lunedì 28 dicembre 2009

SORVOLI AEREI e SICUREZZA: melius abundare quam deficere


Un vecchio comunicato stampa - giugno 2009 - "piomba" sul Messaggero Veneto il giorno 27 dicembre: il problema è ancora attuale, e, nel merito, l'Amministrazione comunale è ancora pericolosamente latitante

Rischio voli, critiche al piano comunale

TURRIACO. Il Comune di Turriaco non ha adottato il piano del rischio sull’utilizzo e la gestione delle aree limitrofe agli aeroporti così come obbligatoriamente previsto dall’articolo 707 del codice della navigazione, aggiornato e modificato dai due decreti legislativi 96 del 2005 e 151 del 2006. Lo afferma il gruppo Italia dei valori di Turriaco che trae la conclusione in base alla risposta scritta, definita “insufficiente”, fornita dal sindaco all’interrogazione del consigliere di Idv, Pierugo Candido. «Trincerandosi dietro l’affermazione che il piano regolatore generale comunale prevederebbe in specie norme più restrittive, il primo cittadino ha tagliato corto sull’argomento» afferma Candido, evidenziando che non è stato chiarito dove siano stati investiti i 12.015 euro percepiti per il 2008 in base alla legge 350 del 2003 che secondo Idv potrebbero essere utilmente “collocati” in contributi ai cittadini che subiscono in modo tangibile il disagio aeroportuale. L’articolo 2 della legge 350, infatti, prevede l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco di passeggeri sulle aeromobili. Candido precisa, inoltre, che l’addizionale è pari ad un euro per passeggero imbarcato ed è versata all’entrata del bilancio dello Stato, per la successiva riassegnazione per la parte eccedente 30 milioni di euro in un apposito fondo istituito al ministero dell’interno e ripartito sulla base del rispettivo traffico aeroportuale secondo precisi criteri, tra cui il 20% del totale a favore dei comuni del sedime aeroportuale o con lo stesso confinanti in base a precise percentuali. L’80% è previsto per misure volte alla prevenzione e al contrasto della criminalità e al potenziamento della sicurezza nelle strutture aeroportuali e nelle principali stazioni ferroviarie. «Di un tanto informiamo l’opinione pubblica per le opportune valutazioni, già tradotte per parte nostra in azioni efficaci, per sensibilizzare questa amministrazione comunale, ancora inadempiente, alla massima tutela dei cittadini, iniziando dall’aggiornamento del locale ordinamento urbanistico ai vincoli di legge. L’argomento comunque – conclude Candido – sarà sicuramente dibattuto nel prossimo consiglio comunale, il secondo dall’inizio mandato, di cui s’attende ancora la convocazione».

mercoledì 23 dicembre 2009

Auguri.


A tutta la cittadinanza di Turriaco
porgiamo gli AUGURI
di un Santo Natale e sereno Anno Nuovo.

martedì 22 dicembre 2009

Let is snow! Let is snow! Let is snow!

foto (F.B.) - Domenica 20.12.2009



da "IL MESSAGGERO VENETO" 22.12.2009



L'ARTICOLISTA HA CITATO ERRONEAMENTE SAN PIER D'ISONZO.



Turriaco. Il capogruppo di Idv denuncia la mancanza di una strategia comune nel mandamento

Emergenza neve: «Piano lacunoso»

TURRIACO. «Invece di inutili dispute paracampanilistiche tra municipalità sarebbe forse più utile pensare a servizi alla collettività veramente efficaci ed efficienti. Invece spesso si assiste al contrario. Un caso su tutti? L’assenza di un piano neve su base mandamentale, o quanto meno intermunicipale».
La critica arriva dal capogruppo di Italia dei valori nel consiglio comunale di Turriaco, Pierugo Candido che, riferendosi al recente scambio di opinioni tra Pd turriachese e il circolo Brandl rispetto a una possibile fusione con il comune di San Pier d’Isonzo, chiede maggiore attenzione per questioni più pratiche, quali la nevicata che ha imbiancato il mandamento.
Candido, in particolare, osserva che oramai le stagioni invernali più recenti riservano abbondanti nevicate anche nelle nostre zone e visto che i meteorologi danno la probabilità di questi eventi almeno qualche giorno prima, con un’attendibilità del 99%, «sarebbe opportuno prevedere specifici strumenti locali di intervento preventivo e successivo, e di pronta reperibilità: il collasso emergenziale lascerebbe il posto a quella che viene definita come attenta programmazione. Purtroppo, in queste circostanze, pare manchi una regia a far sì che si evitino pesanti disagi ai cittadini, siano essi pure pedoni o automobilisti: ai primi fiocchi di neve che attecchiscono su strade e marciapiedi segue la paralisi e il caos. Poi si parla di colpa di quello o di quell’altro per chiudere con la frase di rito: non ci son soldi!».
«Eclatante – conclude il capogruppo dell’Italia dei valori – la situazione di Turriaco trasformatasi, a causa di una probabile incuria pubblica, o, a essere buoni, scarsa programmazione pratica – dice –, in un campo di pattinaggio o pista di fondo: con gli attrezzi idonei si poteva attraversare, sciando, l’intero paese. Certo è, che se l’amministrazione comunale, nulla facendo, ha pensato solo a preservare questa spettacolare ambientazione dolomitica, senza curarsi di risolvere i problemi di circolazione e di disagio ai cittadini, ancora molto lontano è il modello che vorrebbe un ente locale sempre attento ai bisogni primari dei cittadini».

domenica 20 dicembre 2009

Let is snow! Let is snow! Let is snow!

foto F.B.
a

IL PICCOLO

ILMESSAGGERO VENETO


COMUNICATO STAMPA


Invece di inutili, e attempate, dispute paracampanilistiche tra municipalità sarebbe forse più utile pensare a servizi alla collettività veramente efficaci ed efficienti. Invece spesso siassiste al contrario. Un caso su tutti? L'assenza di un piano neve su base mandamentale, o quantomeno intermunicipale. Atteso che oramai le stagioni invernali più recenti riservano abbondanti nevicate anche nelle nostre zone, e che i meteo danno la probabilità di questi eventi almeno qualche giorno prima, con un'attendibilità del 99%, sarebbe opportuno prevedere specifici strumenti locali di intervento preventivo e successivo, e di pronta reperibilità: il colasso emergenziale lascerebbe il posto a quella che viene definita attenta programmazione. Purtroppo, in queste circostanze, pare manchi una regia a far sì che si evitino pesanti disagi ai cittadini, siano essi pure pedoni o automobilisti: ai primi fiocchi di neve cheattecchiscono su strade e marciapiedi segue la paralisi e il caos. E via poi a dire che è colpa di quello o di quell'altro per poi chiudere con la frase di rito: non ci son soldi! Eclatante lasituazione di Turriaco - vd. foto del pomeriggio di domenica 20 dicembre - trasformatasi, a causa di una probabile incuria pubblica, o, ad essere buoni, scarsa programmazione pratica, in un campo di pattinaggio o pista di fondo: con gli attrezzi idonei si poteva attraversare, sciando, l'intero paese. Certo è, che se l'amministrazione comunale, nulla facendo, ha pensato solo a preservare questa spettacolare ambientazione dolomitica, che la natura ha eccezionalmente regalato al paese bisiaco, senza curarsi di risolvere i problemi di circolazione e di disagio ai cittadini, ancora molto lontano è il modello che vorrebbe un ente locale sempre attento ai bisogni primari dei cittadini.

sabato 19 dicembre 2009

I soliti campanili? Tra polemiche e provocazioni:prove pratiche de "IL NULLA".



Rassegna stampa sulla "BISIACHEIDE 2009" tratta da IL PICCOLO.


  • IL SEGRETARIO LOCALE CONDIVIDE LA PROPOSTA DEL SANCANZIANESE MININ
Pd di Turriaco: fusione esigenza razionale
De Faveri al circolo Brandl: «Non vedo difficoltà storico-culturali»

TURRIACO Fusione tra San Canzian e Turriaco? La proposta del segretario del Pd di San Canzian, Stefano Minin, non ha trovato molti consensi tra i turriachesi. E se l’iniziativa di Minin risponde a logiche economiche (i tagli agli enti pubblici dovuti alla crisi economica), la risposta dei residenti di Turriaco è basata più che altro su rivalità campanilistiche o diversità storico-culturali. A sostegno della proposta di Minin arriva ora Carla De Faveri, segretario del circolo Pd di Turriaco, secondo la quale, usando i termini dello studio interdisciplinare di Oscar Dell’Oro, la fusione si configura “fra esigenza razionale e resistenza irrazionale”
«Il rilancio del dibattito sulla opportunità di pervenire ad una fusione comunale tra piccole realtà della Bisiacaria - afferma De Faveri - trova la sua origine nella sempre maggiore criticità attraversata proprio dalle amministrazioni locali di più piccola entità, costantemente alle prese con difficoltà di tipo economico dovute a una politica di tagli, acutizzata dalla recessione economica che, se da un lato limita ulteriormente le entrate, dall’altro accresce la domanda di servizi di qualità. Nel processo di efficientamento della pubblica amministrazione i comuni del Monfalconese hanno seguito in questi anni vari percorsi: dalla stagione dei consorzi che ha permesso la realizzazione di servizi fondamentali, al progetto di città mandamento che, evidentemente, non ha dato i frutti sperati». Anche per Carla De Faveri, la proposta di fusione deriva dalla difficoltà che hanno gli amministratori nel contenere la spesa pubblica e la razionalizzazione delle risorse.
«È evidente - sottolinea il segretario Pd di Turriaco - che un passaggio di questo genere deve essere opportunamente valutato e condiviso dai cittadini e che, soprattutto, non va assolutamente recepito quale affossamento dello spirito democratico locale, bensì come strumento per dar vita, con la gradualità necessaria, ad un ente che disponga dei mezzi economici e delle risorse umane idonei a corrispondere ai bisogni della popolazione. Naturalmente il senso di appartenenza a una comunità, che nel caso di Turriaco compirà nel 2010 ben 160 anni di autonomia comunale, è piuttosto forte nei residenti “storici” ma rivalità campanilistiche con i comuni limitrofi sono per lo più limitati ad aspetti folcloristici o sportivi che hanno poco a che spartire con i costi della burocrazia e con i compiti che la politica deve affrontare».
Una stoccata Carla De Faveri la riserva al Circolo Brandl: « Non è certamente solo in termini economici che si deve ragionare, ma appare quanto meno singolare che sia proprio questa associazione a vedere delle diversità storico-culturali tali da poter costituire una oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra due comuni, come se la tanto decantata valorizzazione delle tradizioni bisiache non fosse già un’attestazione di una realtà sovra comunale e come se non fosse proprio compito della cultura lavorare per l’abbattimento delle barriere. Credo, anzi, che proprio quest’ultimo settore, da sempre sacrificato nella ripartizione dei fondi dalle amministrazioni comunali potrebbe per primo trarre vantaggi da una ottimizzazione e condivisione delle risorse». (fe.vi.)

  • «Questione politica l'unione Turriaco-San Canzian»

TURRIACO Pronta risposta del circolo Eugenio Brandl alle dichiarazioni di Carla De Faveri, segretario Pd di Turriaco. De Faveri aveva condiviso la proposta del sancanzianese Minin sulla possibile fusione dei due Comuni. Aggiungendo: non vedo alcuna difficoltà storico-culturale che impedisca l’unione, a differenza invece di quanto ha affermato il Brandl. «A proposito dell’eventuale fusione tra le comunità di Turriaco e San Canzian - afferma ora Elisa Baldo, presidente del Brandl - ricordo che è proprio il nostro Circolo a proporre ormai da quindici anni il Calandario dei paesi bisiachi e che le collaborazioni con le realtà di Pieris, San Canzian e Begliano nello specifico sono sempre state attive e proficue, tanto da averci portati, anche recentemente, a discutere con la Società archeologica Isontina, e nello specifico con il suo presidente, di una necessaria, quanto voluta collaborazione tra le nostre realtà per proposte future». «Mi preme sottolineare - afferma ancora Elisa Baldo - come nella nostra dichiarazione si sia parlato di “lievi differenze” che non precludono affatto un’apertura culturale tra le realtà, per altro già attiva da diversi anni proprio anche tramite la nostra associazione. Non è stato mai affermato che esistono delle diversità storico culturali tali da poter costituire un’oggettiva difficoltà in un eventuale processo di fusione tra i due comuni. Non spetta comunque a noi, associazione apolitica e apartitica, giudicare o stabilire qualcosa, si sta parlando di una questione che non è partita dalla cultura, bensì dalla politica e da logiche economiche e amministrative: a esse vada dunque il compito di portare eventualmente avanti una discussione in merito che dovrà in ogni caso tener conto che il senso di appartenenza alla cultura bisiaca è fatta anche di un sano campanilismo dal quale non si può prescindere».

  • IN BISIACARIA NON È LA POLITICA AD ACCENDERE LE RIVALITÀ
E dove li mettiano i derby calcistici ”del canalòn”?

A separare Pieris e Turriaco c’era una ferrovia (ora bypassata da un sottopasso) e c’è il cimitero. La strada si può fare tranquillamente a piedi, trecento metri o forse qualcosa di più. Quanto basta però a trasformare il dialetto bisiác: strascicato e cantilenoso a Pieris, secco e ”nervoso” a Turriaco. I termini, certo, sono gli stessi ma la parlata è tutt’altra. Entrambi i paesi si contendono la palma di ”cuore” della Bisiacaria. Per molti pierissini doc, dire ”quel al xe de Turiác” significa dargli dell’extracomunitario. Per i turriachesi, quelli di Pieris sono paesani, non hanno nemmeno un sindaco... Difficile davvero pensare che Turriaco possa rinunciare a ciò che distingue un paese, sia pure di duemila anime, da una delle tante ”borgate” che compongono il Comune di San Canzian d’Isonzo. E la politica nonc’entra, sia chiaro, visto che la sinistra la fa da padrona da sempre in Bisiacaria, sia pure con qualche occasionale defezione.
Il muro lo alzano le tradizioni, il dialetto appunto. E il calcio. Qui non ci sono dubbi: la capitale riconosciuta è Pieris che ha dato al calcio nazionale giocatori del calibro di Tortul, Spanghero, Bean. E Capello naturalmente. Ma i derby della Bisiacaria sono la vera rappresentazione della rivalità paesana. Il più acceso è il ”derby del canalòn” tra Begliano e Turriaco. Duecento metri di strada e un canale a dividere due comunità che, in quell’occasione, diventano tifoserie accanite capaci di inventarsi battute che fanno ridere quelle di ”Striscia”. La logica forse potrebbe indurre a rendere scontata l’annessione di Turriaco alla ”grande” San Canzian. Ma andatelo a dire ai turriachesi. (f.m.)


  • «San Canzian e Turriaco, un solo Comune»



di ELISA COLONI SAN CANZIAN Rinunciare a un pizzico della propria identità per risolvere una marea di problemi concreti, dettati dalla crisi economica e dalla costante difficoltà per i piccoli Comuni, sempre più squattrinati, a offrire buoni servizi alla cittadinanza. È questa la filosofia alla base della proposta anti-crisi del Pd di San Canzian d’Isonzo: fondere due Comuni, San Canzian e Turriaco, in un’unica realtà. Un’idea che probabilmente farà strabuzzare gli occhi a più di qualcuno nel mandamento, ma che potrebbe anche incassare il sostegno di qualche amministratore bisiaco. Come si arriverebbe, nella pratica, alla fusione? Semplice: con un referendum popolare, così come avvenuto in altre realtà, come Campolongo e Tapogliano, in Friuli. Il segretario del Pd di San Canzian Stefano Minin spiega: «Siamo di fronte a una crisi economica che impone tagli considerevoli ai trasferimenti agli enti locali. E le ridotte dimensioni delle nostre comunità spesso non permettono quelle economicità di scala e quegli investimenti necessari per garantire prestazioni complesse a favore dei cittadini . Quindi la politica deve pensare a soluzioni originali per continuare a garantiere il medesimo livello di servizio, senza aumentare le tasse». Da qui la proposta: «Progetti come città mandamento non hanno saputo fornire soluzioni adeguate. Io credo, quindi, che si possa immaginare una fusione tra Comuni. L’identità sociale, culturale, linguistica di San Canzian d’Isonzo e Turriaco sono praticamente le stesse. I bambini condivido lo stesso percorso scolastico ed esistono associazioni intercomunali. La politica non deve aver paura di assecondare un processo volto a ridurre i costi amministrativi e della politica. Ovviamente andrebbe apeto un ampio dibattito tra le forze politiche e le comunità. È tempo di pensare al nostro futuro senza pregiudizi e confermare quello spitiro innovativo e di solidarietà che i bisiachi hanno saputo spesso mettere in campo». Ma se dal Pd arriva questo appello all’unità bisiaca per fronteggiare la crisi, cosa ne pensano quella realtà culturali che, il bisiaco, ce l’hanno nel dna? Il Circolo culturale ricreativo don Eugenio Brandl non sbatte la porta in faccia alla proposta, ma avanza qualche dubbio. «I due Comuni sono sì, vicini geograficamente, ma diversi dal punto di vista culturale e storico - spiega l’associazione -. Ci sono eventi e sodalizi comuni, ma di fatto i due paesi hanno ricchissimi universi associativi autonomi. Certo, siamo tutti e due Comuni bisiachi, e con ottimi rapporti su tutti i fronti, ma delle lievi differenze esistono. Pensiamo ad esempio al fatto che San Canzian è una realtà già molto frammentata, con numerose frazioni all’interno; noi, invece, siamo soli e compatti. E poi pensiamo alle radici stori: San Canzian ha subito profondamente gli influssi di Aquileia e della romanità, mentre noi no. La proposta andrebbe sicuramente valutata, ma non sono sicura che ai residenti dei due Comuni l’idea piacerebbe». Sull’argomento, nemmeno sui possibili risvolti culturali e sociali del progetto, non vuole invece esprimersi l’Associazione bisiaca. Il suo presidente Mauro Casasola dribbla i commenti e si limita a dire che «l’associazione è apolitica e non entra nel merito della questione».