Riportiamo un intervento, inviato anche alla stampa locale, sulle attuali vicende dell'azienda isontina IRIS SpA.
Leggendo gli atti costitutivi delle varie aziende consorziate (CIAG, CISAR, CAFO etc.), che poi negli anni sono confluite in Iris SpA, viene subito all’occhio il principio base per cui, per la natura sociale dell’ente, ogni utile ricavato nella gestione doveva essere utilizzato per opere di pubblica utilità: in parole povere ogni guadagno doveva essere reinvestito in asili, scuole, parchi, giardini, fognature, strade, marciapiedi e altre opere di utilità sociale. Va da sé quindi che anche oggi la natura di IRIS Spa, che rappresenta la summa attualizzata delle vecchie aziende consortili, dovrebbe essere quella di un patrimonio pubblico, che investe, nel sociale e per il sociale, i propri utili. Inoltre, essendo appunto un’azienda pubblica, ogni decisione sul futuro di essa dovrebbe essere assunta dai consigli comunali, che poi altro non rappresentano che i cittadini, esercitando indirizzo e controllo sulla suddetta propria “partecipata”. Il consigliere comunale di Turriaco del gruppo Italia dei Valori, Pier Ugo CANDIDO, sottolinea come già durante la campagna elettorale aveva segnalato l’esigenza di un maggiore controllo degli azionisti, cioè i Comuni, su IRIS SpA in quanto spesso le vicende aziendali risultavano avulse da un contesto istituzionale e amministrativo con decisioni assunte senza sentire i Comuni e, maggiormente, i consigli comunali. In questi giorni l’occasione per riaffermare questi principi assoluti e imprescindibili sono l’apparente “svendita” e la privatizzazione del settore energia di Iris, attraverso la messa a gara europea di Iris – Isogas concorrendo con alta probabilità a consegnare dei servizi pubblici essenziali come il gas e l’energia elettrica in provincia di Gorizia, a delle multinazionali, con intero capitale privato e per di più anche straniere. Il livello occupazionale è poi il derivato di questa possibile azione di mercato: in Italia la storia di questi giorni insegna che queste operazioni di capitalizzazione lasciano sempre un segno negativo, oltre che sulla qualità del servizio pubblico reso, anche sui lavoratori occupati, con evidenti riduzioni cospicue dell’occupazione e dei posti di lavoro. Vanno quindi sensibilizzati tutti i consigli comunali isontini affinché le decisioni su IRIS vengano riportate nell’alveo istituzionale, il consiglio comunale appunto, garantendo sempre lo spirito di investimento sociale che inizialmente ha mosso la nascita di quest’azienda-servizi e garantendo al contempo gli attuali livelli occupazionali in caso di operazioni di vendita di rami d’azienda o riconversioni commerciali.