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martedì 23 marzo 2010

Tagli al sociale


560 MILIONI IN MENO A COMUNI E REGIONI PER IL SOCIALE
In Lombardia un ulteriore decurtazione del 53%.


L’Italia sta attraversando un difficile momento economico, in questa situazione le famiglie cercano di contenere i danni, i consumi si riducono, le industrie hanno difficoltà di mercato, aumentano la cassa integrazione e la disoccupazione. Per mesi il Governo ci ha invitato a fare "esercizi di spirito positivo " non non è stato sufficiente, non preoccupandosi della situazione drammatica che andava peggiorando ossessionato da problemi giudiziari del premier e nel mettere il bavaglio o opposizioni sociali e mezzi di informazione.

La Legge finanziaria, non si è preoccupata delle ricadute della situazione economica sulle famiglie più fragili. I capitoli di spesa socio-assistenziale da erogare a regioni e comuni subiscono una sforbiciata pesante di 560 milioni di euro (-19%) rispetto all'anno precedente. Tutte le voci di spesa del sociale gestite localmente sono ridotte in modo evidente con l’unica eccezione del Fondo per le non autosufficienze.

La riduzione più consistente si registra nel Fondo nazionale per le politiche sociali che, nelle quota destinata a regioni e comuni (la parte più rilevante va all’INPS) e con cui questi ultimi finanziano tutte le attività per anziani, minori e disabili, si riduce addirittura del 50% rispetto al 2008.

Tocca il minimo storico anche il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione (L. 431/1998) che si riduce di 44 milioni ma che dal 2001 al 2009 è sempre sceso (fatta eccezione del 2006, qual maledetto Governo Prodi !) passando dai 362 milioni del 2000 ai 162 del 2009. Con queste risorse gli enti locali aiutano i nuclei familiari più poveri a pagare il canone di locazione. La costante riduzione del finanziamento non fa che rendere ancora più pesante una situazione che vede, soprattutto delle aree metropolitane, il numero delle domande di contributo in costante aumento nel tempo e, parallelamente, la costante diminuzione del grado di copertura del contributo erogato.

Il Fondo nazionale per l’inclusione sociale degli immigrati è addirittura scomparso nel breve volgere di due anni. Nel 2007 lo stanziamento era di 50 milioni, nel 2008 era di 100 milioni poi frettolosamente ridotto a 5 per poi azzerare lo stanziamento nel 2009. Scomparso. Tagli importanti si registrano anche nel Fondo nazionale per il servizio civile, nel Fondo per le politiche giovanili e in quello per le Pari opportunità.

Ma anche i temi più cari all’attuale Governo( e alla gerarchie ecclesiastiche non sono risparmiati) - i fautori divorziati del family day colpiscono anche il Fondo per le politiche per la famiglia che subisce un taglio del 31%.


Buona parte di queste risorse sono destinate ai comuni che le utilizzano per finanziare i servizi sociali. La riduzione dei finanziamenti per i comuni è assai rilevante; è come se per un anno venisse del tutto cancellato il Fondo nazionale per le politiche sociali. Il risultato complessivo di questa pesante riduzione dei finanziamenti statali per il sociale che si assomma drammaticamente a quello avvenuto anche nel 2008 avrà un impatto dirompente sulle politiche sociali dei comuni che devono far fronte ai rilevanti tagli subiti anche negli altri settori. Il risultato sarà una riduzione dei servizi sociali, del livello di copertura della popolazione fragile ed un aumento delle quote di partecipazione alla spesa a carico dell’utente. Esattamente il contrario di quello che dovrebbe accadere nei momenti di crisi economica.

Si tratta di un vero e proprio paradosso; proprio nel momento in cui servirebbero più risorse da dedicare al settore sociale per compensare una grave crisi economica queste risorse vengono ridotte e contribuiscono ad acuire gli effetti della crisi sulle famiglie italiane più fragili. Ma mentre il titanic affonda il premier parla di clima avvelenato, senza accorgersi che tanti sono già morenti.


Alla Regione Lombardia, quella del binomio Formigoni - Comunione e Liberazione per l’anno 2010 sono stati assegnati un totale di 73 milioni di Euro con un decremento netto di 21 milioni rispetto all’anno prima. Tale riduzione ha avuto ricadute pesanti anche sul nostro Ambito territoriale che ha subito una decurtazione del 53% sulla quota di Fondo Nazionale Politiche Sociali assegnato dalla Regione (solo € 665.365 per il 2010 , a fronte di € 1.428.641 per il 2009).

Anche le scelte operate a livello regionale in materia di ripartizione dei trasferimenti statali per le politiche sociali ci penalizzano, in quanto nel 2010 la Regione Lombardia ha deciso di trattenere per sé una quota parte del Fondo Nazionale notevolmente superiore rispetto all’anno precedente (34.327.562,56 € nel 2010 a fronte di 12.240.901,87 € nel 2009, con una differenza di 22.086.660,69 € pari ad un incremento del 180%), depauperando, di fatto, i Comuni di risorse certe finalizzate ai Piani Sociali di Zona, e contraddicendo i principi della sussidiarietà nonché del federalismo.

Quello che succederà sarà facile prevederlo, tagli ai servizi sociali, aumento delle tariffe, diminuzione sostanziale della qualità, con una conseguenza ulteriore nella perdita progressiva di altro posti di lavoro.

contatti e approfondimenti
www.nuovomunicipio.org

venerdì 22 gennaio 2010

Craxiadi.

La commemorazione di Bettino Craxi che sta avvenendo in questi giorni sta accadendo, come oramai spesso in Italia, con una continua mistificazione della realtà.
E’ evidente che la riabilitazione di Craxi è funzionale, all’attuale premier, per avvalorare le tesi di cospirazione di cui si dice vittima.
Il problema è sempre lo stesso, quando magistrati scrupolosi e tenaci indagando scoprono che a rubare sono i potenti, prima o poi i potenti tentano di ribaltare la realtà a proprio favore. Ci provò Craxi nei primi anni ’90, ci prova Berlusconi oggi con maggiore successo, grazie al monopolio dell’informazione.
Negli anni ’80 Craxi da Primo ministro ha raggiunto l’obiettivo di quadruplicare il debito dello stato, tra appalti truccati, tangenti, bustarelle ecc. che sono andate spesso a finanziare anche le sue tasche personali. Due condanne definitive, stanno a dimostrare che Craxi, prendeva tangenti per sé stesso e quindi, tante menzogne che oggi vanno in diretta sui TG nazionali, non sono soltanto falsità, ma minano la memoria storica di un paese che deve sapere chi ha la responsabilità del debito pubblico oggi in Italia: Craxi per gli anni ’80 insieme ad una parte della vecchia DC e Berlusconi per gli ultimi 10 anni.
Cercare di sminuire le enormi responsabilità morali oltre che penali, che gravano sulla memoria di Bettino Craxi, è l’ennesima mistificazione di cui un sistema dell’informazione deviato ci ha oramai abituato ma a cui noi di Italia dei Valori non intendiamo sottometterci. Siccome crediamo che l’Etica in politica deve tornare ad essere un Valore riteniamo che intitolare strade a Craxi mistifichi la memoria storica di un popolo che non merita di avere ladri, truffatori, evasori fiscali che la governano e che poi ne sono glorificati.

Paolo Bassi
Coordinatore Regionale Italia dei Valori - FVG

venerdì 7 agosto 2009

A sostegno delle forze dell'ordine. Intervento alla Camera dei Deputati.


Atto Camera

Ordine del Giorno 9/2561-A/142 presentato da GIOVANNI PALADINI (IdV)

La Camera,
premesso che:

all'articolo 24, commi 74 e 75, del provvedimento in esame, si autorizza la proroga del piano di impiego delle Forze armate nel controllo del territorio in concorso con le Forze di polizia. Il piano di impiego può essere prorogato per due ulteriori semestri incrementando l'attuale contingente di 3000 militari di ulteriori 1250 unità, interamente destinate a servizi di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alla Forze di polizia;
il Governo spesso è intervenuto con provvedimenti specifici in alcuni casi particolarmente pubblicizzati proprio sulla questione sicurezza e sono state prese iniziative che hanno suscitato non poche perplessità, anche a livello europeo;
anche il Presidente della Repubblica nell'atto di promulgare la legge sulla sicurezza, ha espresso non poche perplessità e preoccupazioni sull'istituzione di «associazioni tra cittadini per segnalare alle forze di polizia anche locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio», ne ha sollecitato la definizione di limiti e compiti e ed ha espresso anche rilievi sull'uso dello spray al peperoncino a scopo di autodifesa, anche eccependo che l'uso di tale spray da parte dei componenti di tali associazioni confligge con la disposizione che vorrebbe tali associazioni formate da «cittadini non armati»;
resta fondamentale garantire il potere dissuasivo della legge, mantenere la certezza comune secondo cui chi infrange la legge è destinato ad assumersene le responsabilità, per questo è fondamentale investire su quei comparti che garantiscono quotidianamente con il loro lavoro la sicurezza dei nostri concittadini; è necessario investire su quelle professionalità che a rischio spesso della propria incolumità e della propria vita si impegnano a garantire la sicurezza delle nostre città e dei nostri paesi; verso questi uomini e donne abbiamo tutti un debito di riconoscenza morale;
la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, la Guardia di finanza, e con loro tutte le forze dell'ordine, sono corpi formati da uomini e donne capaci, impegnati tutti i giorni sul territorio e a loro dobbiamo rispetto, non è accettabile mortificarli, non si può ricorrere a continui richiami retorici, servono interventi seri che dimostrino concretamente l'impegno ed il sostegno delle istituzioni nei loro confronti, servono investimenti concreti, non i richiami all'istituzione di fondi generici;
le misure economiche prese nei confronti delle forze dell'ordine e della sicurezza pubblica dal Governo comportano tagli per i prossimi tre anni per quasi tre miliardi di euro, prevedendo al contempo l'istituzione di fondi di carattere troppo generico;
tale situazione è aggravata dai tagli disposti al personale che si trova ad affrontare nuove e delicatissime funzioni nella gestione dell'ordine pubblico, senza avere né le risorse economiche necessarie a coprire i nuovi e ulteriori compiti loro attribuiti, né le risorse umane atte a garantire un'efficace copertura delle nuove funzioni;
la criminalità organizzata, problema gravissimo del nostro Paese, non si combatte certamente smantellando le forze dell'ordine sul territorio e finanziando le ronde;
da una parte si varano provvedimenti specifici sulla sicurezza, dall'altra contemporaneamente si tagliano i fondi alle forze dell'ordine;
i tagli finora attuati hanno già portato alla diminuzione di 40 mila unità nell'organico complessivo di forze dell'ordine e difesa, ci sono problemi gravi per la manutenzione dei mezzi per l'acquisto della benzina, nonché per l'acquisto delle divise ed anche dei giubbotti antiproiettile;
si evidenzia come le riduzioni paiano aver colpito con particolare gravità anche il settore dei consumi intermedi, entro cui ricadono voci critiche, come quelle della formazione e dell'addestramento del personale militare, nonché la manutenzione dei sistemi d'arma, con effetti a medio e lungo termine sulle capacità e la sicurezza del personale in missione non difficili da immaginare,

impegna il Governo:

ad intervenire in tempi rapidi per delineare interventi concreti ed efficaci a sostegno delle forze dell'ordine delineando un piano organico di misure volte al potenziamento di uomini e strutture, indicando in maniera chiara le risorse economiche da mettere a disposizione delle forze dell'ordine;
ad adottare gli opportuni provvedimenti finalizzati allo stanziamento di maggiori risorse per le forze dell'ordine, con particolare riguardo ai fondi per la manutenzione auto e alle indennità, nonché all'assunzione di ulteriore personale;
a rimodulare anche il settore degli investimenti, garantendo l'obiettivo del mantenimento delle attuali capacità operative, ritenute irrinunciabili per far fronte efficacemente alle crescenti e sempre più diversificate esigenze di presenza internazionale dell'Italia anche in funzione della sicurezza del nostro Paese.
9/2561-A/142. Paladini.

mercoledì 5 agosto 2009

C'eravamo tanto amati.


dal Espresso on line
Paolo Guzzanti, parlamentare del centrodestra eletto con il Pdl e poi passato al Pli, prima in un post e poi in risposta a un commento sul suo blog apre un nuovo capitolo sugli scandali sessuali di Berlusconi. Oltre a specificare di essere «tra quelli che pensano e anzi sanno che davvero tutto è politico, che la vita privata di una persona pubblica è pubblica e che si risponde di tutto», Guzzanti scrive di aver lasciato Berlusconi anche «per il suo atteggiamento puttaniero di disprezzo per le donne, tutte le donne, essendo un gran porco e una persona che ha corrotto la femminilità italiana schiudendo carriere impensabili a ragazze carine che hanno imparato solo quanto sia importante darla alla persona giusta al momento giusto, sollecitate in questo anche dalle madri, quando necessario. Quest'uomo ai miei occhi corrompe la gioventù e mina le basi della società minando il rispetto nei confronti della donna». Continua l'onorevole: «Ciò è avvenuto (l'abbandono del Pdl da parte di Guzzanti, ndr) in concomitanza delle voci, che io ho potuto verificare come purtroppo attendibili (non prove, ovviamente, altrimenti le avrei presentate io), secondo cui un famoso direttore ha mostrato e fatto leggere a un numero imprecisato di persone (deputati e deputate di Forza Italia per lo più) i verbali che tutti i direttori di giornale hanno, ma che avrebbero deciso di non usare su sollecitazione del Presidente Napolitano. Si tratta di trascrizioni da intercettazioni avvenute nell?ambito dell?inchiesta di Napoli e poi fatte distruggere da Roma, in cui persone che ora ricoprono cariche altissime si raccontano fra di loro cose terribili che la decenza e la carità di patria mi proibiscono di scrivere, anche se purtroppo sono sulla bocca di coloro che hanno letto i verbali. Io ne conosco almeno tre. Dunque io non ho molti dubbi su quato è accaduto ed accade». Poco oltre, in risposta a un lettore che gli chiedeva ulteriori chiarimenti, Guzzanti va oltre: «Io dico, e lo confermo, che le cose che mi sono state raccontate da più fonti (e io sono uno dei mille e più di mille raggiunto dai dettagliati resoconti di chi ha letto) sono assolutamente disgustose: rapporti anali non graditi, ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino, discussioni sul prossimo set, consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio. I dettagli sono centinaia e non sono io che li nascondo, perché io sono soltanto uno cui alcuni lettori dei verbali (persone serissime, uomini e donne, tutti della stessa area di centro destra) hanno raccontato ciò che hanno letto, ovviamente con una massiccia concordanza dei dettagli stessi. Il giorno in cui un magistrato, lette queste mie parole, volesse interrogarmi per sapere da chi ho avuto queste relazioni e chi fosse il giornalista che ha fornito il materiale in lettura, farei il mio dovere e farei i nomi».

lunedì 3 agosto 2009

Pd e dintorni: riflessioni di mezz'estate.



IL PARTITO CHE NON C'E' di Edmondo Berselli -L'Espresso.
Un equivoco incombe sul Pd e può soffocarlo. L'equivoco si iscrive nella parola 'partito'. Perché se lo scopo principale della dirigenza democratica consiste nell'articolare le strutture di una forza politica tradizionale, la parabola del Pd si è già interrotta.

Non si fa un partito compatto con il vuoto intorno. Non serve a nulla cercare il 'terzo uomo', o donna che sia, fra scelte coatte e lotte personali che risalgono alla Fgci. Serve a poco la caccia al giovane, soprattutto se i giovani sono inclini al populismo vernacolare di Matteo Renzi o politichine miracolate dalle circostanze come Debora Serracchiani (molti di loro, i cosiddetti 'piombini', sembrano 'giovani' specializzati nel fare 'il giovane' come in un film di Nanni Moretti).

Nonostante le rassicurazioni di Franceschini, e qualche salvataggio in corner alle amministrative, il Pd è un progetto pericolante. In primo luogo perché non ha ancora trovato la sua leadership. Secondariamente perché non è riuscito a declinare una cultura e a individuare un insediamento sociale e politico coerente ed espansivo.

Quanto al primo punto, classe dirigente e leadership, le implicazioni sono evidenti. I due principali candidati alla segreteria, Franceschini e Bersani, rappresentano esattamente ciò che sono: il primo, un frammento di cultura cattolica di cui è arduo individuare i confini, ma di cui si vedono facilmente i limiti (definiti da una posizione cristiano-sociale scarsamente orientata all'azione di governo).

Per ciò che riguarda Bersani, gli si può dare atto di una buona volontà nel colorare il compromesso socialdemocratico all'emiliana con la tradizione solidarista del mondo cattolico. Tuttavia, nonostante il sostanziale sostegno di Romano Prodi, quello di Bersani resta un progetto fin troppo tradizionale, difficilmente in grado di schiodare coalizioni di interessi finiti sotto la sigla berlusconiana.


La tentazione meno brillante, per il Pd, consisterebbe nel cercare soluzioni personaliste in assenza di personalità vere. Tanto per dire, si può giurare sulla capacità di amministratore di un uomo come Sergio Chiamparino. Ma nessuno può scommettere sulla sua qualità politica in senso lato. Sotto questa luce il 'Chiampa' vale, per capirci, Piero Fassino. Provata capacità professionale su una base migliorista.

Pensare allora di quadrare il cerchio di un congresso con l'invenzione di una leadership, o piuttosto di una candidatura, significa perdere di vista l'obiettivo di fondo. Che per il Pd consiste ancora nella costruzione di un movimento, proprio così, di un movimento politico, sociale e d'opinione, ben prima che di un partito strutturato.

Non ce l'ha fatta Veltroni, a confezionare questo post-partito, anche se il Lingotto era sembrato il romanzo di formazione, e di fondazione, di un movimento originale. Ma non c'è in gioco soltanto il 'Bildungsroman' della sinistra moderna, nei prossimi quattro mesi. C'è in ballo la chance di un'alternativa culturale al berlusconismo: ma per crearla occorre scappare fuori dal circuito dell'ovvio. E soprattutto dall'idea che il Pd sia già fatto e occorra soltanto sistemare le poltroncine.

No, al momento il Pd non esiste. Per farlo nascere non bisogna pensare a un partito, ma a una cultura. Ci vuole, e non sembri una bestemmia politica, la fantasia e la capacità di fare una Forza Italia di sinistra. Un non partito, certo. Uno strumento laico, secolarizzato, versatile, per lasciare al passato gli ideologismi della memoria politica. E con l'idea, finalmente, di passare all'attacco della destra, senza inibizioni, senza condizionamenti.

mercoledì 29 luglio 2009

Una prece per WHY NOT!


Le dimissioni del procuratore Luigi Apicella dalla magistratura ci hanno lasciati sgomenti. Ancora una volta, abbiamo dovuto constatare come i poteri forti riescano a tirare i fili e a condurre il gioco, in spregio a tutte le regole democratiche. Per questo, mi preme segnalarvi una riflessione di un bravo pubblico ministero che ha seguito, in prima persona, l’inchiesta Why Not: Gabriella Nuzzi. La sua considerazione è amara, ma veritiera.

Tra l’altro è bene ricordare che Gabriella Nuzzi è stata un pubblico ministero di Salerno, trasferita dal suo ufficio dal Csm, su richiesta del ministro Alfano, proprio per aver osato indagare sul malaffare giudiziario di Catanzaro.

Anche a lei va la nostra solidarietà per il coraggio dimostrato allora nel fare il suo dovere e per quello di oggi nel rivendicarlo.


"L’addio del Procuratore Apicella alla magistratura è un gesto che desta profonda amarezza e sconcerto, che non può e non deve essere “liquidato” nelle brevi, laconiche parole pronunciate dal Presidente dell’A.N.M.

Occorre riflettere a fondo sulle ragioni di questa “scelta” obbligata.

L’opinione pubblica e le forze sane interne delle istituzioni hanno il diritto di conoscere la verità, del perché un intero apparato istituzionale, sulla base di un’inaccettabile menzogna (l’inscenata “guerra tra Procure”) e con tanta unanimità di intenti, abbia attaccato così violentemente dei servitori dello Stato, tolto loro le funzioni inquirenti, bloccato le indagini nelle quali erano impegnati, messo in atto una meticolosa opera di distruzione della loro reputazione personale e professionale.

Siamo stati lasciati soli, nel silenzio e nella indifferenza di chi, per dovere istituzionale oltre che morale, avrebbe dovuto accertare i fatti e tutelarci, in balia di attacchi di ogni genere, senza alcuna possibilità di difesa, senza diritto alcuno (per quanto mi riguarda, neppure quello ad essere madre), folli artefici di un disastro istituzionale o, piuttosto, testimoni scomodi di una verità devastante, in attesa che, lenta e silente, giunga finalmente la nostra eliminazione, la quieti ritorni e la normalizzazione del “sistema” sia definitivamente compiuta.

Stiamo pagando un prezzo altissimo per quella verità ed è in nome di essa che è necessario fare al più presto chiarezza su quanto è accaduto e sta accadendo, perchè nessun magistrato sia più costretto a lasciare, per il proprio onore, il lavoro che ama.

Dott.ssa Gabriella Nuzzi"

lunedì 22 giugno 2009

StaKanovisti e fannulloni.


Vi ricordate il Ministro Brunetta e la sua polemica sui fannulloni? Bene. In Parlamento, ormai è accertato, i fannulloni sono i rappresentanti del Popolo della Libertà (vigilata). La conferma viene dall'Osservatorio civico sul Parlamento attraverso le cifre snocciolate nel primo Rapporto ‘Camere aperte’. Di che si tratta? Del lavoro svolto per mesi dalle organizzazioni Openpolis, Controllo cittadino e Cittadinanzattiva che hanno indagato, con metodo e scrupolosità, l’attività parlamentare dall’inizio della legislatura misurando con grafici e classifiche l'efficienza di gruppi e singoli. Attraverso l’indice di attività , elaborato in base a parametri quali il numero di proposte di legge presentate o cofirmate, di interrogazioni o interpellanze, degli interventi in Aula o in Commissione, della presenza alle votazioni, si evince molto chiaramente che i deputati dell'Italia dei valori sono i più attivi tra tutti i gruppi presenti alla Camera, e anche al Senato.Va anche detto che questo confortante dato non rappresenta certo una sorpresa per noi che, in Parlamento, ogni giorno ci impegnamo ad operare scelte forti e coerenti di opposizione a provvedimenti che ci hanno poco o nulla convinti: dal Lodo Alfano, alla legge sulle intercettazioni, al Decreto Abruzzo, tanto per fare degli esempi. Anche rispetto alle presenze, dopo la nostra battaglia contro i ‘pianisti’ e l’introduzione delle impronte digitali per poter votare, i risultati alla fine si sono visti: calano le presenze di quelli che si facevano votare dagli amici e affiora la verità che vede i deputati e i senatori dell’Italia dei Valori ai primi posti per impegno e produttività. In questo contesto, tuttavia, c’è un dato avvilente a fare da sfondo e che ha condizionato non solo i punteggi relativi all’attività complessiva dei parlamentari evidenziati dal rapporto ‘Camere aperte’ ma anche le motivazioni di deputati e senatori a mostrarsi più attivi. Ci riferiamo al fatto che siamo in presenza di un Parlamento ormai in ginocchio, ridotto a un ruolo notarile e di ratifica di decisioni prese a Palazzo Chigi. Infatti, su 68 leggi approvate, 61 sono state quelle proposte dal governo in un anno, con una percentuale del 90%, a fronte delle sole 7 di iniziativa parlamentare, il 10%. In ogni caso, pur dovendo lavorare e impegnarci in presenza di tali arroganti limitazioni, l’impegno dei parlamentari di Italia dei Valori da domani sarà ancora maggiore. Anche per onorare quello splendido otto percento di consensi che gli elettori ci hanno riconosciuto, in speranza e fiducia, alle elezioni europee.