«Silvio Berlusconi vuole tagliare i parlamentari? Bene. Domani presentiamo il disegno di legge. E, in parallelo, raccogliamo le firme dei cittadini, affinché il premier non possa fare il solito gioco delle tre carte». Antonio Di Pietro gioca d’anticipo e sfida il Cavaliere, quello che ribattezza Capitan Annuncio, sul suo terreno. Al contempo, conferma l’avanti tutta sulla mozione di sfiducia, e ne anticipa il cuore: «Il caso Mills». E il Pd? Il leader dell’Italia dei valori, dopo il gran rifiuto di sabato, non esclude il gioco di squadra. Alle sue condizioni, però: «Non ci interessano passerelle, ma atti concreti, e la nostra mozione lo è. Orsù, dunque, passiamo dalle parole ai fatti». La mozione è pronta? La stiamo definendo in queste ore con i capigruppo di Camera e Senato e domani la illustriamo. Qual è il «cuore»? Chiediamo l’«impeachment» perché la sentenza Mills conferma che Silvio Berlusconi non ha le qualità morali e politiche per guidare il nostro Paese: non solo ha corrotto, ma l’ha fatto perché non voleva si scoprissero i reati gravi al centro di altri processi. Alcune inchieste le avevo iniziate io. Berlusconi replica che il caso Mills si rivelerà un boomerang per la sinistra e i suoi giudici. Ve lo ricordate il portavoce di Saddam Hussein quando, durante l’avanzata americana, ripeteva: «Tranquilli, abbiamo vinto»? Anche il caso Noemi, secondo il premier, si trasformerà in un boomerang. Le sue sparate non stupiscono più. Ma Berlusconi, dopo quello che «Repubblica» ha scritto, dovrebbe starsene zitto. Enrico Letta dice che i dettagli rivelati dall’ex fidanzato di Noemi, se veri, sono «disgustosi». E lei? Non cado nel trabocchetto del gossip privato. Voglio discutere la vicenda pubblica: c’è un signore che sta poco bene, come afferma la moglie, un signore che ha corrotto un testimone, ma governa l’Italia. La mozione di sfiducia, però, non ha i numeri. E Berlusconi avverte che lei avrà la risposta che si merita in Parlamento. Nella mia vita è sempre successo che io dicevo o facevo una cosa, nessuno la smentiva, ma tutti mi davano addosso. Ai tempi di «Mani pulite» ho scoperto un tumore sociale. Beh, tutti se la sono presi con il medico. Berlusconi l’accusa di essere volgare. Dico pane al pane e vino al vino. Ritengo che un corruttore non possa guidare il Paese e contesto il suo modello di governo, xenofobo, razzista, piduista. Lui, questa, la chiama volgarità. Io, fotografia della realtà. Anche il Pd, però, critica la mozione di sfiducia e dice che rafforzerà il premier. Lo so anch’io che la mozione di sfiducia, oggi, non ha i voti. Ma allora che fai? Resti immobile? Se non parti mai, non vinci mai. La mozione serve a innescare un dibattito, a far riflettere, a informare i cittadini sui reali contenuti della sentenza Mills. Sinora, grazie ai mass media sotto controllo, è passata solo la rabbia di Berlusconi. Il premier, però, accusa nuovamente la Rai. Mi sembra il lupo che accusa l’agnello di sporcargli l’acqua. In Rai c’è rimasto solo qualche strapuntino di libertà d’informazione e lui vuole anche quello. Taglio dei parlamentari, Berlusconi insiste. È il Capitan Annuncio della politica italiana: ogni giorno un annuncio, mai un fatto. Ma noi domani, insieme alla sfiducia, presentiamo il disegno di legge sui costi della politica, in cui prevediamo anche la riduzione del numero dei componenti delle assemblee elettive, dai consigli comunali al parlamento. Inseguite Berlusconi? L’opposto. Abbiamo già presentato una prima stesura, ora la seconda: basta che Berlusconi la voti. Ma, in ogni caso, siccome non crediamo ai suoi annunci, raccoglieremo anche le firme dei cittadini: le raccoglieremo noi per lui, così non potrà fare il gioco delle tre carte. Rapporti con il Pd. Perché ha rifiutato l’invito a una riunione parlamentare congiunta? Il Pd ci ha chiesto un incontro per concordare un’azione comune contro il premier. E io, su questo, sono d’accordo: più siamo, nel contrastare un modello antidemocratico di governo, e meglio è. Ma si deve fare sul serio. E allora? Accetta l’invito o no? Se è un tavolo d’azione per fermare Berlusconi, non mi tiro indietro. Ma, ripeto, non può essere una passerella, deve produrre atti concreti e seri, come la nostra mozione. Dario Franceschini insiste: «L’opposizione non può dividersi». Gli dico «benvenuto». A lungo, secondo molti, siamo stati l’unica opposizione del Paese. Se ora altri aprono gli occhi, ne siamo lieti. Comunque, noi e il Pd non siamo separati in casa: ci presentiamo insieme in 300 amministrazioni comunali su 315 e in 60 province su 65. Siamo alleati e, in prospettiva, dobbiamo esserlo ancor di più. Massimo D’Alema, però, l’accusa di egoismo e arroganza elettorali. Io osservo solo che un partito vero, quando perde i voti, fa autocritica. Non se la prende con chi, i voti, li guadagna. Berlusconi dice che il Pd è in liquidazione. Lei che si aspetta dopo il 7 giugno? Ho una sola certezza: serve una rivolta dei buoni prima che sia troppo tardi. E quindi l’Italia dei valori cercherà sempre di più il contatto diretto con tutti i cittadini che non vogliono rinunciare a contrastare questo premier e questo governo. Oggi, a Pordenone, sosterrà l’eurocandidato Giorgio Pressburger. Perché un elettore dovrebbe votare l’Italia dei valori? Proprio perché candida personalità come Pressburger. Non trombati o riciclati, ma uomini della società civile, ce ne sono 67 su 72 in lista, capaci di rappresentare al meglio l’Italia in Europa. Quanto a Pressburger, mi spiace di non votare nella sua circoscrizione. Perché? L’avrei votato prima ancora di votare me. Riforma della giustizia. Berlusconi dice che non molla la politica finché non realizza la separazione degli ordini. Troverà un’opposizione fortissima. Non serve riformare la giustizia ma renderla più efficiente, darle più mezzi e uomini, l’esatto contrario di quello che il premier sta facendo. Approva provvedimenti che servono solo a lui e producono effetti devastanti. Un solo dato: 200mila processi caduti in prescrizione lo scorso anno per evitare la condanna del premier. Crede anche lei che Berlusconi, oggi, sia in difficoltà? Infelice e depresso? Nerone, mentre Roma bruciava, prima rideva e poi si deprimeva. Ma io mi preoccupo del Paese.