giovedì 18 novembre 2010

Comparto unico: siamo alla deriva?

Comunicato stampa



Il coordinamento regionale IdV ritorna sulla questione del comparto unico.

Il primo dato sostanziale è che ad oggi rimane ancora in un quadro d'assoluta incertezza la questione sulla costituzione della massa salariale - pari 602.159.002, 21 milioni di € secondo i datori di lavoro. La funzione pubblica regionale, emissaria dei poteri forti degli enti locali, non ha ancora dettagliatamente specificato tela dato complessivo. Aritmenticamente, calcolando il famigerato 3,2% del "brunettapensiero", è banale arrivare ai 19.269.088,07 € stabiliti come tranche totale d'aumento se la base è quella minima di un'indefinita massa salariale. Il secondo dato emergente è quello per cui non si comprende perchè i dipendenti di Comuni, Province e delle altre articolazioni giuridiche degli ee.ll. debbano prendere, da gennaio a novembre 2009, un aumento, tradotto in mera vacanza contrattuale, uguale all'1,1 %. Va significato a chi non è del mestiere, e paiono tanti seduti qua e là, che un indice di riferimento per gli aumenti annuali è rappresentato da sempre dal tasso di inflazione programmata: guarda caso per il 2009, l'intero anno 2009, è del 1,5%. L'1,1% suddetto è molto al di sotto dell 1,5%.Anche la Corte dei Conti nella certificazione data al recente contratto, quadriennio normativo 2006-2009 e biennio economico 2006-2007 e 2008-2009, del personale dirigente del comparto unico regionale ha rilevato come l'atteggiamento datoriale sia parco in tema di aumenti, anzi addirittura al di sotto dei parametri percentuali di riferimento: nel biennio 2006-2007 è stato apllicato il 3,41% rispetto al 4,85% dato dalle direttive regionali e nel biennio 2008-2009 c'è stato un 3,07%inferiore al 3, 2%, che è il tasso di inflazione programmta per le due annualità. Queste considerazioni proiettano indubbiamente un quadro sconfortante che vede quindi, facendo un'utile trasposizione dei dati della giurisizione pubblica contabile, la Regione, supportata anacronisticamente da discutibili posizioni sindacali, perseguire una strategia del massimo ribasso e risparmio. Strategia che passa attraverso la "mortificazione" delle attività del personale dipendente che in costanza di vacanza contrattaule ha sempre e comunque assicurato livelli d'efficienza altissimi. Ciò rappresenta un duro attacco, e da più lati, al sereno regime contrattuale regionale, che dal lontano 2001 regge le sorti giuridiche ed economiche dei lavoratori di tutte le autonomie locali.