di Pancho Pardi
Rendere privato il servizio pubblico. Questo obbiettivo domina la scena quando il monopolista della televisione privata può controllare la televisione pubblica dal vertice del potere politico. C'è chi si adatta alla servitù volontaria, e chi no.
Quando Minzolini così scriveva in un suo articolo su Repubblica del 29 ottobre 1994: "Oggi penso che, se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici, forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure andarsene. Non è stato un buon servizio il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia... La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico."
Da bravo dialettico, nei suoi primi giorni di esperienza alla direzione del Tg1, si cimenta ora nella confutazione pratica della regola allora enunciata. Di più: con la scusa di non invadere la vita privata del presidente del consiglio ha nascosto la notizia sul giro di donne a pagamento nelle abitazioni del capo del governo, che tutti gli organi di stampa italiani e internazionali davano con grande rilievo, e su cui perfino il Tg5 di Mediaset rinunciava a esercitare una completa censura.
Poi, non contento, ha risposto ai rilievi del presidente Rai, usando in modo improprio lo spazio del telegiornale da lui stesso diretto, per ribadire la necessità del suo silenzio stampa.
Incurante della contraddizione logica: sosteneva trattarsi solo di chiacchiericcio ma dava largo spazio alla polemica nata dal chiacchiericcio perché questa permetteva di coinvolgere nel polverone altri politici.
Così la polemica nata sulla base della notizia vera ma nascosta diventava a sua volta notizia principale. Ha poi toccato il colmo quando ha dato larghissimo spazio alla smentita che Berlusconi ha messo in scena sul suo settimanale "Chi". Per gli ascoltatori del solo Tg1 del tutto incomprensibile perché smentiva una notizia che il Tg1 non aveva voluto mai dare.
A tanto porta l'abnegazione della servitù volontaria: rendere privato il servizio pubblico, a vantaggio di una sola persona.
Quando Minzolini così scriveva in un suo articolo su Repubblica del 29 ottobre 1994: "Oggi penso che, se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici, forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure andarsene. Non è stato un buon servizio il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia... La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico."
Da bravo dialettico, nei suoi primi giorni di esperienza alla direzione del Tg1, si cimenta ora nella confutazione pratica della regola allora enunciata. Di più: con la scusa di non invadere la vita privata del presidente del consiglio ha nascosto la notizia sul giro di donne a pagamento nelle abitazioni del capo del governo, che tutti gli organi di stampa italiani e internazionali davano con grande rilievo, e su cui perfino il Tg5 di Mediaset rinunciava a esercitare una completa censura.
Poi, non contento, ha risposto ai rilievi del presidente Rai, usando in modo improprio lo spazio del telegiornale da lui stesso diretto, per ribadire la necessità del suo silenzio stampa.
Incurante della contraddizione logica: sosteneva trattarsi solo di chiacchiericcio ma dava largo spazio alla polemica nata dal chiacchiericcio perché questa permetteva di coinvolgere nel polverone altri politici.
Così la polemica nata sulla base della notizia vera ma nascosta diventava a sua volta notizia principale. Ha poi toccato il colmo quando ha dato larghissimo spazio alla smentita che Berlusconi ha messo in scena sul suo settimanale "Chi". Per gli ascoltatori del solo Tg1 del tutto incomprensibile perché smentiva una notizia che il Tg1 non aveva voluto mai dare.
A tanto porta l'abnegazione della servitù volontaria: rendere privato il servizio pubblico, a vantaggio di una sola persona.