16 anni di carcere. E' questa la condanna che il Tribunale di Torino ha
inflitto al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e al
barone belga Louis De Cartier, 91 anni, entrambi ex manager ai vertici
della multinazionale dell'amianto Eternit.
Una sentenza esemplare, anche se la procura aveva chiesto 20 anni per
ognuno dei due imputati, che rispondevano di disastro doloso permanente
e omissione dolosa di misure antinfortunistiche.
I giudici di primo grado hanno accolto così la tesi del pool
dell'accusa, che in oltre 60 udienze, dal 2009, ha dimostrato come i
capi della Eternit avessero continuato a far lavorare le fabbriche come
niente fosse, pur di trarne profitto, nonostante sapessero della
pericolosità dell'amianto. Di più, avrebbero omesso di adottare misure
di sicurezza, come l'uso delle mascherine e dei guanti, capaci di
ridurre il rischio per gli operai di ammalarsi di tumore al polmone o di
absestosi.
Oltre alla condanna, il giudice Casalbore ha disposto risarcimenti
provvisionali per l'associazione Medicina democratica e per il Wwf
(70mila euro), di 100mila euro per l'Associazione nazionale esposti
amianto, di 4 milioni per il comune di Cavagnolo e di 15 milioni per
l'Inail. Risarcimenti di circa 100mila euro ciascuna per le sigle
sindacali costituitesi parti civili nel processo. Ma ci sono anche 25
milioni per il comune di Casale Monferrato, 30mila euro per ogni
congiunto di ciascuna vittima e 35mila euro per ogni ammalato.
Commozione alle stelle. La lettura della sentenza e del lunghissimo
elenco di circa 6.400 parti civili, è stata accompagnata dagli applausi e
dalle lacrime dei parenti delle vittime stipati in un'aula stracolma di
gente.
C'era anche Pietro Condello, operaio Eternit per 15 anni, dal 1966 al
1983: "Nel mio reparto lavoravamo un tipo speciale di amianto blu che
arrivava dall'estero e dicono che fosse tra i più pericolosi. Eravamo in
30 siamo rimasti in due. Oggi qui ho sentito tutti i nomi dei miei 28
colleghi morti. Terribile!''. Per Condello "35.000 euro non servono a
nulla, neppure a curarsi, certo non cambiano la mia vita di una virgola,
ho l'asbestosi da 20 anni e l'unica cosa che posso fare è sperare di
morire il più tardi possibile".
Positivi i commenti alla sentenza del Tribunale di Torino. Secondo
Antonio Di Pietro, “la magistratura ha ristabilito la giustizia che fino
ad oggi era stata negata. La condanna degli ex vertici dell’Eternit di
Casal Monferrato non restituirà le vittime ai propri familiari, ma
lancia una speranza per il futuro e segna un importante precedente per
la giurisprudenza”. Il leader IdV sottolinea che “questo problema
interessa tutta Italia, migliaia e migliaia di lavoratori e cittadini
che ancora oggi corrono un gravissimo rischio. Ci auguriamo che questa
sentenza dia una svolta anche dentro i palazzi con un nuovo impulso alle
politiche della sicurezza sul lavoro. L’Italia dei Valori, che ha
presentato numerosi provvedimenti legislativi in materia, continuerà ad
impegnarsi per tutelare la salute dei lavoratori e per rendere attivo un
Fondo per le vittime dell’amianto”.
Parla di "sentenza importante" anche Patrizia Bugnano, senatore IdV,
"perché - dice - riconosce anche ai cittadini che non si sono ammalati,
ma che hanno vissuto nelle vicinanze delle aziende, il diritto al
risarcimento del danno da patimento per le morti dei loro amici e
parenti e per la loro paura di ammalarsi. Mercoledì - ricorda Bugnano -
come membro della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro ho
convocato Guariniello e Caselli per parlarci della loro idea di
istituire la Procura nazionale sugli infortuni sul lavoro, per mettere a
frutto le tante professionalità che operano in questo settore".