Il presidente della Commissione Finanze del Senato, Mario Baldassarri, ha presentato ieri a Palazzo Madama il documento finale che chiude l'indagine conoscitiva su derivati e cartolarizzazioni nelle pubbliche amministrazioni. Al termine dell'indagine conoscitiva la Commissione ha affermato che sui derivati di Comuni, Province e Regioni non c'è un rischio sistemico per la finanza locale ma che, tuttavia, non mancano casi preoccupanti di criticità. Per questo motivo, la Commissione chiede di rafforzare e rendere definitivi i divieti sui prestiti con rimborso unico finale (operazioni bullet) e sull'erogazione di premi (upfront) iniziali agli enti che sottoscrivono i contratti; vigilanza alta, poi, sulla gestione del fondo di ammortamento, anche perché la lunga durata dei prestiti espone l'ente ai rischi di insolvenza dell'intermediario.Una criticità particolare è, secondo la Commissione, la diffusione dei derivati negli enti locali più piccoli che generalmente non hanno le competenze e l'esperienza per valutare appieno i rischi connessi a complicate operazioni finanziarie; al riguardo, il documento finale suggerisce di vietare la sottoscrizione di contratti derivati nei comuni non capoluogo di Provincia che contano meno di 100mila abitanti.Tra le indicazioni della Commissione compare anche l'invito al Ministero dell'Economia di varare in tempi rapidi i regolamenti sulle operazioni consentite agli enti pubblici territoriali e quello sulla trasparenza in attuazione della direttiva Mifid. In questo secondo regolamento, poi, il suggerimento è quello di considerare in ogni caso gli enti locali come clienti "non professionali" a cui di conseguenza gli intermediari devono garantire un maggior livello di informazione e trasparenza. Un'altra questione critica è quella dell'indipendenza degli advisor; al riguardo, la Commissione sottolinea l'esigenza di adottare un albo per i consulenti finanziari indipendenti affinché, oltre ai requisiti di professionalità, il soggetto in questione sia in possesso di una "configurazione giuridica e operativa che garantisca l'effettiva imparzialità". Sempre in nome della trasparenza, al fine di garantire una più adeguata valutazione di opportunità e rischi, il documento ipotizza l'obbligo di sottoscrivere i contratti solo in lingua italiana, con l'indicazione del foro italiano quale luogo competente per risolvere le controversie. Per le situazioni più critiche, infine, andrebbe prevista la possibilità di una risoluzione concordata dei contratti e l'istituzione di un organo pubblico di consulenza per le amministrazioni in difficoltà.