazione 8 aprile 2010 con cui il Garante per la protezione dei dati personali ha emanato il provvedimento in materia di videosorveglianza, che va a sostituire quello del 29 aprile 2004. Tale provvedimento, chiarisce il Garante, si è reso necessario a seguito dei numerosi interventi legislativi introdotti negli ultimi anni, nonché in considerazione dell’ingente quantità di quesiti, segnalazioni, reclami e richieste di verifica preliminare inoltrati.
        Il fatto nuovo è che nel quinquennio appena trascorso alcune disposizioni di legge hanno attribuito ai Sindaci ed ai Comuni specifiche competenze in tema di incolumità pubblica e di sicurezza urbana, mentre altre norme statali e regionali hanno introdotto forme di incentivazione economica a favore della PA e di taluni soggetti privati allo scopo di incrementare l’impiego della videosorveglianza  quale forma di difesa passiva, controllo e deterrenza nei confronti dei fenomeni criminosi e vandalici. In particolare, il provvedimento chiarisce che la registrazione, la conservazione e l’utilizzo di immagini configura un trattamento di dati personali. Dall’analisi delle forme concrete di applicazione dei sistemi di videosorveglianza emerge che essa venga utilizzata per i seguenti fini:
        • a)     - protezione e incolumità degli individui, compresa la sicurezza urbana e pubblica;
        • b)     - protezione della proprietà;
        • c)     - rilevazione, prevenzione e controllo delle infrazioni svolti dai soggetti pubblici nel quadro delle competenze ad essi attribuite dalla legge;
        • d)     - acquisizione di prove

        domenica 9 maggio 2010

        Lei è uno S......

        Più di una volta la corte di Cassazione è intervenuta per capire se determinate espressioni potessero considerarsi offensive oppure no. Questa volta la Cassazione è tornata sull'argomento ed ha analizzato la valenza offensiva di alcuni insulti in relazione al contresto in cui sono stati pronunciati. In certi casi, secondo la Corte, parolacce e volgarità possono diventare persino costruttive e le si può quindi pronunciare senza commettere reato. E' quallo che accade ad esempio quando gli insulti avvengono all'interno di un ufficio. Secondo la Cassazione a prescindere dalla "rozzezza" e "ineleganza" con cui ci si puo' rivolgere ad un collega o a un superiore, ci sono situazioni in cui la volgarità può diventare un modo per "sollecitare" il dibattito sul lavoro. Anzi, in certi casi l'insulto può essere persino diretto volutamente a migliorare l' organizzazione dell'azienda. Da quanto emerge da una sentenza del palazzaccio (la n.17672/2010) d'ora in avanti un capo troppo burocrate potrebbe sentirsi dare del "pazzo" o dello "scemo" senza che per questo si debba sentire offeso. Anche a livello trasversale ci si potrà concedere l'insulto: ad un acritico e che accetta ordini passivamente dalla dirigenza si potrebbe dare dello "yesman" o "per dirla in termini piu' volgari", scrive la Corte del 'leccac..'. La vicenda era nata all'interno di uno studio legale quando durante una discussione un collaboratore dello studio stanco di come veniva portato avanti il lavoro si era sfogato con due colleghe ed aveva detto "basta, ho deciso, io con l'avvocato ci parlo, ci discuto non sono come la collega che dice sempre 'si' avvocato...certo avvocato...Il capo e' un 'pazzo', vuole restare circondato da 'leccac.' bene ci resti pure...". Allo sfogo seguiva anche il mimo dello yesman e il caso finiva nelle aule del Tribunale. Non tanto per i colleghi che comunque avevano deeciso di lasciar perdere ma per il titolare dello studio che ha voluto denunciare il collaboratore. Nel dicembre del 2008 la Corte d'Appello accertava la prescrizione del reato ma condannava il collaboratore a risarcire il capo. Il caso finiva poi in Cassazione dove la Corte ribaltando il verdetto assolveva il giovane avvocato "perche' il fatto non costituisce reato" dando a quegli insulti una valenza "costruttiva".  (Studio Cataldi)

        martedì 4 maggio 2010

        Lunga vita ai consiglieri comunali.

        Consiglieri: stop alle violazioni di legge

        Con una sentenza innovativa, i giudici del TAR Puglia hanno affermato la legittimazione ad agire in giudizio dei consiglieri comunali per impedire che il Consiglio agisca in violazione della legge.
        Nel caso di specie, il sindaco di un comune pugliese aveva nominato i componenti del cda e del collegio sindacale di una società a totale partecipazione pubblica: tutti uomini. Contro i decreti sindacali di nomina, alcuni consiglieri hanno proposto ricorso al TAR per violazione del principio di pari opportunità, chiedendone l'annullamento.
        I giudici amministrativi hanno dato ragione ai ricorrenti, sancendo che ogni consigliere comunale può difendere il proprio interesse a che l'organo politico non violi ripetutamente la legge; in questo modo il consigliere agisce anche per la tutela della propria immagine.
        Si tratta di una sentenza priva di qualsiasi fondamento normativo. L'ordinamento giuridico italiano, infatti, non contempla alcuna norma che attribuisca ai consiglieri tale legittimazione processuale ed inoltre il concetto di diritto all'ufficio è ampio ma non al punto da ricomprendere anche quello del diritto al ripristino della legalità.