da IL PICCOLO 12 aprile 2013 — pagina 33
salute/1 Pranzi in ospedale personalizzati nL’Azienda sanitaria isontina risponde a una Segnalazione comparsa l’altro ieri a firma di signor Pierugo Candido. Il signor Pierugo Candido è uno degli utenti più impegnativi per l’Ufficio relazioni con il pubblico dell’Ass 2 Isontina. Non contento di ciò, ha ora deciso di dare un po’ di lavoro anche al servizio comunicazione dell’azienda, producendosi, nella rubrica “Il caso” del quotidiano Il Piccolo dell’10 aprile (pag 35), in una critica del servizio mensa dell’ospedale di Monfalcone che lo stesso quotidiano titola “Pazienti ridotti a numeri, anche i pasti sono codici”. La dimostrazione di questo titolo, a detta dell’autore, sarebbe nella foto che lo stesso quotidiano ha deciso di pubblicare, nonostante sia del tutto evidente la contraffazione del documento fotografato. Lasciamo alla redazione de “Il Piccolo” la valutazione sulla correttezza di questo modo di informare l’opinione pubblica. Certo, da parte nostra non possiamo evitare di manifestare qualche perplessità su un “caso” giornalistico costruito su un documento apocrifo. A tale proposito si allega la copia del documento originale, privo delle cancellature apportate (si spera) dal signor Candido, corrispondente esattamente ad un pasto servito al degente cui fa riferimento il signor Candido. Il servizio mensa dell’ASS 2 allestisce ogni giorno circa 400 pasti consumati dai dipendenti che frequentano la mensa, i quali (fatta eccezione per le prescrizioni dietetiche specifiche) mangiano le stesse cose che mangiano gli utenti. Per quanto riguarda questi ultimi il servizio prepara un numero di pasti oscillante tra 900 e 950. Ognuna di queste preparazioni è accompagnata da prescrizioni dietetiche definite in base alle condizioni cliniche e generali di ogni singolo degente: si tratta, in altre parole, di un servizio personalizzato, ottenuto attraverso un incrocio di informazioni che coinvolgono l’unità operativa, il servizio dietetico e la preparazione dei pasti. Né potrebbe essere altrimenti, data la rilevanza che l’alimentazione svolge nei percorsi di cura e assistenza. Va da sé che questi flussi di informazioni confluiscono in un sistema telematico che implica la codifica delle informazioni stesse. La domanda che vorremmo porre al titolista, più che all’autore dell’articolo è la seguente: pensa forse che un servizio del genere descritto possa essere svolto in modo affidabile da un maître di sala con il suo bravo blocchetto di comande da trasferire, una volta compilate, allo chef in cucina? Quanto al direttore dell’ASS 2, è il caso di far conoscere all’opinione pubblica che il dott. Bertoli, ogni volta che gli impegni gli consentono di non saltare il pranzo, va alla mensa aziendale ad ingurgitare le stesse similpietanze che consumano tutti i dipendenti e tutti i degenti dell’ASS 2 (fatte salve pe prescrizioni dietetiche anzidette). Lo fa, non avendo egli il diritto di frequentare la mensa aziendale alle stesse condizioni dei dipendenti, pagando l’intero costo della similpietanza. Ufficio comunicazione Ass 2 IsontinaNOTA DI RISPOSTA all'ARTICOLO del 12/4/2013
Il ghostwriter, cioè letteralmente lo scrittore fantasma, ma
dipendente pubblico della azienda sanitaria Ass2 - guarda caso fa il
censore a "tuttotondo" ma omette il suo nome e cognome - sposta, nel suo
intervento del 12/4/2013, volutamente il tiro su ben altre questioni.
Lo faccio, per un momento, anche io significando i grossi rischi, e
anche le responsabilità derivanti, dalla pubblicazione dei dati
sensibili del degente, e, quindi, della sua attuale condizione di
salute: esposta, dall' ufficio (s)comunicazione, al pubblico ludibrio.
Veramente una comunicazione esemplare! Sono certo che, conoscendo la professionalità del direttore di reparto e quello sanitario, loro non abbiano consentito a questa spiacevole pratica, posta in aperta violazione ai precetti della cosiddetta privacy. Quindi, per ragione di legge il mio documento non é ovviamente contraffatto, ma ottemperante le prescrizioni normative: rigide e valevoli ergaomnes. I tanti interventi del garante, sulla materia, ahimè, paiono ancora sconosciuti alla struttura sanitaria locale e al suo staff (iper) comunicativo. Si cita apocrifia, contraffazione, correttezza, poi si "scivolerebbe", forse con una solità banalità, sulla violazione dei diritti della persona, ancor più del malato?
Tornando alla questione principale.
A me poco interessa quanto, come, e dove, pranza il direttore generale, diversamente è esemplare come verrebbe nutrita la degenza, quella ospedalizzata, su cui ho già espresso diverse perplessità, e anche altri me le hanno veicolate. Non é la quantità che fa la qualità.
Prendo atto comunque della colorita, e fuorviante, nota di risposta dell' istituzione.
Posso fin da ora smentire la chiara "affermazione di copertura" con cui sì è detto che i pasti sono calibrati pro paziente: anche qui c'è ampia documentazione, non apocrifa, di supporto. Essa attesterebbe una confusione, preoccupante, delle varie diete personalizzate che vengono spartite senza corretta attribuzione personalizzata.
Rassicuro l'azienda che continuerò a impegnare l'ufficio relazioni con il pubblico, e altro deputato a dare risposte civiche, e civili, ogni qualvolta si presenterà il caso: negativo e positivo che fosse. Daltrocanto é proprio per questo che esiste. O, in epoca di spending review, dopo l'acqua - vd. fotografia del comunicato (segno eloquente "dell'alta" comunicazione) affisso anche nelle stanze di degenza - ai malati, vogliamo pure togliere questa possibilità?
Ciò detto, la questione di fondo rimane.
L'azienda promuova un questionario di soddisfazione-pasti tra i degenti. All'esito di massimo gradimento sarò ben felice di essermi sbagliato o essere stato solo costruttivamente polemico. Sarebbe anche auspicabile, in qualità di consigliere comunale, una visita alla produzione-confezionamento dei pasti, che come pare é servizio ancora privatizzato.
p I E R u G O c A N D I D O
consigliere comunale
consigliere comunale