mercoledì 29 aprile 2009

Potere e potere.


Il termine italiano potere - che utilizziamo sia come verbo che come sostantivo - non deriva dal latino classico, trasmesso dai grandi scrittori, ma da quello del linguaggio quotidiano.Nel latino classico il verbo corrispondente a potere era posse, che vuol dire essere capace, potente, in quanto composto da potis - derivato da un’antica base indoeuropea che significa che può - e dal verbo esse, cioè essere.Più tardi, nel latino popolare, da potest, voce del verbo posse è stato ricostruito pot-ere che è alla base del vocabolo italiano.La parola potere indica la capacità di fare qualcosa, nel senso di averne la possibilità oggettiva: si può dire, ad esempio, che faremo tutto quanto è in nostro potere, ovvero quanto ci è possibile, e chi afferma che in un certo caso non ha avuto il potere di fare nulla, vuole intendere che non ha potuto, non è stato in grado di operare.Nel linguaggio dell'economia, ad esempio, si usa l’espressione potere d’acquisto riferendosi alla capacità di acquisto in beni di una certa moneta, cioè quanto si può comprare con essa.Un altro significato di potere è quello di capacità di influenzare qualcuno o qualcosa: si può parlare di potere di convincimento o di seduzione, o anche - spesso al plurale - di poteri magici, miracolosi, soprannaturali, o divini, e infine di poteri maligni o addirittura demoniaci.Più in generale, la parola potere vale come potestà, dominio: ad esempio, la legge riconosce la potestà dei genitori quale loro potere sui figli minorenni al fine di educarli e proteggerli.Fino alla riforma del diritto di famiglia si parlava di patria potestà poiché tale potere era attribuito di norma al padre.Su questa linea, nel linguaggio giuridico, il termine potere indica la capacità come facoltà e diritto: potere di vendere (ovvero di alienare), potere di acquistare, o di fare testamento.L’uso più frequente di potere è collegato all’ambito della politica, nell’accezione di facoltà decisionale sugli altri, soprattutto in rapporto all’esercizio dell’autorità.Nelle moderne democrazie vige il principio della divisione dei poteri: il potere legislativo, che dalla nostra Costituzione è attribuito al Parlamento, il potere esecutivo (che è prerogativa de Governo) e il potere giudiziario, esercitato dalla Magistratura.Tale divisione si è affermata nella lotta secolare contro il potere assoluto, dispotico o totalitario, non soltanto delle dittature di singoli individui, ma anche di gruppi: gruppi di potere o uomini di potere che nel corso della storia hanno concentrato nelle loro mani tutta l’autorità.Molti partiti, inoltre, si sono posti nel corso della storia come obiettivo la scalata al potere o la conquista del potere, eliminando gli oppositori spesso con mezzi violenti o rivoluzionari.Un equilibrato esercizio del potere permette di evitare gli abusi, frequenti nelle società dominate da totalitarismi.In una società civile, invece, lo stato equivale di norma al potere costituito.