L’Italia dei Valori s’è opposta strenuamente, in Consiglio comunale a TURRIACO, contro la vendita a privati della multiutility pubblica IRIS - ramo energia e gas. Le ragioni del dissenso – dopo avere sentito anche la relazione del Presidente di IRIS e le insufficienti risposte alle domande poste – sono succintamente:
- la mancanza di un preventivo e progressivo dibattito con coinvolgimento pubblico: i cittadini, ad oggi, non ne sanno niente;
- l’evidenza per cui tutta l’operazione commerciale trascura il primo indice e criterio: il beneficio ai cittadini. Si parla di tariffe in regime di concorrenza e non diminuite, ciò a discapito di qualsiasi utilità sociale concreta e differenziale rispetto all’attuale situazione;
- la mancanza di un PIANO B: se l’operazione prevista non va a buon fine non è concepita una soluzione idonea ma soprattutto alternativa;
- la salvaguardia del principio “L’energia è pubblica e deve rimanere pubblica”: quindi non va privatizzata per far cassa (ripiano dei debiti del settore ambiente);
- la circostanza per cui il settore ambiente è partito con l’handicap: il deficit che via via s’è accumulato nasce probabilmente dalla circostanza che il sistema del “porta a porta” è partito bruscamente senza che fossero ultimati gli impianti di compostaggio, selezione e trasferimento; ciò ha comportato il ricorso a soggetti/impianti terzi fuori provincia/regione con costi ed oneri elevati;
- l’assenza totale di garanzie sui livelli occupazionali: da nessuna parte degli atti presentati è citato un richiamo all’art. 2112 del codice civile che possa effettivamente porre paletti a salvaguardia dei lavoratori dipendenti;
- l’assenza di un piano industriale relativo alle nuova azienda Newco Ambiente che si vuol costituire dalle ceneri di Iris Isogas e Energia elettrica;
- la circostanza per cui i Comuni, che un anno fa potevano vendere a AMGA Udine (ma l’operazione venne rifiutata perché AMGA offriva solo partecipazioni azionarie – non meglio quotate – in cambio della vendita) ora sono costretti a farlo a dei privati pare solo per operazioni di indebitamento: l’originalità, tra l’altro, della vendita sta proprio nel fatto che un anno fa non si poteva vendere alla società pubblica udinese per le ragioni evidenziate sopra (in parentesi) mentre oggi lo si farebbe alla cieca mettendo sul mercato i “gioielli di famiglia”: liquidando con moneta sonante i soci privati, e quelli pubblici con una partecipazione azionaria in Newco Ambiente, di cui non si conosce la consistenza;
- l’apparente mancato CONTROLLO ANALOGO: quello per cui è postulato un rapporto che lega gli organi di una società partecipata con l’ente pubblico affidante il servizio, in modo che sia l’ente a indirizzare tutta l’attività sociale dell’attività partecipata, e non il contrario; deve trattarsi di una relazione equivalente ad una subordinazione gerarchica che sussiste solo si verifica il controllo gestionale e finanziario stringente dell’ente pubblico sul soggetto societario;
- le incongruenze contenute nel documento di AVVISO AL PUBBLICO per formulare una manifestazione di interesse per l’acquisto dei rami energetici – reti distribuzione: IRIS nella lettera di procedura dispone delle prescrizioni fittizie (livelli occupazionali, sedi, offerte etc. etc.) in quanto subito dopo inserisce la clausola “salvo il diritto di disporne diversamente”; è evidente che con la politica aziendale del “ vale tutto e il contrario di tutto” non se ne esce e ciò preoccupa quanto a tutela dei cittadini e dei lavoratori occupati;
- il non aver investito, in tutti questi anni, in politiche aziendali di sviluppo alternativo: nessuna linea di business è stata ideata nel campo delle energie alternative e dell’efficienza energetica; le professionalità interne potevano essere impiegate per attivare, ad esempio, un servizio ESCO (Energy saving company) nei confronti dei Comuni soci, col risultato di progettare ed installare impianti (riscaldamento, illuminazione pubblica, fotovoltaico, etc.) che si sarebbero ripagati nell’investimento con i risparmi ottenuti sulla bolletta energetica;
- l’incertezza sulla vigilanza della manutenzione delle reti di distribuzione che rimarranno pubbliche allorché verrà messa in vendita IRIS al miglior offerente;
- l’apparente mancanza di trasparenza negli atti: a specifica richiesta di produzione di documenti utili alla disanima della vicenda aziendale (delibera dell’assemblea dei soci di IRIS del 30.09.2008 in cui s’è dato mandato alla vendita) non è stato consegnato alcunché nella seduta di Consiglio comunale del 25 settembre scorso.