giovedì 29 aprile 2010
lunedì 26 aprile 2010
Cum grano salis.
Non sono “compromettibili” le questioni relative al licenziamento dei lavoratori. La Commissione Lavoro della Camera ha escluso la possibilità di ricorso alla procedura arbitrale per la risoluzione di questioni relative al licenziamento. E’ stato così approvato l’emendamento relativo al disegno di legge in materia di lavoro. L’annoso dibattito intorno al contenuto dell’art. 31, si è concluso ieri con l’approvazione dell’emendamento di cui al comma 9 prevedendo che, la clausola compromissoria non possa riguardare controversie relative alla risoluzione del contratto di lavoro, e riconoscendo la possibilità per le parti di farsi assistere nella certificazione, davanti alla commissione ad hoc, “da un legale di loro fiducia o da un rappresentante dell'organizzazione sindacale o professionale a cui abbiano conferito mandato”. Sul piano contenutistico è stato disposto che, il ricorso allo strumento arbitrale imponga il rispetto dei principi generali dell’ordinamento , dei principi regolatori della materia e di quelli derivanti dall’adempimento di obblighi comunitari. In ogni caso la clausola compromissoria potrà essere prevista e pattuita , se previsto , solo al termine del periodo di prova e in ogni caso non prima che siano decorsi almeno 30 giorno dalla stipulazione del contratto di lavoro. Resta salvo l’appello in Tribunale. Le modifiche apportate all’originario testo non hanno soddisfatto le parti sociali .La Cgil si è dichiarata pronta a dare battaglia. Secondo quest’ultima il ricorso all’arbitrato non dovrebbe poter essere previsto, al momento dell’assunzione per qualsiasi tipo ti controversia, e non solo per quelle concernenti il licenziamento del lavoratore.
domenica 25 aprile 2010
sabato 24 aprile 2010
Consiglio comunale
Lunedi 26 aprile 2010, ore 20.00 Consiglio comunale. Intervenite.
Odg:
Approvazione verbali seduta precedente
Approvazione Consuntivo 2009
Mozione (proposta da IDv e Paese in Comune): Istituzione TAGESMUTTER
Interrogazione: Piano del rischio.
Odg:
Approvazione verbali seduta precedente
Approvazione Consuntivo 2009
Mozione (proposta da IDv e Paese in Comune): Istituzione TAGESMUTTER
Interrogazione: Piano del rischio.
giovedì 22 aprile 2010
V.I.P. s
La foto della tribuna VIP alla partita Lazio-Roma di domenica scorsa può sembrare innocente, una cosa da niente, invece è la dimostrazione dell'esistenza di un virus che colpisce i politici. Un morbo che infetta anche i neo eletti e che stabilisce di fatto due classi sociali in Italia: i VIP e tutti gli altri. La tribuna delle Autorità dell'Olimpico, 242 posti gestiti dalla squadra ospite e dal CONI, vedeva seduti per il derby sulle poltrone azzurre extra large i nuovi padroni del Bel Paese, per loro il vero Paese di Bengodi. VIP che hanno vinto il biglietto della Lotteria Italia, macchine blu, pensione dopo due anni e mezzo di legislatura, assenteismo libero al Parlamento italiano e a quello europeo, doppio e triplo incarico, doppio stipendio, immunità dalle leggi, voli de luxe. Tra un buffet e una bibita i VIP applaudivano i giocatori in campo ed esibivano la loro superiorità tribunizia al popolo, al volgo, come ai tempi di Cesare. Tra i molti: Renata Polverini, Paolo Bonaiuti, Clemente Mastella, Maurizio Gasparri, Francesco Rutelli, i direttori della RAI e il consigliere RAI Soderini, Fabrizio Cicchitto, Giulio Napolitano, figlio del Presidente della Repubblica. Quando si incontrano si riconoscono, si fiutano come i cani al parco. Fanno cose, vedono gente. "Ambiente simpatico e informale, i colleghi rilassati", parola del VIP Gasparri.
I simboli sono importanti, una tribuna ripiena di dipendenti pubblici che si atteggiano a padroni è la prova della nostra minorità. Il padrone è servo e colui che dovrebbe servire è diventato un arrogante parvenu. Milioni senza lavoro, decine di suicidi di disoccupati per disperazione e un Paese allo sfascio economico e morale non turbano i VIP. Sono "rilassati", non hanno un cartellino da timbrare, obblighi lavorativi, qualcuno che li controlli. Possono, con elegante metafora, fare il cazzo che gli pare e riscuotere uno stipendio favoloso. Amano atteggiarsi a statisti, stabilire nuove alleanze, indicare sconosciuti orizzonti. L'unica cosa che non fanno è lavorare, svolgere il compito per il quale sono stati eletti. Un'attività troppo plebea, loro non si mischiano con la plebe.
(dal blog di BEPPEGRILLO).
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