*L’entrata del feretro del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa
fu accompagnata da una sequela di fischi all’indirizzo dei politici
presenti. Il monsignore che celebrò i funerali pronunciò parole
lapidarie: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. Mentre Roma discute, Sagunto brucia”.
Il generale Nando Dalla Chiesa, nominato prefetto di
Palermo, fu abbandonato dallo Stato nella lotta alla mafia. Aveva
chiesto al governo di allora di approvare la legge La Torre,
quella che introduce il reato di associazione mafiosa. Fino al 1982,
per far fronte ai delitti di mafia, si faceva ricorso all'art. 416 c.p.,
associazione a delinquere, ma il generale Dalla Chiesa aveva capito che
tale fattispecie risultava inefficace di fronte alla vastità e alle
dimensioni del fenomeno mafia. Il 3 settembre, l'uccisione del generale
Dalla Chiesa e la successiva reazione di sdegno da parte dell'opinione
pubblica, portò lo Stato nel giro di venti giorni a formulare e
introdurre l'art. 416 bis, tramite la legge 646 del 13 settembre 1982,
detta "Rognoni-La Torre”, dando così la propria risposta al grave fatto di sangue e perseguendo l'obiettivo di porre freno al problema mafia.
Succede oggi. La Dia, Direzione Investigativa Antimafia, la
creatura voluta e pensata da Giovanni Falcone, ischia di essere avviata
allo smantellamento. Il Fatto quotidiano ha
rivelato essere questo l’obiettivo del governo. Noi abbiamo presentato
un’interrogazione parlamentare, chiedendo ai ministri competenti, Severino e Cancellieri, di rispondere con urgenza.
"Se quanto riportato rispondesse al vero sarebbe un'ulteriore
conferma del fatto che i magistrati vengono lasciati soli nella lotta
alla criminalità organizzata. Di nuovo, come allora. Tagliando
fondi e svilendo lentamente ruolo e stipendi di poliziotti, carabinieri e
finanzieri, che lavorano per la struttura istituita nel 1991, si
sguarnisce un presidio fondamentale. Il governo non puo'
sostenere la lotta alle mafie solo a parole e poi, nei fatti, eliminare
professionalità, esperienze e specificità.
Si adducono ragioni contabili, bisogna contenere la spesa. Giusto ma
non così, non in questo modo, non riguardo a questi settori strategici. Su questo versante non ci possono essere tagli, tanto più se si creano forze ad hoc per il controllo degli appalti. La Dia dispone già al suo interno di un Osservatorio centrale proprio sugli appalti.
Le ministre Cancellieri e Severino hanno il dovere di tranquillizzare
i cittadini italiani circa l'effettiva volontà di questo governo di
portare avanti concretamente la lotta alle mafie.
*di MASSIMO DONADI