Cari amici e amiche,
ho subito aderito all’appello del vostro segretario nazionale, Maurizio Landini, per partecipare
alla manifestazione di venerdì 9 marzo a Roma. Purtroppo un piccolo problema di salute mi
impedisce di essere fisicamente lì con voi. Ma moralmente sarò in prima fila per portarvi la mia
solidarietà e quella di tutta l’Italia dei Valori. Avrei voluto essere presente per incontrarvi personalmente e scambiare opinioni direttamente con voi.
So quanti sacrifici vi costino le otto ore di sciopero e la fatica del viaggio per arrivare sino a Roma. Le vostre ragioni sono chiare, forti e profondamente condivise da noi dell’Italia dei Valori. Con la democrazia non si scherza, e oggi, la Fiat si pone, di fatto, al di fuori delle regole democratiche.
Quando ignora le sentenze della magistratura che impongono il reintegro dei delegati
licenziati a Melfi, quando non assume i lavoratori con la tessera della Fiom in tasca a Pomigliano,
quando annulla contratti nazionali e aziendali unitariamente sottoscritti e ne applica altri mai
votati dall’insieme dei lavoratori, la Fiat straccia pubblicamente la sostanza più intima della
Costituzione repubblicana. Mette in scacco la stessa tenuta democratica del nostro Paese. Per
questo voi, oggi, non difendete solo i vostri diritti ma quelli di tutti i cittadini italiani.
Dopo il dramma del Ventennio berlusconiano, la nostra Repubblica non può rifondarsi di nuovo sui soprusi dei potenti e sui privilegi delle caste a danno dei lavoratori e di quelle imprese che investono in Italia e rispettano i diritti. È inaccettabile che si colpiscano coloro che comprendono il valore del lavoro: il vero e insostituibile elemento che può restituire competitività all’economia italiana.
Il principio base delle democrazie moderne è semplice: la legge è uguale per tutti. Deve
esserlo anche per la Fiat e per Sergio Marchionne.
Oggi ci incontriamo in nome della legalità tradita nei luoghi di lavoro e domani continueremo a farlo per riportare insieme la giustizia e la democrazia in Italia.
ho subito aderito all’appello del vostro segretario nazionale, Maurizio Landini, per partecipare
alla manifestazione di venerdì 9 marzo a Roma. Purtroppo un piccolo problema di salute mi
impedisce di essere fisicamente lì con voi. Ma moralmente sarò in prima fila per portarvi la mia
solidarietà e quella di tutta l’Italia dei Valori. Avrei voluto essere presente per incontrarvi personalmente e scambiare opinioni direttamente con voi.
So quanti sacrifici vi costino le otto ore di sciopero e la fatica del viaggio per arrivare sino a Roma. Le vostre ragioni sono chiare, forti e profondamente condivise da noi dell’Italia dei Valori. Con la democrazia non si scherza, e oggi, la Fiat si pone, di fatto, al di fuori delle regole democratiche.
Quando ignora le sentenze della magistratura che impongono il reintegro dei delegati
licenziati a Melfi, quando non assume i lavoratori con la tessera della Fiom in tasca a Pomigliano,
quando annulla contratti nazionali e aziendali unitariamente sottoscritti e ne applica altri mai
votati dall’insieme dei lavoratori, la Fiat straccia pubblicamente la sostanza più intima della
Costituzione repubblicana. Mette in scacco la stessa tenuta democratica del nostro Paese. Per
questo voi, oggi, non difendete solo i vostri diritti ma quelli di tutti i cittadini italiani.
Dopo il dramma del Ventennio berlusconiano, la nostra Repubblica non può rifondarsi di nuovo sui soprusi dei potenti e sui privilegi delle caste a danno dei lavoratori e di quelle imprese che investono in Italia e rispettano i diritti. È inaccettabile che si colpiscano coloro che comprendono il valore del lavoro: il vero e insostituibile elemento che può restituire competitività all’economia italiana.
Il principio base delle democrazie moderne è semplice: la legge è uguale per tutti. Deve
esserlo anche per la Fiat e per Sergio Marchionne.
Oggi ci incontriamo in nome della legalità tradita nei luoghi di lavoro e domani continueremo a farlo per riportare insieme la giustizia e la democrazia in Italia.