sabato 9 marzo 2013

Cittàcomune versus Cittàmandamento: tra unione, fusione e…confusione.

 Cittàcomune versus Cittàmandamento: tra unione, fusione e…confusione.

Il tema della Cittàcomune, che si scontra con quello della Cittàmandamento, ha richiamato l’altra sera, alle Acli di Ronchi dei Legionari, pochi cittadini, ma diversi addetti ai lavori.
Consiglieri, assessori, sindaci, si sono prodigati “nel dire la loro” su un fantomatico progetto territoriale, quello di Cittàcomune appunto. Proposta, quella dei suoi sostenitori, che oggi pare più futuristica che reale: sicuramente sconterà qualche decennio prima di venire a sostanziale esistenza, attesa la lentezza che il territorio ha tradizionalmente riservato ai cambiamenti, anche queli meno radicali ma pur sempre utili alla collettività (es. costituzione azienda unica proivinciale per i servizi in rete).

Ai proponenti, agli “istituzionalizzati”, e ai politici, si sono poi affiancati, nell'esposizione, i tecnici. Da un lato, quelli che hanno affrontato il problema riferito alla futura istituzione, e ai costituendi partners comunali, in soli termini economici, quasi a significare che la sintesi dell'innovazione sarebbe solo un dato positivo, o negativo, di bilancio, dall’altro, quelli che, dopo aver fatto outing di un proprio immobilismo, hanno accampato ipotesi di responsabilità del fallimento di Cittàmandamento, prodromo dell'odierna intenzione progettuale, attribuendole unicamente al sindacato; esso avrebbe frenato il processo di "mandamentalizzazione" della “bisiacaria” ostacolando il futuro sviluppo del territorio. Lo storico presente in sala ha dichiarato, invece, la "non novità" di un sistema comunitario di servizi a livello locale, tra Ronchi, Staranzano e Monfalcone.

Alcune riflessioni di massima:
1. rimane il dato, non chiaro, su chi ricadrà il costo, fino ad ora comunque sostenuto, per "tenere in piedi" quella che pare un’inefficiente, inefficace, antieconomica, e alquanto fantomatica, Cittàmandamento;
2. è bene soffermarsi sulla necessità di dare vita ad altre sovrastrutture pubbliche, un tanto per evitare detrimento, o paralisi, all'attuale efficentismo, che contaddistingue l'attività quotidiana dei nostri Comuni;
3. è insufficiente - se "sistema s'ha da fare" - il limitarsi alle tre municipalità citate;
4. vista la tanto dichiarata inutilità delle Province, sarebbe invece auspicabile l'allargamento dello spettro di cooperazione comunale, su scala isontina.

Saranno poi gli organismi istituzionali, ma soprattutto i cittadini, a decidere.

Pier Ugo CANDIDO
consigliere comunale in Turriaco (Go)