Circa la bonifica dell'amianto, presente in massicce quantità nell'area sportiva turriachese, pare, dal foglio notizie di "casaPD", che a Turriaco l'eternit sia meno pericoloso che altrove. In un confuso articolo su PAESE e DINTORNI, organo ufficiale del Pd di Turriaco, l'assessore comunale ai lavori pubblici afferma, a modo suo, un "non c'è motivo di preoccuparsi". E' incomprensibile quest'atteggiamento dell'amministratore locale atteso che da un lato egli continuamente intima ai privati la bonifica/rimozione dell'eternit mentre dall'altro "fa spallucce" di quello che presente nelle proprietà comunali. E' pura speculazione, e neanche gratuita pubblicità, quella di "tuonare", dal giornalino amico, rilanciando l'iperbolica teoria dell'amianto, presente allo stadio, solo in forma compatta, quindi annullato di nocività. Questo suo dire stona apertamente con l'effetto positivo dell'essersi subito prodigato, e ne diamo merito, a rimuovere cautelativamente tutto l'amianto: sempre però solo dopo la nostra segnalazione. Il materiale a fibre d'asbesto quindi era, ed è, effettivamente presente in campo sportivo comunale. Se non c'era alcun pericolo, come sostenuto, perchè allora prontamente rimuoverlo? Segnare il proprio fastidio politico tramite l'organo di stampa fedele, o viceversa, è pura demagogia. Troppo facile e riduttivo. Chi amministra la res publica dovrebbe responsabilmente cogliere la bontà di certe iniziative volte alla tutela della salute collettiva e al miglioramento della qualità della vita, così come comunemente intesa, e non ridurre mestamente il tutto al solito, non più credibile, addebito di colpe all'Italia dei Valori. Delle due l'una: o l'assessore, in tema di bonifica di amianto, vuole perseguire sulla strada del "continuarsi a farsi male", ignorando le tematiche precipue e inflazionando di sterili polemiche argomenti delicatissimi, oppure sorvola sulla situazione reale dello stadio Minin, quella a Lui già ampiamente documentata. Forse qualche ghostwritter gli ha malamente rappresentato la situazione effettiva scrivendogli uno sconveniente articolo, ma allo stadio Minin di Turriaco, come attestato dalla documentazione comunale inviataci a posteriori, l'amianto, sbriciolato e non, c'era eccome, e chissà da quanto tempo. Il resto, come spesso accade, è tanto rumore per nulla.
All'ASSESSORE AI LL.PP., e suoi accoliti, consigliamo la lettura di:
L'inganno dei mercanti di morte
17/7/ 2011 "La Stampa.it"
MICHELE BRAMBILLA | |
È probabile che i grandi affaristi che nei Paesi più poveri del mondo stanno spacciando l’Eternit come una meraviglia del progresso siano persone che vivono senza timor d’inferno né speranza di paradiso; e che non sappiano, quindi, che stanno riuscendo nella non facile impresa di violare ben tre dei quattro «peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio»: omicidio volontario; oppressione dei poveri; frode nella mercede agli operai. Fu papa Sarto – san Pio X – a volere che nel suo Catechismo Maggiore si sottolineasse con forza una delle tendenze più gravi del suo tempo: il considerare la povera gente come carne da macello da sacrificare sull’altare dello sviluppo industriale. Era il 1905, quando quel pontefice pubblicò il suo Catechismo. Solo due anni dopo, a Casale Monferrato, veniva inaugurato il grande stabilimento della Eternit. Era una fabbrica che pareva un portento della modernità: produceva un materiale che costava poco e che si diceva fosse, appunto, «eterno», tanto era resistente la miscela di cemento e amianto che lo costituiva; e garantiva posti di lavoro praticamente a tutte le famiglie del paese. Posti di lavoro, per giunta, che sembravano garantire condizioni di vita e di salute molto meno pesanti di quelli tradizionali del Monferrato: i campi, le risaie, le cave. Si sapeva già, in quel 1907, dell’inganno? Si sapeva che l’amianto uccideva? Forse sì e forse no. Sicuramente già c’era il dubbio: i primi studi sulla pericolosità dell’asbesto sono della fine dell’Ottocento. Ma quel che è sicuro, sicurissimo, è che dagli anni Cinquanta i dubbi erano diventati certezze. All’inizio degli anni Sessanta la comunità scientifica internazionale lanciò pubblicamente l’allarme: l’amianto provoca il mesotelioma pleurico, terribile cancro ancora oggi inguaribile; o altrimenti l’asbestosi, che non è un tumore ma riduce progressivamente la capacità respiratoria, fino a rendere la vita quasi impossibile. Ma che cos’erano i mezzi di informazione negli anni Sessanta? Con quanta velocità circolavano le notizie, e soprattutto con quale capacità di penetrazione? Così i grandi produttori di Eternit poterono contare ancora sull’ignoranza della povera gente. Si è dovuti arrivare al 1992 perché l’amianto venisse proibito dallo Stato italiano. Messi al bando nel mondo più ricco, i mercanti di amianto (possiamo chiamarli «mercanti di morte»?) hanno ora trovato nuove terre popolate da gente che non sa. Il Sudamerica, ma anche l’India. È in quelle terre, oggi, che la terribile polvere di amianto vola dalle fabbriche ai tetti ai campi e infine ai polmoni di uomini e donne che ignorano, e che proprio perché ignorano sono perfetti per assicurare profitti e sonni tranquilli a chi in sonno ha già messo, da un pezzo, la coscienza. |